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LII.
Attigua alla sala da bigliardo, stanza di letizia e di amabili adunanze, vi ha la domestica chiesuola ove dormono sotto marmi inscritti le ceneri di parecchi della famiglia Lascaris.
Quivi m'introdusse il conte Mariano, e additommi nel mezzo del presbiterio la tomba del marchese Agostino, ed alla destra l'avello dell'unica sua figlia Adele, inanellata al marchese Gustavo Cavour, morta di parto in Torino, in età di ventisei anni.
Il conte, riguardando con dolore alla lapide della marchesa Adele, si mostrò vivamente commosso, e proruppe nelle seguenti parole:
- Poeta, se tu avessi conosciuto la marchesa Adele, ne' tuoi canti l'avresti salutata angelo di bellezza e di virtù. Tu avresti detto, che le grazie delle più vezzose ed onorate donne di Grecia e d'Italia si fossero accolte ad ornare l'ultimo germoglio della Casa Lascaris. Io la conobbi. L'oro del crine, la luce degli occhi azzurri, il nobile portamento e gli atti e gli accenti pieni di soavità, spandevano dovunque una gioia di cielo.
Non di rado era assalita da misteriosa malinconia, e fra le pompe del secolo tratta da pensieri religiosi a ragionare colle amiche della vanità delle cose terrestri e dell'avvenire dell'uomo. Nell'aprile della vita ne presentì la sua fine, sicchè prima del parto, onde venne alla luce il figlio Eynardo, andò ad accommiatarsi dalle sue più dilette amiche; ed io la incontrai, tre giorni prima ch'ella morisse, in casa della mia sorella Cristina, a cui dando un amplesso affettuoso disse: amica, ti do il bacio dell'addio, perchè sto per imprendere un lungo viaggio.
- Ma, caro Mariano, io lo interruppi, perchè mai questo angelo di bellezza e di virtù non fu sepolto a Sàntena nelle tombe della famiglia Cavour?
- Così volevano il desolato consorte e lo suocero marchese Cavour, ripigliò il conte Mariano. Con amorosa istanza il padre marchese Agostino richiese la salma di Adele, e la ottenne, per aversela sempre vicina, con promessa che non rimarrebbe in questa tomba oltre la vita di lui.
Di poi, per dissapori nati fra le due case, il marchese Lascaris, dimenticando, o troppo rammentando la promessa, trovò un modo singolare per assicurarsi la sepoltura presso l'amatissima figliuola. Legò il castello di Pianezza colle sue adiacenze e gli arredi alla Mensa arcivescovile di Torino, con l'espressa condizione di non permettere che da Pianezza fosse levata la spoglia della marchesa Adele. -