Giuseppe Regaldi
La Dora

CAPITOLO TERZO DA SUSA AL PIRCHIRIANO

VII.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

VII.

 

Fra questi pensieri giugnemmo alle pendici dell'opposta montagna meridionale al villaggio di Chianocco; e qui, a costo di essere tacciato di monotono scrittore, non voglio passare sotto silenzio l'Orrido di Prabecco, detto anche di Chianocco, dal nome del villaggio, orrido non meno pittoresco di quello di Foresto.

La montagna calcarea spaccata o dal lungo lavoro del torrente che vi passa, o da qualche geologico rivolgimento, offre uno spettacolo tanto sublime, che mi sentii l'animo trasportato ora alla spelonca di Collepardo nello Stato Romano, presso la Certosa di Trisulti, ed ora al deserto del Battista nella vicinanze di Betlemme. Una voragine tenebrosa si volge a modo d'immane serpente nelle viscere della montagna, ed io, aggirandomi più volte fra lo svolazzare dei corvi, varcai il torrente che mi contendeva il passo fra le gigantesche erte rocce che, inarcandosi in sul vertice, si approssimano, quasi una forza misteriosa le portasse a congiungersi.

Colà nulla mi sorrideva, se ne levi qualche raggio di sole, che, penetrando dalle fenditure, si rifletteva nell'argentea schiuma dell'acque e ne' marmi di vario colore, i quali, luccicando, formavano una specie di mosaico nel letto del torrente. Dopo essermi di molto inoltrato, tornando sulle mie orme, all'orlo della caverna mi si affacciò un alto picco detto la Roccaforte, così appellato dall'apparenza che ha d'una grossa muraglia di castello.

Uscito dalla tenebría della spelonca, andai, per serenarmi lo spirito, nella casa del prevosto Cibrario, venerando vecchio, pastore di Chianocco. Ed egli, accoltomi con atti di squisita cortesia, mi parlò del torrente che sbocca dall'Orrido di Prabecco, e della costernazione del suo gregge, quando, nel mattino del 18 ottobre 1846, l'acque grosse devastarono presso il molino, ponti e case, e per una porta, or fatta da lui murare, irruppero nel santuario seco trascinando alberi e macerie d'ogni maniera, e, condottomi nella chiesa:

- Qui, sclamava con voce affannosa, qui, nella chiesa l'acqua si era levata all'altezza di un metro e mezzo, e sovr'essa galleggiavano travi e ruote del molino colle croci, e i candelabri, e gli arredi della casa del Signore. -

Così dicendo il buon pastore dai bianchi capegli, sembrava afflitto come se ancora lo ferissero i lamenti del suo gregge, e l'onda sacrilega si agitasse intorno agli altari.

Domandai al prevosto se erasi preso alcun provvedimento o riparo contro alle nuove inondazioni e ai danni del torrente.

- Nulla, mi rispose reciso: quattro inondazioni sopravvennero di poi con danno gravissimo.

- Che si avrebbe a fare?

- Rompere la Roccaforte che chiude l'imboccatura del torrente, e basterebbe. -

Mi accommiatai dallo zelante prevosto augurando che il suo desiderio si adempiesse o che altro rimedio si trovasse alla salute del villaggio.

 

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2010. Content in this page is licensed under a Creative Commons License