Giuseppe Regaldi
La Dora

CAPITOLO QUARTO DAL PIRCHIRIANO A TORINO

XXXVIII.

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XXXVIII.

 

- Ed io fo meglio di tutti; lavoro per la salute degli uomini: sclamò un terzo che aveva udito i nostri discorsi presso, come un risorto dal sepolcro, tutto coperto di polvere gialliccia, balzando fuori da un antro profondo di argilla, splendente del color dell'oro.

Chi era quello strano montanaro, basso di statura, col capo schiacciato come un cretino?

Un tal Pantalone di que' dintorni, che parla sovente di serpi e d'incantesimi, ed è trastullo de' monelli. Era affaccendato a trarre la magnesia da una cava scoperta, or fa cinque anni, con utilità del comune di Caselette, che ne concedette l'uso per la somma annuale di mille franchi.

- Evviva Pantalone! esclamò lo scalpellino. Come procedono i tuoi lavori?

- Benone, gli fu risposto: S. Abaco protegge il padrone che qui mi manda a lavorare in questa polvere raggrumata dall'umido. Qui si scava in abbondanza la magnesia che il mio padrone vende a buon prezzo ai farmacisti di Torino.

- Buon Pantalone, io gli dissi, voi non lavorate soltanto per cacciare i malanni dal corpo umano, ma eziandio per rendere più bella la luce che ci vivifica, perchè vi ha un nuovo trovato, il filo di magnesio, tratto da questa polvere prodigiosa, il quale uno splendore pari alla luce elettrica che vedeste in Torino nelle feste dello Statuto.

 

 


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