Carlo Malinverni
Sinite parvulos

Mattutino

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Mattutino

Primo a svegliarmi è un suon lento di squilla

che scende giù dall'ermo colle e via

via si propaga per l'aura tranquilla

dicendo in suo tenore: Ave Maria!

E s'aggiungono a lui, presso e lontano,

tosto altri suoni d'altre squille, e sento

nelle piazze un brusio: sento: è l'umano

lavor che si ridesta e l'ardimento.

Intanto, ecco, di bel sereno adorno,

a poco a poco il ciel vedo schiarire,

e, poeta gentil del novo giorno,

la lodola, cantando, alto salire.

Per l'aperta finestra l'allegrezza

a me ne vien del primo, primo raggio,

mentre amorosa movesi ed olezza

impregnata dai fior l'aura di maggio.

Vengono a me, di tra gli olenti rami

degli alberi, di tra i fioriti spini

della siepe, gridii, voci, richiami,

di passeri, di cincie e cardellini:

salgono a me di rose e di vïole

fragranze sulla lieve ala de' venti;

rompe tra i sassi un rio, siccome suole,

con lene suon di chiare acque fuggenti:

ogni borgo s'allieta ed ogni villa,

corre un fremito su per l'aspre vette:

lontano il mare palpita e scintilla

«per l'altrui raggio che in lui si riflette».

E mentre l'occhio bee questa esultanza

avido, e l'alma in essa si riposa,

una voce sonar nella mia stanza

odo: - mia madre! - e a lei corro festosa. -


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