IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Il Concilio si riunì di nuovo il 29 novembre del 1562, sotto Pio IV, e cominciò dalla sessione decima settima, malgrado le rimostranze di alcune potenze e di alcuni Padri, i quali avrebbero voluto considerare la nuova riunione come un nuovo Concilio. Il cardinale di Mantova, Ercole Gonzaga, fu mandato come legato, aggiungendogli Giacomo de Puy, nizzardo, eccellente giureconsulto. Poco appresso, Gonzaga morì, e Pio IV mandò a Trento il cardinale Navagero e il cardinale Morone, fatto uscire allora dal castel Sant'Angelo, ove lo aveva fatto rinchiudere in compagnia del cardinale Foscarini, come eretici, per aver lasciato passare il libro degli Esercizi spirituali di Sant'Ignazio di Loiola!
I legati domandarono al papa dieci buone teste per opporle ai vescovi di Spagna.
Pio IV aveva pochissima stima del Concilio. Allorchè gli si rimproverava di non lasciare ai Padri, «a que' vescovetti, a que'fanciulli,» bastante libertà, egli rispondeva: «È vero, ma i loro re ne lasciano loro ancora meno». Ed agli ambasciatori diceva: «che i sovrani gli sarebbero molto più cari, se lo aiutassero a liberarsi dal Concilio, anzichè ad esterminare gli Ugonotti».
Quando il conte di Luna rimproverava al Morone la servitù del Concilio, e che si chiamassero nelle congregazioni molti Italiani e due soli Francesi e due Spagnuoli, e che si estorcessero i voti, il Morone non negava punto la cosa, ma rispondeva: che nessuno si lagnava di codesta servitù, e che le cose andavano proporzionatamente, essendovi al Concilio centocinquanta Italiani e soli sessanta stranieri. «Voi non tenete conto delle nazioni, soggiunse un giorno il duca di Luna; ma, in fine, le contate».
Pio IV, ch'era lo Spirito Santo del Concilio, aveva due figlie ed un figlio. Cosimo de' Medici lo aveva fatto eleggere a forza di scudi, comprando i cardinali al conclave. Pio IV diceva all'ambasciatore di Venezia, che non v'era un cardinale che sapesse resistere a 500 scudi di pensione. Ed egli condusse il Concilio col denaro: vi spese, infatti, 600,000 scudi, circa 5 milioni di franchi.
Egli pendeva pel matrimonio dei preti. Fece imprigionare uno de' nipoti di Paolo IV, il cardinale di Napoli, e strangolare l'altro, il cardinale Carlo Caraffa, che l'aveva fatto papa. Pio V, suo successore, ordinò la revisione del processo, fece appiccare il giudice d'istruzione, che aveva trovato colpevoli i due cardinali - sempre infallibilmente -, e fece distruggere gli atti del processo.
Pio IV fece dipingere dal Salviati, nella sala dei re al Vaticano, la scena di Alessandro III, che pone il piede sulla testa del Barbarossa.
Dopo tutto, bisognava finirla con l'assemblea di Trento. Alcuni vescovi spagnuoli si opposero alla chiusura; ma il Morone ingannò il Luna per farlo acconsentire.
L'ambasciatore di Francia, Ferrier, diceva che, se il Concilio nominava un papa, la Francia non ne riconoscerebbe giammai altri. Ora, il papa era malato, e il Morone aveva speranza d'essere eletto. La chiusura fu dunque decisa, affrettata. Il venerdì 3 dicembre del 1563, alla ventesimaquinta sessione, si lessero tutti i decreti del Concilio; e non essendosene terminata la lettura il primo giorno, si tenne seduta all'indomani prima dell'alba.
Il cardinale di Lorraine si fece l'acclamatore generale: il che spiacque, essendo questo l'ufficio d'un diacono, anzichè di un cardinale. Egli cominciò le sue acclamazioni con augurare lunga vita al papa, e poi facendo voti pel riposo delle anime di Paolo III e di Giulio III. E continuò benedicendo la memoria di Carlo V, ed i re in massa, ma non nominando Francesco I ed Enrico II; aggiungendo26 augurii di lunga esistenza all'imperatore Ferdinando ed agli altri principi, obbliando però Carlo IX, ed augurii di lunga durata alle repubbliche.
Ferrier non era presente: senza di che, egli avrebbe indubbiamente protestato.
Il di Lorraine ringraziò, da ultimo, i legati, ed applaudì ai decreti del Concilio. I Padri risposero tutti insieme, con le sole parole: Anatema agli eretici!
I legati comandarono allora ai Padri, sotto pena di scomunica, di firmare di proprio pugno tutti i decreti; e la domenica successiva vi fu tutta impiegata.
Gli ambasciatori, che dovevano firmare alla lor volta, non sottoscrissero punto. De Luna voleva sottoscrivere con restrizione, non avendo Filippo II acconsentito alla chiusura del Concilio. E però questo re diceva: «Che i Padri erano andati vescovi al Concilio, e n'erano ritornati semplici curati».
Tutti i cardinali approvarono, in un concistoro, i decreti del Concilio, fuorchè il cardinale Cicanda e il cardinale Ghislieri (che fu in appresso l'abbominevole e atroce Pio V), trovando essi che i vescovi avevano conservato troppa autorità. Si scongiurarono i principi a far eseguire ne' loro Stati i decreti del Concilio; ma Carlo IX non fu scongiurato nominatamente. Diecinove Padri, tra quelli che avevano mostrato maggior zelo, furono promossi al cardinalato.
E qui poniam fine al nostro esame retrospettivo dei Concilii, già troppo lungo, e giungiamo alle conchiusioni.