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In quale circostanza l'idea d'un Concilio venne al mondo, o piuttosto sgorgò dal divino cervello dell'angelico Pio IX?
L'8 dicembre del 1864, il decimo anniversario della «definizione dogmatica della immacolata concezione della Vergine madre di Dio», la Cancelleria romana partorì una lettera enciclica ed il famoso Sillabo, opera di un Gesuita tedesco, il P. Schroder, il quale in 10 capitoli e 80 paragrafi, trattò degli errori principali della sfortunata epoca nostra.
Il 6 di giugno del 1867, diecisette quesiti, specialmente risguardanti gli eretici, il matrimonio civile, ecc., furono con una lettera circolare diretti ai vescovi.
Il 26 dello stesso mese, il papa pronunciò un'allocuzione in un concistoro segreto, alla presenza di cinquecento vescovi, nella quale annunciava loro il suo desiderio di convocare un Concilio generale, mediante il quale la Chiesa cattolica compirebbe i suoi più bei trionfi, convertirebbe i suoi nemici, e proclamerebbe il regno del Cristo su tutto l'orbe abitato ed abitabile.
I vescovi risposero con un indirizzo - a Roma non si teme punto l'indirizzo -, che «il loro cuore era colmo di gioia alla prospettiva di codesto Concilio ecumenico, il quale non poteva essere che una sorgente infallibile di unità, di santità e di pace».
Il papa ricevette l'indirizzo con entusiasmo, e, secondo il voto de' suoi fedeli mandatarii, mise il Concilio sotto la protezione di Colei che aveva calpestato la testa del serpente, e promise che, allorquando il Concilio si riunisse, verrebbe inaugurato nell'anniversario dell'Immacolata Concezione.
Il 29 di giugno del 1868, la bolla della convocazione del Concilio fu canonicamente promulgata.
L'8 di settembre dello stesso anno, comparve la lettera apostolica diretta a tutti i vescovi di rito orientale separati da Roma, invitandoli a presentarsi al sinodo, «come i loro predecessori erano stati presenti al secondo Concilio di Lione ed a quello di Firenze», - dove però non ebbero il permesso di votare, e sedettero in disparte.
L'abate Testa fu poi incaricato di portare personalmente questa lettera ai vescovi e patriarchi scismatici.
Infine, il 13 di settembre, comparve la lettera apostolica ai protestanti, con la quale il caritatevole Padre de' fedeli li esortava «ad abbracciare l'opportunità di questo Concilio» - occasionem amplectantur hujus concilii. Ma il cuore indurito degli scismatici orientali non parve commosso dalla gentilezza dell'invito. La grazia proveniente da Roma li toccò ben poco!
Il patriarca di Costantinopoli non volle nemmeno guardare quella lettera, benchè essa fosse legata in marocchino rosso con lo stemma e col suo nome in cifre d'oro. Ei ne aveva saputo abbastanza da' giornali, e prevedeva che i Padri del Concilio non potrebbero riescire che ad assalirsi con ogni violenza ed a strapparsi la barba e i capelli, come altre volte.
Ora quel prudente patriarca, essendo calvo, ci tiene molto alla sua barba; e perciò il superbo volume fu posto sopra un cuscino, e restituto al delegato, che fu salutato cortesemente, e ricondotto al confine.
Il metropolita di Calcedonia restituì la lettera con una semplice, ma energica apostrofe in greco, la quale significava soltanto: lasciatemi in pace!
Il vescovo di Varna pensò che non avrebbe potuto accettare ciò che il suo superiore aveva respinto; e rimandò l'enciclica.
Il vescovo di Salonicco non addusse meno di cinque ragioni per declinare l'invito: 1.° Che ne direbbe il patriarca? 2.° Perchè un Concilio a Roma, piuttosto che in Oriente? 3.° Perchè il papa vuole attirarci tra' suoi artigli? 4.° Il papa porta una spada, ch'è stata vietata dalle Scritture: egli la lasci, senz'altro, e sciolga il suo esercito. 5.° Egli rinunci al Filioque, e prenda moglie; ed allora non vi saranno più gravi differenze dogmatiche tra' Greci e Latini.
Il vescovo di Trebisonda, più burlone, alla vista dell'enciclica, si atteggiò come una fanciulla dinanzi ad un ricco dono di nozze. Egli ricevette la lettera, la guardò con piacere, l'ammirò, se l'appressò alla fronte, alla bocca ed al petto: la fe' toccare, insomma, un po' dappertutto, la voltò e rivoltò tra le mani, ed alzò alcune piccole grida di gioia: Oh Roma! oh S. Pietro! oh il Santo Padre! Ma finì col dichiarare che non sapeva leggere i caratteri latini, che ignorava questa lingua, e che non vedeva la necessità nè aveva punto la curiosità di recarsi al Concilio.
Così l'ecumenicità, consacrata dalle parole di sant'Agostino: Securus judicat totus orbis, se n'andò in fumo. Il Concilio di Roma non sarà ecumenico che pei Latini.
I protestanti, più capziosi, più battaglieri, si rivolsero al cardinale Patrizi, segretario del Concilio, per sapere «se in quest'assemblea essi avrebbero la libertà di parlare e di formulare le cause per le quali si sono separati dalla Chiesa romana», poichè essi desiderano, come dicono nobilmente, to give a reason for the hope that is in them - di dare ragione della speranza ch'è in loro.
L'eminente presbiteriano John Cumming, che aveva preso questa iniziativa pei protestanti del Regno Unito, ha ricevuto una risposta negativa, aspramente e sgarbatamente categorica, fatta da Pio IX medesimo e diretta a mons. Manning27.