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XV.
Fui ben grato al cortese Majneri, mentre in mezzo a quell'orrido anfiteatro di picchi e di geli ci sorridevano liete ore nell'ultimo piano del Cenisio, a 2100 metri sopra il livello del mare; e Norberto Rosa usciva a celebrare le trote del lago con questo bizzarro sonetto:
Chi vuol saper quanto può fare il caso
Nell'accoppiar due disparate teste,
Qui del Cenisio sulle algenti creste
Venga, e ben tosto ne sarà persuaso.
Vedrà il cantore dalle note meste
Che il Sinaï e il Taborre ebbe a Parnaso;
E il segusin che ritentò le peste
Di quel d'Arezzo che cantò del naso.
Vedrà il primier, in suo pensiero assorto,
Tener sul lago le pupille immote:
Immote sì da disgradarne un morto!
L'altro, in cerca di grilli e di carote,
Correr di qua di là per suo diporto,
E più che il lago contemplar le trote!....