Giuseppe Regaldi
La Dora

CAPITOLO TERZO DA SUSA AL PIRCHIRIANO

IV. Bussoleno e Chianocco.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

IV.

 

Bussoleno e Chianocco.

 

Spesso in poveri alberghi e in picciol tetti,

Nelle calamitadi e nei disagi,

Meglio s'aggiungon d'amicizia i petti,

Che fra ricchezze invidïose ed agi

Delle piene d'insidie e di sospetti

Corti regali e splendidi palagi,

Ove la caritade è in tutto estinta,

si vede amicizia se non finta.

 

Questa ottava dell'Ariosto un bel mattino mi suonò più che bella e soave in Bussoleno, paesello diviso dalla Dora, con vecchie mura merlate e case di stile gotico. Ad una balza vicina, cinto di quattro torri, gli si atterga pittorescamente il Castel Borello, abitato beatamente da un caro ex-arciprete.

Un cortese dottore di medicina, che mi accompagnava e trametteva le sue notizie al continuo mormorar della Dora, mi additava a mezzogiorno i monti della Balmetta, e alle loro falde le cave di San Basilio, cave di serizzo, specie di granito, e verso tramontana l'alpe di Balmafol colla miniera di calcopirite ramifera, somigliante a quella delle cave svedesi, e la Faucimagna, gola di esteso monte che vantasi della Fuggiera, cava di marmo verde serpentino, quello che più si approssima al verde antico. Ivi giganteggia l'arido picco de' Tre denti, così chiamato da tre punte che si dispiccano al vertice della Faucimagna. Visitammo la chiesa parrocchiale, sormontata da un antico campanile, e nel ritornare ci abbattemmo in una allegra compagnia di villani e villanelle, che, adorna di rosse nappe alle cuffie ed ai cappelli, e con mazzolini di fiori al petto ed in mano, iva alternando canti e danze al suono d'un violino.

- Che cosa è questo tripudio? io chiesi al mio cicerone.

- È una pastorella dei monti di Cesana, che va a sposarsi con un giovane qui delle vicine borgate di Mattie.

Intanto che il mio cicerone mi dava questa notizia, la sposa spiccatasi dalla comitiva, e lesta come una camozza delle sue montagne, era venuta ad attaccarmi un roseo fiocco sul petto.

- Che fate, mia bella sposa! gridai io alla vista di quella strana decorazione.

- Che? Non conosce più la Lucia di Bousson?

- La Lucia di Bousson! La figlia del pastore Giacomo, che con tanta cortesia mi accolse ospitalmente nella sua capanna, quand'io, malconcio da pioggia dirotta, scendeva dal Monginevra? Oh! sì, sì che ti riconosco agli occhi cilestri ed al labbro di corallo, ed alle trecce d'oro che oggi, siccome quel giorno, si diffondono fra i gigli e le rose del vivace sembiante.

Dietro alla sposa era pur venuto, non senza sospetto, lo sposo; se non che appena seppe che io conosceva il padre di Lucia, fece vive istanze perchè andassi a prender parte al convito nuziale.

Lo ringraziai del cortese invito, perchè la gita era troppo lunga, e io desiderava visitare il villaggio di Chianocco, per dove c'incamminammo, lasciando che gli sposi, coll'allegra comitiva, si godessero tutto quanto il più bel giorno della vita, come lo chiama lo Scribe.

 

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2010. Content in this page is licensed under a Creative Commons License