Giuseppe Regaldi
La Dora

CAPITOLO QUARTO DAL PIRCHIRIANO A TORINO

XXXII.

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XXXII.

 

Usciti dalla stanza della libreria, e discesi per l'ampia scala in compagnia del Cappellano, andammo a visitare la chiesa; la quale, se non avesse che l'impronta della sua primitiva erezione, sarebbe un pellegrino monumento di cristiana antichità, ma le scemano importanza i ristauri e le posteriori costruzioni.

La sua facciata guarda a ponente, come tutte le antichissime del cristianesimo, sicchè il sacerdote che sale pel sacrificio all'altar maggiore, tiene il viso rivolto alle regioni di Terrasanta. La maggior porta, a sesto acuto, come ai lati le due minori, hanno cornici massiccie di mattoni finissimamente lavorati ad arabeschi. La porta principale non è a piombo col sovrapposto finestrone, ma esce dall'asse verticale notabilmente verso destra. Questo difetto di simmetria nelle finestre e nelle porte di molti antichi edifizi, non saprebbesi bene a che attribuirlo, se ad inscienza architettonica, o ad una certa noncuranza allora in uso. E chi vorrebbe tacciar d'inesperto il famoso Giotto, l'architettore di quel campanile di Santa Reparata in Firenze, che Carlo V giudicava degno di una custodia di cristallo? Eppure la famosa torre di Giotto ha la porta d'ingresso fuori del centro, questo arbitrio le toglie vaghezza.

Ma ritornando alla vetusta chiesa di Ranverso, nell'atrio a mano destra entrando, era un tempo effigiato nella parete S. Antonio benedicente, e lo stemma della R. Casa di Savoia, sul quale un'iscrizione latina riferivasi alla fondazione del chiostro. Tuttociò fu coperto da improvvida imbiancatura. Furono però risparmiati sopra la porta la Madonna con alcuni santi, e i bizzarri capitelli con fregi, fra cui sono scolpiti stemmi, animali d'ogni sorta, e teste di monaci incappucciati, colle braccia conserte al petto.

Levai lo sguardo allo svelto campanile, di quella foggia ardimentosa che fu detta gotica, e non è; perocchè i Goti più che erigere, distrussero, e se innalzarono edifici, non furono dedicati al culto cristiano ed a' suoi santi. La torre di Ranverso ha una sola campana di gran mole e di buon getto: è di forma quadrangolare con pittoreschi trafori e quattro piccole aguglie agli angoli, fra le quali spicca la quinta più alta, coll'anagramma antoniano. Piega alquanto al sud, facendo ricordare le torri pendenti di Pisa e Bologna. Nel sinistro della chiesa sulla piazza parla all'intelletto e al cuore un ottangolare piliere di grigia pietra, infisso nella roccia; il quale nella sommità finisce in dado su cui posa un pezzo di marmo bianco, scolpito da un lato colla figura del pellicano, da un altro con quella della colomba, simboli eloquenti della carità e della semplicità, virtù che, secondo la mente dell'institutore, dovevano splendere soprammodo nei benemeriti cenobiti Antoniani.

 

 


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