Giuseppe Regaldi
La Dora

CAPITOLO SECONDO SUSA E SUOI DINTORNI

XXXVI. Le Gorgie.

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XXXVI.

 

Le Gorgie.

 

Lasciando le rovine della Brunetta, scesi nella via che mette al Cenisio, e presso il ponte di S. Rocco, torcendo a destra per un breve declivio, entrai nelle Gorgie, amenissimo luogo di campagna, giustamente vantato dai Susini.

Lungo la riva sinistra della Dora si distende un pergolato, nel cui fondo vidi una peschiera in erboso piano ombreggiato da un castagno, e grotticelle incavate nel masso, e salici curvati sulla Dora che sbocca dalle vicine rupi, e le acque del Chiauri che, derivate dagli alti monti di Giaglione, con bella cascata giù scendono dal fianco della montagna adiacente, spandendo una cara armonia intorno alla casa del cav. Galassi, reliquia della grande armata; il quale, accogliendomi in una stanza di quel suo eden dedicata alla memoria del re Carlo Alberto, mi additò in dodici quadri rappresentate le vicende del magnanimo ed infelice nostro monarca. La temperatura è così mite in quel luogo riparato dai venti aquilonari, che insieme col frassino e col castagno cresce rigoglioso l'ulivo; e quasi direbbesi che nel verno colà vada a rifuggirsi la primavera.

Chi ne' giorni sereni sul farsi del meriggio andrà a visitare le Gorgie, vedrà la luce del sole, riflessa nelle cadenti acque del Chiauri, dispiegarsi in leggiadra iride e colorare l'eden del Galassi. Quivi l'animo stanco di piangere sulle rovine dei monasteri e dei castelli, e sulle traversie dei popoli, vede sfavillante in quell'iride una speranza, la quale annunziando una gloria superna che non perisce mai, scende a consolare le umane sciagure.

 

 

 

 


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