Giuseppe Regaldi
La Dora

CAPITOLO QUARTO DAL PIRCHIRIANO A TORINO

XXXVII.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

XXXVII.

 

Io mi aggirava dunque tra le quercie e le viuzze del Musinè, quando m'avvenni in un bastracone di montanaro, che rovistava con lungo uncino tutte le pozzanghere fra quelle macchie, e domandatolo che facesse, mi rispose con sussiego:

- Cerco l'occhio del mondo.

E cercava l'idrofana, intorbidando le acque.

Andando oltre, e veduto veramente l'idrofana, udii il picchio di un martello sovr'un corpo di dura pietra; e traendo a quella parte, vidi uno scarpellino che tagliava un masso serpentinoso e ne formava una macina da grano.

- Oh! diss'io a quell'uomo attivo che sudava: Voi logorate le forze per averne una macina da molino di niun conto.

Ed egli, con sorriso di compassione:

- Tiro di martello questa macina, che riducendo in farina le mille sacca di frumento darà più guadagno di tutte le gemme del mondo.

- Ma pure colà giù presso al rio, quel pescatore dell'idrofana, con poca o nulla fatica raccatta tesori.

- Oh! mi rispose lo scalpellino molinaro, vossignoria prende un granchio, perchè quel cercatore quando ha raccolte le pietruzze colla scoria così informi le vende per poche lire, e lascia il guadagno agli speculatori di Torino, di Genova e di oltremare; mentr'io lavoro le mie macine, e tutto l'utile è mio. Oltre di che, preferirei sempre a una pietruzza, che poco produce, una mola da grano, che reca frutto al mugnaio e prepara il pane al paese.

 

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2010. Content in this page is licensed under a Creative Commons License