Carlo Malinverni
Sinite parvulos

Bimba che muore

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Bimba che muore

I

Era bionda, sottile e delicata,

una fragil cosuccia, un angioletto;

amava tutti e da tutti era amata,

e mi solea chiamare «il suo Carletto».

Avea il sorriso d'un'alma bennata,

avea negli occhi un tesoro d'affetto:

ben poche volte l'ho vista sdegnata

battere in terra i piedi per dispetto.

La sua bianca, diafana manina

avea per tutti quanti una carezza,

e il suo labbro una dolce parolina.

L'ira sbolliva per la sua dolcezza....

era un raggio di sol quella piccina

nella mia triste e scura giovinezza!

II.

Ma un giorno la sua bionda testolina

tra i guanciali l'ho vista sprofondata;

non mandava un lamento la bambina,

ma si vedea ch'ell'era estenüata.

Senza smorfie prendea la medicina

che le porgea la mamma addolorata;

e con un fil di voce: «O mia mammina,

non piangere - dicea - son risanata.

Non piangere così, mamma, suvvia;

vedi, il tuo pianto mi fa molto male.....

non vo' mica lasciarti, anima mia.....

voglio dormire..... oh! che sonno m'assale...

tu bada che nessun mi porti via,

mamma..... e ricadde morta in sul guanciale!

Per l'album d'una giovinetta

A te voli il mio verso piccioletto,

- oh ! fortunato e quanto! -

s'innebbrii nel profumo del tuo petto,

del viso nell'incanto,

e si commova in santa gloria umile,

quando il tuo volgi a lui guardo gentile.

L'olezzo vorrei dar della vïola

al mio garrulo verso,

che una musica fosse ogni parola

vorrei, polito e terso

che a te venisse e pieno di splendore,

che ti parlasse, o giovinetta, al core:

che sapesse trovare parolette

nove e dolci, di quelle

che fanno sdilinquir le giovinette,

le giovinette belle,

che hanno potere di fugar la noia

e mettere nei cor canti di gioia:

che, svelto e allegro come un canarino,

ogni giorno, all'aurora,

ti portasse il saluto mattutino,

e, quando si scolora

il mondo e si riposa e non s'affanna,

ti venisse a cantar la ninna-nanna.

Vorrei che allor che sulla giovin testa

la nuzïal porrai

ghirlanda, e dentro il core la tempesta,

ch'amore accende, avrai,

in mezzo ai caldi augurî degli amici

sonasse il verso mio: - siate felici! -

Intanto vanne, verso piccioletto,

- oh! fortunato e quanto!

t'innebbria nel profumo del suo petto,

del viso nell'incanto,

e ti commovi in santa gloria umile,

quando il suo volge a te guardo gentile.


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