Guido Verona (alias Guido da Verona)
Mimi Bluette

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E danzò.

Bella come non era mai stata, piena di sogno come non era mai stata, viva e nuda su la scena divampante, con l'anima sua d'innamorata la ballerina indimenticabile danzò.

Dal teatro curvo, gremito, con i suoi più belli e più profondi occhi Parigi la guardava.

Ella sentiva battere, nella musica della sua danza, il cuore della Stupenda Città.

Sentiva battere contro questa forza, come il palpito di una immensa vela. Ma con l'anima era lontana, camminava nel magnetico deserto, su la via del perduto Gharb.

Il tappeto rosso copriva tutta la scena, cosparso d'inestimabili gioielli e di semplici fiordalisi. Un grande falò, anzi un immenso rogo di vera fiamma, sbucava dal mezzo della scena, incendiava il teatro come una vampa maravigliosa. Tutto era fuoco e fiori; fuoco, brillanti e fiori.

Si vedeva il deserto rutilare, splendere la via senza ombra dell'infinito Gharb...

Tutto il teatro barcollava in quella tragedia di luce; l'orchestra invisibile, su gli archi e sui címbali delle musiche mauritane, suonava la Danza del Sole.

Era venuta la sera di gloria, la rossa ora di gloria per Mimi Bluette!...

Quella danza era sua, quella musica era sua; l'aveva dettata, muovendosi, al musicista che la compose. Il suo corpo era il deserto, era la fiamma, era il disperato balenìo della terra nomade, lungo le carovaniere. Il suo corpo aveva in , come uno splendore divenuto movimento, la musica del Sole.

Forse per una magìa di specchi, dovuta ai coreografi di quella scena, ella passava con i suoi veli, co' suoi capelli disciolti, frammezzo alle fiamme; ballava di dal rogo; si vedevano le sue nude braccia salire, contorcersi, fra le spirali della vampa; vi cadeva nel mezzo tramortita; l'orchestra la faceva risorgere; ella buttava i suoi gioielli sul rogo, s'innamorava del bellissimo fuoco; nuda e posseduta ne usciva.

Era il sogno della sua lunga strada per l'arsa terra che non beve mai, laggiù, dove il deserto assale co' suoi nomadi arcobaleni l'antipodo scintillante.

Come in quei giorni disperati, ora e per sempre, nella sua danza intorno al falò, sul teatro della Città Babelica, ora e per sempre, la ballerina di Parigi portava il Sole. In , nella propria materia, nei propri atomi viventi, la ballerina di Parigi portava il Sole.

Invece di parlar con la sua voce, danzando raccontava il suo amore.

L'orchestra, sui címbali mauritani, suonava la Danza del Sole.

 

"Che lunga, lunga strada... che infinita malinconia...

"Divenuta simile al suo carovaniere, aveva ella pure il deserto nell'anima ed era nata per la via del sud.

"Bon chemin, bon chemin, lalla..."

"A poco a poco la terra diveniva uno sconfinato braciere; ogni traccia95  d'abitazione, ogni vestigio d'albero spariva. E le ore passavano, i giorni passavano, solo interrotti a lunghissime distanze dalla breve oasi di un magro palmeto.

"Le donne del Guébli, scure, con occhi a mandorla, già crespe di vello sudanese, logore di selvaggia maternità, venivano a guardare in silenzio la bella Cristiana. Le ragazze di nove anni avevano i seni maturi e protuberanti come nespole. Nel rumore dell'acqua sorgente cantava la musica primordiale della vita.

"Si vedevan nell'estrema lontananza, in un chiarore obliquo di cataclisma, le dune perdute andarsene alla deriva.

"I leggeri cavalli berberi, assetati e miserabili, ormai galoppavano senza velocità. La carovana sprofondava e risaliva per le ondate ferme del terreno, con un barcollare sfinito, come se le ginocchia degli animali non reggessero più. I muli erano piagati sotto la greve soma; chiazze nere di migliaia d'insetti li coprivano come croste brulicanti. Più magri, più alti, più lugubri, solamente i cammelli andavano sempre, con un passo di bestie perpetue, che possano morire camminando.

"E finalmente, un mattino, su l'estrema via del sud, il capitano di lunga strada vide nascere un confuso tenue disegno azzurro, come un fiocco di nebbia che rasentasse la terra, come una rupe d'aria nello sconfinato sole. Guardò, guardò prima di parlare; poi disse alla donna che mai non abbandonava...

"Disse alla donna: - Per niente.

"Per niente.

"Le strade vanno; sono il principio d'una distanza; il colore dell'anima che si allontana; portano in molta polvere, molto sole; hanno tutte una meta, e non arrivano mai.

"Per niente.

"Un piccolo cuore di ballerina, mandando un sorriso dietro l'orlo del bicchiere di Sciampagna, una sera di neve, nella Parigi Babelica, s'era data in braccio al pallido forestiero, come la vergine ubbriaca tremando si genuflette al primo tentatore.

"Adesso portava nell'anima l'amore di Maria Maddalena.

"Camminò.

Giunse dove guerreggiano e cadono, sotto le armi della Grande Repubblica, i soldati senza patria, "la gloriosa canaglia" della Legione Disperata.

"Questa era la gente che non avrebbe mai sepoltura.

" indietro, su le frontiere dell'esilio, avevano lasciato agli uomini saggi, agli uomini calmi, anche il cimitero.

"La sera talvolta si udivano cantare...

"Cantare all'ombra dei palmizi biondi, verso l'ora in cui s'accendono i fuochi tremuli dei bivacchi, laggiù, per la terra folle, dove, negli uragani di sole, con l'iracondo nomade vento il sepolcro cammina..."

 

Questa era la danza del Sole.

 

Come danzò quella notte, povera piccola bionda Mimi Bluette!...

Nessuna poesia della terra fu mai piena di leggerezza e di palpito come il suo corpo che mirabilmente si muoveva; nessun giardino del mese d'Aprile s'avvolse mai di primavera, come di musica il suo dolore, nella Danza intorno al falò.

Sino alle ginocchia la vestivano i suoi capelli stupefacenti, ed era così perfetta nella sua nudità, che ogni movimento mandava splendore. Come le donne arabe aveva il palmo delle mani, le unghie, le narici ed i vertici dei seni dipinti con la tintura di hénné. Un segno azzurro, simile ad una profonda incisione, divideva i due lunghi e brillanti archi dei sopraccigli; quel tatuaggio azzurro si ripeteva sotto l'orlo del labbro inferiore. I piedi, venati e quasi trasparenti come gioielli di smalto, con le falangi ed i calcagni miniati all'hénné, pareva che avessero camminato sovra un grande mantello di porpora umida.

Veniva dalla sua bellezza, cristiana e barbara, una sacra inverecondia, una evocazione religiosa dell'amplesso primitivo. Il suo profilo si tagliava nella fiamma, limpido, con una specie di crudeltà; per tutta la sua luminosa criniera si annodavano, come oscure trecce, i riverberi del fuoco.

Era sempre lei, Mimi Bluette, la ballerina di Parigi; lei, con i suoi occhi di Maddalena, con la sua bocca di donna perduta; era sempre il gioiello da principi, l'etera per un vizio da re... - ma ora danzava con l'anima, con l'anima sua di Transalpina.

S'era innamorata come una donna semplice, del paese ove si ama l'amore; aveva conservato sino all'ultimo il suo piccolo mazzo di fiordalisi, come una ghirlanda naturale di buon odore selvatico e di azzurra semplicità.

Parigi aveva sciorinato per lei quel grande mantello di porpora sul quale danzare a piedi nudi, con i capelli disciolti; Parigi aveva sollevato sino al vertice della gloria lo splendore della sua nudità; ma non aveva potuto soverchiare in lei, col fragore degli applausi col fuoco dei brillanti, la sua fedele anima di Transalpina.

Ed allora il teatro sentì che passava davanti ai lumi della ribalta, non solamente una di quelle maravigliose creature che son necessarie a Parigi come il Duomo degli Invalidi o le cupole di Nostra Signora nell'Ile de la Cité; ma passava un'anima creatrice di bellezze, che sapeva esprimere il sogno nelle forme del movimento, come, nel colore o nella musica, nella parola o nella pietra, l'anima di un artefice rivelatore imprigiona la poesia.

Sentì che un amore passava davanti al rogo della vertigine affricana; ed una specie di ebbrezza concorde sollevò, inginocchiò, l'anima di quel teatro, che acclamava con tutto il suo fervore la splendida ballerina di Parigi, la creatura di musica e di sole, ch'era caduta su la fiamma spenta, con le braccia ne' suoi fiordalisi... Mimi Bluette!

Mimi Bluette... La Danza del Sole...

Un nome; nient'altro che un nome; anzi un piccolo fiore da mettere sui capelli di paglia, nei mesi d'estate.

 

 





95              Nell'originale "tracica". [Nota per l'edizione elettronica Manuzio]



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