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XXX.
Dopo la suddetta rimostranza, i legati di Trento lessero la bolla di convocazione del Concilio, con un breve della semplice deputazione dei togati, e la bolla spedita per aprire il Concilio.
Alfonso Zorilla, segretario di Mendoza, presentò di nuovo ai legati l'ordinanza dell'imperatore, con una lettera particolare del suo signore, il quale si scusava della momentanea assenza per una indisposizione. I legati accolsero tale scusa; e quanto all'ordinanza, dissero: che, benchè essi avessero già risposto, pure volevano rispondervi un'altra volta, per mostrare maggiore rispetto verso l'imperatore.
S'inginocchiarono poi tutti, e fecero prima una preghiera a bassa voce, come s'usa in ciascuna sessione, in conformità al ceremoniale romano; poscia il presidente Monti recitò ad alta voce quella: Adsumus, Domine Sancte Spiritus, ecc. Cantate quindi le litanie, il diacono lesse il vangelo: Si peccaverit in te frater tuus. Finalmente, cantato il Veni Creator, i Padri sedettero secondo il loro rango, e il presidente lesse il decreto, domandando se loro piaceva d'ordinare che il Santo Concilio di Trento fosse aperto, e di dichiararlo aperto, per la gloria di Dio, la estirpazione delle eresie, la riforma del clero e del popolo, e l'estinzione dei nemici del nome cristiano. I Padri risposero tutti: Placet! - primi i legati, poi i vescovi e gli altri Padri. Dopo di che, lo stesso legato domandò se, a cagione delle feste di Natale che si avvicinavano, piaceva loro che la sessione si tenesse all'indomani della Epifania. Ed essi di nuovo risposero: Placet! Ercole Severoli, promotore del Concilio, fece istanza ai notaj di erigere sopra ciò un atto pubblico. In fine, si cantò il Te Deum.
Nel recarsi alla cattedrale, gli Ordini religiosi erano stati a capo della processione, preceduti dalla croce, e seguiti dai Capitoli collegiali e dal resto del clero, e poi dai vescovi, dai legati e dagli ambasciatori del re dei Romani. Nel ritorno, i legati, con la croce alla testa, uscirono pei primi, poi gli ambasciatori e poi i Padri, i quali avevano deposto gli abiti pontificali.
Ciascuna sessione si aprì con le stesse cerimonie.
Si tennero parecchie congregazioni. Del Monte propose i regolamenti per il buon ordine e la tenuta del Concilio, e fu stabilito si esaminerebbero anche le materie che dovevano esser trattate nelle congregazioni. Qualunque sorpresa d'una quistione importuna rimase così cansata.
I legati ottennero che il papa nominasse gli ufficiali pel Concilio.
Nella seconda congregazione, l'arcivescovo d'Aix e il vescovo d'Agde pregarono i legati di non trattar nulla d'essenziale, prima dell'arrivo degli ambasciatori del re di Francia. Ma non furono ascoltati.
Fu accordato voto deliberativo agli abati e generali di Ordini, per aumentare la maggioranza del papa.
Nella sessione non si discuteva, e si opinava soltanto per formalità.
Per la seconda sessione, i prelati, vestiti co' loro abiti ordinarii, si riunirono in casa del primo legato Del Monte, donde poi si recarono alla cattedrale, preceduti dalla croce e passando in mezzo a trecento soldati di fanteria. Appena i Padri entrarono in chiesa, i soldati fecero sulla piazza una scarica, e si tennero in guardia durante tutta la sessione. I teologi rimasero in piedi. Gli ambasciatori occupavano il loro banco, con alcuni gentiluomini del vicinato, scelti dal cardinale di Trento. Il vescovo di Castellamare cantò la messa; quello di S. Marco fece il discorso.
Dopo la messa, i prelati indossarono le vesti pontificali, e fecero la preghiera come nella sessione precedente. Quando furono seduti, il vescovo celebrante lesse la bolla, che proibiva di ammettere il suffragio dei procuratori e degli assenti; e lesse poscia alcuni decreti del Concilio, tra gli altri quello di parlare modestamente nelle sedute. I Padri risposero: Placet.
I Francesi insistettero di nuovo per l'aggiunta di universalem Ecclesiam repræsentans, da apporre al titolo del Concilio. I legati se ne lagnarono nella congregazione successiva, dicendo: ch'era sconveniente il mostrare diversità d'opinione nelle sedute, mentre le congregazioni segrete si tenevano espressamente per lasciare a ciascuno la libertà di dire il proprio avviso, affine di mostrare nelle sessioni pubbliche la conformità dei pareri.
Lo Spirito Santo, ivi presente, non poteva inspirare bianco agli uni e rosso agli altri. E però in una sessione si discusse sulla famosa colomba da porre sul suggello del Concilio. I legati opinavano che, se il Concilio aveva con sè lo Spirito Santo, non v'era alcun bisogno di ricorrere al papa pegli schiarimenti.
E il povero Cristo, nel Paradiso di Dante, si lagna che il suo vicario abbia fatto di lui un segnacolo in vessillo e una figura di sigillo!....