Ferdinando Petruccelli della Gattina
Il concilio

XXXIV.

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XXXIV.

 

Nessun invito è stato diretto ai Governi, che rappresentano il corpo laico de' fedeli.

Con tale contegno, Pio IX fa il suo piccolo colpo di Stato. Egli convoca un Concilio al di fuori e all'insaputa della società laica e de' suoi capi, re e imperatori, i quali finora avevano preso o imposto l'iniziativa di codeste riunioni; e si frega le mani.

Pio IX si rivolge ai vescovi, sudditi di Stati indipendenti, come a' suoi propri subordinati, violando così, di proposito deliberato, le leggi della convenienza diplomatica e della indipendenza degli Stati. Quest'atto è la dichiarazione più assoluta che finora siasi fatta dal «vicario del Dio dei Faraoni», come l'intendeva Innocenzo III: - citra Deum, ultra hominem, minor Deo, maior homini - al di qua di Dio, al di dell'uomo, inferiore a Dio, superiore all'uomo.

Questo modo di agire, per affermare l'indipendenza assoluta della Chiesa, ha offeso alcuni Stati cattolici - l'Italia, la Germania del Sud e la Spagna - ; ne lasciò altri pressochè indifferenti - la Francia, la Svizzera e l'Austria. Ma gli uni e gli altri si posero innanzi la questione: quale attitudine devono prendere i Governi di fronte a codesta sfida della Chiesa?

Il signor Baroche rispose al Corpo legislativo, nel mese di giugno del 1868: che il Governo non opporrebbe alcuna difficoltà alla riunione del Concilio, ma che non vi manderebbe rappresentanti; importargli poco che l'Imperatore non fosse stato invitato; che la Chiesa e lo Stato non sarebbero separati; ch'egli ripudiava le dottrine del Sillabo; che non ammetteva l'infallibilità del papa; che si teneva fermo al Concordato ed agli articoli organici - l'arsenale delle armi antipapali, che vieta la pubblicazione di tutto ciò che emana dal papa, senza l'autorizzazione governativa.

L'Austria ha stracciato il Concordato, e, com'è noto, giudica e condanna i vescovi.

La Spagna medesima ha proclamato come principio la libertà di coscienza.

Il Governo bavarese ha interpellato le Facoltà teologiche delle Università, per sapere se il Sillabo intaccava le prerogative dello Stato. I professori hanno risposto: che il Sillabo, accettato nude et pure, materialiter, negativo o positivo, secondo la redazione del P. Schroder (il quale sta già lavorando per trasformare il Sillabo negativo in una di Magna Carta dogmatica), od altrimenti, implicava colle sue dottrine de' mutamenti considerevoli nelle relazioni tra la Chiesa e lo Stato. E la Baviera ha preso le sue misure.

Gli altri Stati, sino al cattolicissimo Belgio, hanno dichiarato, l'uno dopo l'altro, ch'essi non interverrebbero al Concilio e non s'immischierebbero nell'opera sua.

E il papa rallegrossi di siffatta emancipazione del potere spirituale, e si felicitò della propria indipendenza. L'isolamento in cui lo lascia il mondo laico, non ispaventa Pio IX. Questo sprezzo, questa indifferenza, questa noncuranza per le cose ecclesiastiche, «egli la chiama un trionfo sull'ingerenza secolare»! È la pace di Tacito: solitudinem faciunt et pacem appellant.

Constatiamo però con piacere che nessuno Stato ha vietato ai propri vescovi di accettare l'ingiunzione romana, come nessuno di essi vietò a' propri medici di recarsi al Congresso medico che si è tenuto testè a Firenze.

Nondimeno, siccome il papa non è soltanto un capo religioso, ma anche un sovrano temporale; siccome la Chiesa non è un'associazione nazionale, ma una corporazione internazionale, soggetta ad una gerarchia compatta e violenta, gli amministratori della quale non sono scelti dai soci, sottoposti al loro controllo, ma imposti da una volontà dispotica, infallibile, che non risponde nemmeno a Dio della condotta dei propri agenti, così è necessario provvedere.

Come provvedere? Su che provvedere?

 

 

 


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