Giuseppe Regaldi
La Dora

CAPITOLO QUARTO DAL PIRCHIRIANO A TORINO

VIII.

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VIII.

 

Il monastero, tanto ammirevole e fantastico nella porta poco anzi descritta, non è del pari nell'interno della chiesa: la quale ristaurata più volte, è disforme dalla bellezza delle porte d'ingresso. Ha tre navate, di stile gotico le laterali, di stile romano quella di mezzo, sorrette da grandi colonne ricche di fregi, fra i quali leggonsi lettere Carlovingiche. Sono da osservare alcuni buoni dipinti e l'altare maggiore; un monumento romano con pie sculture dedicato da Servio Clemente alla memoria de' suoi genitori e della moglie, e il bellissimo mausoleo d'un abate, probabilmente Guglielmo d'Acaia, effigiato in pietra, e steso sotto un baldacchino fra quattro colonne.

Per una piccola porta dalla chiesa si discende nell'angusto vestibolo dell'ipogeo, già umile dimora al romito Giovanni di Ravenna. Le spoglie mortali dei Principi di Savoia, tumulate nella Metropolitana torinese, furono nell'anno 1836 da Re Carlo Alberto fatte trasportare alla Sagra di S. Michele e deporre nella chiesa ai lati dell'altar maggiore; e nell'anno 1856 per ordine di Re Vittorio Emanuele II vennero composte con ogni onoranza in distinti avelli nella sotterranea cella di San Giovanni, illustrati dal conte Luigi Cibrario con latine epigrafi, che sono la concisa ed elegante storia dei sepolti e del trasferimento delle loro ossa. Gl'Italiani salutano riverenti le ceneri de' Principi Sabaudi, e sulle loro tombe suona continua la preghiera dei sacerdoti Rosminiani.

 

 


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