Mater dolorosa
Oh! quante sul tuo piccolo
capo ricciuto e biondo
belle speranze a tessere
si fea la mamma: il mondo
intero compendia vasi
negli occhi tuoi, nessuna
altra cura ella avea,
vicino alla tua cuna
solo si compiacea.
Il mio piccolo Mario,
- ella diceami un giorno -
veda, mi par bellissimo,
e, se mi guardo intorno,
(la prego a non sorridere)
io non vedo un bambino
che come lui sia bello:
non è forse carino?
non sembra un angiolello?
E intanto affaccendavasi
attorno a una cuffietta,
a un vestitino candido,
ad una camicietta:
e soggiungeva: - a credere
davver non so piegarmi
ch'esser debba a vent'anni
chiamato sotto l'armi,
vestir possa altri panni.
Povera madre! Furono
i tuoi sogni interrotti;
giorni mesti seguirono,
lunghe vegliate notti:
curvata sul tuo bambolo
sovra la culla, il viso
con ansia ne scrutavi:
oh! il suo gentil sorriso
ch'io rivegga, - pregavi.
Povera madre! È inutile
ogni prece, ogni cura:
t'ha toccata la gelida
ala della sventura.
Intendo: è duro scorgerlo
a quel modo languire,
consumar dramma a dramma,
or che potea capire
l'affetto della mamma.
Oh! che strazio indicibile
il dì che muta, senza
pianto, accennò la camera!
Io le dissi: - pazienza!
E entrai: Mariuccio il candido
suo vestitino avea,
e fiori tutt'intorno:
riposarsi parea
dai sollazzi del giorno.