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La strenna ch'io desidero, che mi colma di gioia,
non è, o mamma, in vetrina d'alcun negozio. - A noia
alla fin fine vengono tutti i trastulli, e poi
queste cose, siam giusti, non fanno più per noi. -
Oh! dunque un libro? - Certo un bel libro si affà
molto di più con l'indole mia, e gli studi, e l'età;
un libro di novelle, di storia, di costumi,
che descriva regioni lontane, e monti, e fiumi,
in pelle rilegato, con arabeschi, e fregi,
ed oro, e illustrazioni belle d'artisti egregi.
Ma, vedi, mamma, questa non è la strenna ancora
che su tutte desidero. - Oh! allora, figlio, oh! allora?...
Pei vetri, nella camera, penetra fioca fioca
la luce mattinale: giù, nella via, s'affioca
la gazzarra notturna: dalla vicina chiesa
allegramente suonano le campane a distesa:
è Natale: la mamma balza dal letto e tosto,
lieve com'ombra, viene al mio tettuccio accosto:
mi guarda, - io cheto: tutta curva su me, un sorriso
dolce sui labbri, baciami, baciami fronte e viso:
è una pioggia di baci, di baci e di carezze,
di voci susurrate, di sante tenerezze:
io, con le braccia attorno al suo collo, al suo volto,
bevo quei baci ed ebbro le sue parole ascolto:
fatto certo che tanta voluttà non è sogno:
- Questa è la strenna, esclamo, che sovra tutte agogno.
Mamma, il tuo bacio un giorno all'Uomo, al Cittadino,
varrà a lenire i triboli, le noie del cammino:
anch'io, certo, lunghesso la via da me battuta
corrò invidie e livori: ma l'alma combattuta,
siccome navicella trova rifugio in porto,
nel tuo seno avrà sempre refrigerio e conforto. -