Giuseppe Regaldi
La Dora

CAPITOLO QUARTO DAL PIRCHIRIANO A TORINO

XXVI.

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XXVI.

 

Le memorie di Ranverso e di quel Giovanni, che n'ebbe il governo, la veduta dell'antica chiesa di severo stile, del monistero a due piani murato a ridosso di verde ed amena collinetta volta a tramontana, e dell'edificio che già fu spedale di pellegrini, mi porsero invito a visitare que' luoghi in un bel mattino d'agosto (1865); e mi fermai in sulla piazzetta fra lo spedale e la chiesa pensando al sentimento religioso che ne consigliò l'erezione.

Gli Antoniani cessarono d'esistere, e S. Antonio di Ranverso ora è commenda che appartiene all'ordine dei Cavalieri dei Santi Maurizio e Lazzaro. Il monistero annesso alla chiesa è abitato solamente dai cappellano e dall'economo che presiede agl'interessi della Commenda.

Lo spedale non conserva d'antico se non la bella gotica porta che mette al giardino, ed il luogo è quasi deserto. Incontrai alcune guardie forestali dell'Ordine Mauriziano, e nell'ospizio, ove un tempo si vedevano raccolti viandanti stanchi ed infermi, trovai una pia fittaiuola di Avigliana, che vincendo di ospitalità il brusco economo, mi accolse con atti cortesi nella povera ed unica sua stanza fra due bimbi e cani e gatti e polli. Quella madre dei due bimbi stese una bianca tovagliuola sulla rustica tavola, e mi porse una tazza di caffè e latte, col pan bigio di campagna.

Ed io ne fui lieto come a lauto desinare.

 

 


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