Giuseppe Regaldi
La Dora

CAPITOLO QUARTO DAL PIRCHIRIANO A TORINO

XLI. Alpignano.

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XLI.

 

Alpignano.

 

Case modeste vidi lungo le due sponde del fiume, e per erbosi clivi in gran copia acque spumanti che mormorano e biancheggiano fra le ruote di un molino ed entro grotticelle coperte di musco e di edera, e una fucina di ferro che mi assordava coi ripetuti colpi del maglio, e un antico ponte a tre archi, rifatto nel 1740, onde si varca la Dora, e presso al ponte un grosso masso di roccia, il quale, al dir del volgo, nella notte dell'Epifania fa tre giri intorno a ben sensibili a chi ardisse in quella notte stare sopra quel masso dove apparvero i tre Re magi. Queste sono le vedute e queste le leggende che trovai in Alpignano appiè del verde poggio, in cui fra gli olmi, i frassini e i platani, e fra ogni sorta di fiori si aderge il maestoso castello, sotto cui anco uomini savi credettero sepolto un ricchissimo tesoro.

Quel villaggio è sede di ozi beati, per cui la elessero a riposo delle cure politiche due vivaci intelletti, Pier Carlo Boggio e Felice Govean, allettati dall'amenità del sito e dalle storiche memorie.

 

 


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