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II.
Lo svelto e bianco campanile del paesello contrasta mirabilmente colle propinque ignude rocce di color cupo rossastro, che tagliate a picco perpendicolarmente, d'un'altezza non minore di 500 metri, succedonsi le une alle altre con molti segni delle ripetute rivoluzioni della natura, con ripidi solchi di viottoli e di torrentelli, e tentate qua e là dalla mano solerte del colono alpigiano, che raggranella un po' di terra su l'arido masso per fargli abbracciare la vite e la spiga.
Da qualche noce soltanto è temperata quella selvaggia orridezza presso il torrente che sbocca da una profonda caverna piena di spavento, denominata perciò l'Orrido di Foresto.
Penetrai in quell'Orrido, che a guisa di labirinto si prolunga entro le viscere del monte, e mi pareva di entrare in uno di quegli spechi, d'onde il corsaro guata la ricca preda che solca il mare.
Dalle ghiacciaie del Rocciamelone scendono abbondevoli acque con gran fracasso entro la caverna, e raccoltesi in diversi bacini incavati dalla natura e dal tempo, si riversano sopra lisce pietre marmoree, e all'ingresso dell'Orrido scorrono spumeggiando fra le ruote d'un molino presso una povera casetta, di là dal ponte che traversa il torrente. Così il letto di queste acque fosse men basso, chè potrebbero fecondare i vicini campi!
Uscendo dall'Orrido levai gli occhi ad ammirare le pittoresche rocce che spaccate in cima lasciano intravvedere un po' di cielo, e in quella vidi un'aquila che aveva in becco un serpentello. Rimasi attonito, e una vecchierella che filava presso la casa del molino:
- Non abbia paura, mi sclamò, chè San Basilio protegge questi luoghi dai serpenti. Guardi quel masso a pan di zucchero che è di contro a noi, e vedrà una striscia bianca. È quello il segno rimasto d'un terribile serpente che infestava le circostanti borgate.
A queste parole della vecchia, Norberto Rosa, che avevo al fianco, crollava il capo ghignando.
Io guardai e vidi veramente quella striscia bianca, che appellasi comunemente il serpente di San Basilio. È una venatura del sasso, la quale somigliando ad un lungo rettile, ha dato occasione alla leggenda riferitami dalla credula vecchierella di Foresto.