Guido Verona (alias Guido da Verona)
Mimi Bluette

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".... dove, negli uragani di sole, con l'iracondo nomade vento il sepolcro cammina..."

 

Bluette, il sole che dormiva ne' tuoi capelli biondi, ora si è spento. I leggeri fiordalisi che inazzurravano i tuoi profondi occhi d'innamorata, ora son caduti e son dispersi nel lontano crepuscolo di quel sole.

Tu, che fosti la musica nella mia vita, - e per lunghi anni la musica d'amore nella mia vita, - Bluette, mia primavera d'una volta, Bluette, fiore del mio giardino, meravigliosamente ora te ne vai per la Città Stupenda, e vai senza guardare la gente, immobile tu pure, definitiva tu pure, come quei Nomadi che non hanno più strada.

Laggiù dormirai, nel profumo de' tuoi morti capelli biondi, vicino al rumore del fiume che avviluppa la Basilica di Francia, laggiù, nel piccolo cimitero parigino, al limitare della Città Stupenda, su cui veglia, con la sua cupola d'oro, il Duomo degli Invalidi.

 

Sei stata la più limpida creatura che mai vidi con i miei occhi di nomade, sei stata - com'è la rosa - ciò che nel mondo ha nome poesia; ti ho portata come un fiore di semplicità, presso e lontano, fino al grande colore dell'antipodo, nella mia vita camminante.

Le strade vanno; sono il pendio del sepolcro, il colore dell'anima che si allontana, la tappa d'un ideale che non c'è... Le strade sono la polvere del Tempo: - nient'altro. La polvere di una distanza che non è mai cominciata, che non finirà mai...

Nient'altro.

 

Così, Bluette, nel mio sogno, tu eri anche la strada.

 

Ora il tuo feretro se ne va per i quadrivi della Città Stupenda, e muore un giorno di primavera su questa Basilica eterna della sovranità mediterranea.

Tu passi, e non sei che un limpido fiore del mio giardino; tu passi e non sei che la danzatrice per sempre addormentata nel rumore di Parigi la Babelica.

Il violino dello zingaro Limka, piangendo, con sommesse musiche, ti accompagna fino al cimitero.

È un sereno giorno di primavera, e la Città che ti diede la gloria, in silenzio ti guarda passare.

Oggi la Grande Rouquine, donna che aveva un passato, per seguirti fino a Boulogne si è messa un abito nero.

Boblikoff discorre piano con l' Jean Kiki.

Oh, il bel colore che mandano, in questa luce piena di natività, le grondaie di Parigi!...

La povera Linette, cameriera dalle calze di voilé, ha la faccia tutta logora di pianto; è stanca, e se ne va piano piano, dando il braccio al vecchio amministratore, M.r Bollot.

D'improvviso attraversa il cielo un gran profumo di alberi che si mettono in fiore. È il mese dei tigli; l'aria crepuscolare si gonfia di profumate vampe.

Jack ti guarda con i suoi chiari occhi pieni di Atlantico.

E Sanderini dice a Fred Chinchilla: - "Ah, 'l beau truc! Voilà 'l moulin à café ed' Pathé Frères!... Encore du cinéma... Ça biche! S' pas, Fred?... Mais, si c'est pour un film, j'ai bien 'l titre: - "Les bleuets de Biribi." Moi, comme bleuets, j' préfère ceux d' la Banque ed' France!... S' pas, Fred?... Pis, vous allez voir: y aura sûr que'que rousto ed' journalisse, qui, dans son paquelard à chantage, m' foutra sur 'l dos 'l meurtre ed' la divine Bluette..."

Ed ancora, tra questa lenta folla che ti accompagna verso il cimitero, mi sembra quasi di riconoscere alcuna fra le sorelle tue più distanti.

Al pari della Grande Rouquine, anch'esse portano l'abito nero, e tacendo aprono su te quegli occhi senza tramonto che hanno le vere innamorate.

Vólgiti e guarda, Bluette: - In questo giorno di primavera cammina dietro le tue belle ghirlande il sottile fruscìo pieno di grazia della sottana di Manon Lescaut...

 

Non questa era, Bluette, l'ora calma e serena per disciogliere il tuo mazzo di fiordalisi nella primavera della Città Stupenda.

Ora la gente si ferma sui crocicchi, e poi dice:

"Un nome: nient'altro che un nome: anzi un piccolo fiore da mettere sui capelli di paglia, nei mesi d'estate."

Ma tu eri nata, e già tu eri, prima che gli Ulani del Vandalo giungessero a bivaccare con turpitudine su l'orlo della foresta di Compiègne.

Questa Città così vasta e così multanime, che sapeva essere anche il teatro della tua meravigliosa nudità, oggi è piena di un santo silenzio; i suoi teatri sono chiusi, come chiusa è per sempre la danza nelle tue caviglie, Bluette.

Oggi, nelle vie di Parigi, solitario ed umile passa il tuo funerale.

Tu, che rappresentavi nella Città Dionisiaca il suo divino e glorioso piacere, oggi sei ferma, e giaci, e puoi traversare la Metropoli che ti regalò tanta fiamma, perchè hai portato nell'anima l'amore di Maria Maddalena.

Sei nata come un fiore selvatico nella dolcissima valle del Po; hai traversato le bufere di sole che incendiano il terribile Gharb; hai danzato, sovra un tappeto rosso come il Guébli, la danza del tuo cuore morto...

Che lunga lunga strada... che infinita malinconia,...

 

Oggi cantano le belle mitragliatrici.

 

Hai cadenzato la musica di due loquele nel profumo de' tuoi fiordalisi; hai saputo confondere il sogno nell'armonia de' tuoi movimenti, come il poeta imprigiona la bellezza nelle musiche della eterna Poesia.

 

Oggi cantano le belle mitragliatrici.

 

E Parigi che ha sempre una canzone per la sua camminante bandiera, Parigi che può sorridere anche nelle ore d'immortalità, s'incurva su quella che torna dal rosso delirio affricano, e posa la medaglia di Laire sul feretro azzurro della Transalpina.

 

Oggi cantano le belle mitragliatrici.

 

 


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