Giuseppe Regaldi
La Dora

CAPITOLO QUARTO DAL PIRCHIRIANO A TORINO

XXXIV.

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XXXIV.

 

Ci appressammo ad ammirare l'icona dell'altar maggiore, monumento della pittura italiana in Piemonte. L'icona è formata da vari quadri dipinti sul legno col fondo in oro, e tramezzati da ricche scolture in legno dorate; il quadro di mezzo rappresenta la Natività di nostro Signore con a destra i santi Antonio e Sebastiano, e a sinistra S. Rocco e S. Bernardino da Siena, che predicò in quella chiesa l'anno 1443. Nella base vi sono quindici piccoli quadri che ritraggono fatti relativi alla vita di S. Antonio.

Il prete francese, compreso d'ammirazione, mi chiese del nome dell'autore di quella mirabile icona.

- Alcuni la vogliono lavoro del Macrino d'Alba, altri del Gaudenzio Ferrari: io risposi, come aveva letto in qualche memoria.

- No, no, interruppe il Cappellano: non è opera di nessuno dei due. È lavoro invece di Defendente De Ferraris da Chivasso, al quale ne affidava l'esecuzione la città di Moncalieri il 21 aprile del 1530, come si ritrae da documenti trovati nell'archivio di quel municipio, e con atto del 16 gennaio 1531 gliene pagava il prezzo pattuito di fiorini ottocento e grossi dieci. Il nome di Defendente De Ferraris deve entrare nella storia delle arti italiane: di lui sono probabilmente molti bei quadri che si trovano segnati D. D. -

Ci suonò gradita questa notizia in fatto d'arte, e domandammo al Cappellano, se si sapesse il perchè la città di Moncalieri tanto si adoperasse ad ornare la chiesa di Ranverso. Al che rispose il Cappellano:

- La pia città di Moncalieri, nell'epidemia, onde fu travagliata nel 1400, votavasi a S. Antonio di Ranverso, per cui facevasi eziandio erigere l'altar maggiore da cui sorge l'ammirata icona; ed ogni anno, siccome vien riferito dalla cronaca inedita di Moncalieri, nel della festa del Santo il sindaco di quella città, consiglieri, segretario ed usciere del Comune qui vengono nella messa solenne ad offrire all'altare antoniano un cero e danaro. -

 

 

 


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