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Prima della premiazione
Fu una notte d'insonnia: turbinavano
nel mio cervello cento strane cose:
eran profumi e petali di rose.
Inni alati, trofei, voci di gloria,
vivi colori e seriche bandiere
s'affollavan, passavano,
s'affollavano ancor sul mio origliere.
Appena l'occhio accennava a socchiudersi,
musiche dolci, mai più udite in pria,
d'un tratto sollevavano,
d'un tratto commovean l'anima mia.
Impazïente gettavo le coltrici
ed anelavo impazïente al giorno:
e tutto nella camera
una ridda ballava a me d'intorno.
Sull'alba, un po' di tregua: un leggerissimo
sonno sorvenne, e con esso la calma:
blandian l'orecchio, accarezzavan l'alma.
Dinanzi a me, senza posa, sfilavano
gravi austere figure, lentamente
si scernea del pensier l'ala possente.
Eran color che la patria onorarono
molto oprando col senno e con la mano:
il poter dir: non siam vissuti invano.
Ecco la luce alfin, ecco il primissimo
raggio penètra nella mia stanzetta:
o luce bella, o luce benedetta!
Lunghe notti d'inverno io vi dimentico,
che assonnate passai nel mio studiolo: -
questo giorno è un gran premio,
è un gran compenso questo giorno solo!
Oh! fa pur bene, fa pur bene all'anima
veder spianato il grave sopracciglio
voce sentirsi dir: bravo, mio figlio.
Oh! fa pur bene la materna lacrima:
quante fatiche cadon nell'oblio
per quei nomi dolcissimi:
figlio mio, mia speranza, orgoglio mio!
Per molto tempo ancora deh! sorreggami,
babbo, il tuo plauso, e, mamma, la tua mano:
anch'io potrò: non son vissuto invano!