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XXIV.
Io non ho mai posto fra miei divertimenti quello di tribolare il prossimo; tuttavia mi compiacqui di visitare le Chiuse e i dintorni col fido Norberto Rosa e col suo degno amico Giambattista Rocci, notaio e poeta, il Tommaso Grossi di Val di Susa, saggio ed operoso cittadino. Nato Rocci nel villaggio di Chiusa, era l'uomo più atto ad accompagnarmi in que' luoghi e giovarmi di consiglio.
Nota il Manzoni che ai tempi del cronografo della Novalesa sussistevano ancora i fondamenti delle Chiuse:
Che Val di Susa chiude e dalla Franca
La Longobarda signoria divide.
Ed io aggiungerò che anche oggidì sussistono, e che li ho percorsi dal Pirchiriano al Caprasio. Furono discoperti parte nel costruirsi la strada ferrata e parte dai contadini nel dissodare la terra. Soltanto non appariscono tracce ai pie' del Caprasio, forse nascoste da materiali sovrapposti nell'innalzamento che a più riprese si fece di quel suolo divallato. A pochi passi dal villaggio di Chiusa, il comune addossò alla montagna una grossa muraglia sopra quella de' Longobardi, per far argine agli straripamenti del torrente detto il Rio; e lo spazio d'un miglio circa di lunghezza, che separa i due opposti monti Pirchiriano e Caprasio, dai naturali del luogo viene per antonomasia appellato Le Mura, certo per ricordanza dell'arduo muro longobardo. Così mi affermarono abitanti del Pirchiriano di ciò richiesti, e per ultimo su la riva sinistra della Dora interrogai un contadino; ed egli pure rilevando il capo fra le pannocchie del suo campicello, e colla destra callosa accennando al dosso rossiccio del monte Caprasio ed alle tracce poco distanti delle antiche Chiuse:
- Questi luoghi si chiamano le Mura, mi rispose.
Ed io esultante al pari di Châteaubriand, quando lunghesso l'Eurota spronava il suo cavallo fra i discoperti ruderi di Sparta, guardava le macerie dell'arduo muro non per anco avvertite dai moderni itinerarii, razza oziosa di libri che ripete e non aggiunge; e varcando la Dora su d'un ponte di legno, tra il fracasso delle acque scorrenti, mi parve col Manzoni di udire il vincente Carlomagno che tonasse:
.......Terra d'Italia, io pianto
Nel tuo sen questa lancia, e ti conquisto.