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Dalla ribalta
Io parlo a voi, signori cortesi, e a voi, signore
buone, gentili, amabili, parlo a voi con il cuore
in mano ed alla buona, senza punta paura,
proprio come se fossi colla mamma, - sicura
che, come fa la cara, la dolce mamma, mia,
voi, fior di gentilezza, voi, fior di cortesia,
avrete per la povera bimba che ancor balbetta
un bel sorriso e molta benevolenza: - è detta? -
Dunque, io faccio a fidanza - nevver? - con tutti voi;
ma se avverrà (deh! non s'avveri) che v'annoi
il mio dir disadorno, la mia faccetta tosta,
vogliate proprio credere «che non s'è fatto apposta».
E, per dir proprio tutto tutto, dall'a alla zeta,
ero, di questi giorni passati, un po' inquïeta:
una sala, un teatro - pensavo - e dentro molta
molta gente, che in vita mia non vidi una volta
sola, e sulla ribalta sol io:.... se mi fallisce
la memoria?... può darsi!... Dio sa come finisce...
che figura!... che fiasco!... mamma, gli è vero, di',
che sono tutti buoni? - ma sì, ma sì, ma sì,
rispondeva la mamma, ma sì, figliuola mia,
non temere di nulla, studia la pöesia.
Come sempre, la mamma ragione ebbe, chè, appena
ho posto i piè sui tavoli della temuta scena,
illico et immediate scomparve la paura:
mi son sentita proprio bene e affatto sicura,
ho respirato un'aria satura d'affezione,
ho visto a me d'intorno tante brave persone
che ho pensato: gli è come se fossi in casa mia:
quanta benevolenza! ve', quanta cortesia!
che sorridere dolce!... Signori, (oh! non mi gabbo)
tal qual voi sorridete, sorridon mamma e babbo.
Pensare che con tanta splendidezza di sole,
venite qui a sentire... cosa? - quattro parole
male connesse e pessimamente recitate!...
grazie, o Signori, della mai più vista bontate,
grazie a voi, che sedete sovra quei seggioloni
e che siete (gli é inutile negarlo) buoni buoni.
Siam piccoli, ma pure noi, che ogni santo giorno,
ogni ora, ogni momento, sempre v'abbiam d'attorno,
noi, cui feste un ambiente tutto amorevolezza,
noi, pei quali ogni vostra parola è una carezza,
noi, che del vostro affetto le prove abbiamo in mano,
noi possiam dir che siete buoni - e negate invano.
Senza voi, si sarebbe cresciuti Dio sa come,
senza manco sapere scrivere il nostro nome:
si sarebbe venuti su su grandi, in balia
di noi stessi, travolti dal fango della via,
coll'animo intristito, coll'intelletto spento,
senza un palpito grande, senza un nobile intento,
vivendo una vitaccia miserabile e brulla,
senza saper di patria, senza saper di nulla,
chè la mamma ed il babbo, s'hanno da lavorare,
la mente e il cuor non possono de' figliuoli educare....
Mercè vostra, signori, lasciate che lo dica,
in alto fummo tratti da una virtude amica,
abbiam visto la fitta tenebria dileguare:
foste, a noi quasi naufraghi, voi, la stella del mare,
il porto ed il rifugio, l'ancora di salvezza;
per voi, da buone e care maestre a noi si spezza
giorno per giorno il pane dolce della scïenza,
per voi sappiam di vivere, per voi s'ha la coscienza
di ciò che siam, di ciò che un dì sarem, di quanto
v'ha nel mondo di bello, di nobile, di santo....
Signore gentilissime, miei signori garbati,
ho finito e mi pare tempo: - ma se annoiati
v'ha il mio dir disadorno, la mia faccetta tosta,
vogliate proprio credere «che non s'è fatto apposta».