Carlo Malinverni
Sinite parvulos

La più bella strenna

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La più bella strenna

La strenna ch'io desidero, che mi colma di gioia,

non è, o mamma, in vetrina d'alcun negozio. - A noia

alla fin fine vengono tutti i trastulli, e poi

queste cose, siam giusti, non fanno più per noi. -

Oh! dunque un libro? - Certo un bel libro si affà

molto di più con l'indole mia, e gli studi, e l'età;

un libro di novelle, di storia, di costumi,

che descriva regioni lontane, e monti, e fiumi,

in pelle rilegato, con arabeschi, e fregi,

ed oro, e illustrazioni belle d'artisti egregi.

Ma, vedi, mamma, questa non è la strenna ancora

che su tutte desidero. - Oh! allora, figlio, oh! allora?...

Pei vetri, nella camera, penetra fioca fioca

la luce mattinale: giù, nella via, s'affioca

la gazzarra notturna: dalla vicina chiesa

allegramente suonano le campane a distesa:

è Natale: la mamma balza dal letto e tosto,

lieve com'ombra, viene al mio tettuccio accosto:

mi guarda, - io cheto: tutta curva su me, un sorriso

dolce sui labbri, baciami, baciami fronte e viso:

è una pioggia di baci, di baci e di carezze,

di voci susurrate, di sante tenerezze:

io, con le braccia attorno al suo collo, al suo volto,

bevo quei baci ed ebbro le sue parole ascolto:

fatto certo che tanta voluttà non è sogno:

- Questa è la strenna, esclamo, che sovra tutte agogno.

Mamma, il tuo bacio un giorno all'Uomo, al Cittadino,

varrà a lenire i triboli, le noie del cammino:

anch'io, certo, lunghesso la via da me battuta

corrò invidie e livori: ma l'alma combattuta,

siccome navicella trova rifugio in porto,

nel tuo seno avrà sempre refrigerio e conforto. -


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