Giuseppe Regaldi
La Dora

CAPITOLO QUARTO DAL PIRCHIRIANO A TORINO

XLVII.

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XLVII.

 

La stanza intitolata la Grotta de' Leoni è dipinta come grotta, animata da un getto d'acqua assai elevato, che ricade in ampia vasca, cui stanno ai lati due leoni colossali, fra cui signoreggia la statua di Mercurio Trismegisto, inventore dei caratteri.

Sull'orlo della vasca stanno diversi augelli palustri imbalsamati, che imitano il vero e rendono più vera e gaia l'apparenza della grotta fantastica.

Presso un vestibolo dipinto a notte, dove sono le statuette d'Amore e Psiche, il pittore filosofo volle pure consacrare una camera a Lodovico Ariosto; e convertì l'antica prigione del castello nella grotta e nel sepolcro del mago Merlino, secondo la descrizione che quegli ne fece nel canto terzo del suo svariato inimitabile poema.

Vi ha la maga Melissa con uno spettro appiè della tomba, donde un organo spande musiche misteriose. La grotta acquista solennità eziandio da notturni augelli, dal busto del re Arturo e dal ritratto dell'Ariosto, a cui sulla parete l'artista consacrò versi di grande ammirazione.

Se il gran Lodovico, fra i centomila volumi della preziosa biblioteca ferrarese, sorgesse per poco dal suo marmoreo sepolcro e si trasportasse nelle nostre valli subalpine, piene delle memorie di Carlo e dei paladini da lui cantati, cred'io che si piacerebbe di trovare nel fantastico castello di Alpignano rappresentate sì al vivo le facili ed insuperabili sue ottave!

 

 


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