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LVII.
Non coll'imbiancare o col rovinare antichi monumenti si rinnova efficacemente il secolo, sì bene col far prosperare le arti, le industrie ed i commerci.
Dove sono acque, ponno fiorire industrie speciali; infatti Collegno si avvantaggia di ferriere, conce di pelli e filatoi da seta, lavoro e vita a centinaia di operai. Fra le fucine animate dalla Dora è degno di singolare ammirazione il molino per la macinatura delle farine col sistema anglo-americano, discosto, verso ponente, un mezzo miglio dal paese.
Colà era noto il piccolo antico molino della Barca, così detto dal navicello onde si varca tuttavia la Dora. Nel 1852 il piccolo molino fu convertito nel grandioso opificio che ora si ammira, costrutto col disegno del commendatore Grattoni, uno dei tre ingegneri che conducono e dirigono gli arditi lavori pel traforo del Cenisio.
Iniziatore dell'opificio anglo-americano fu il conte Camillo Cavour, il quale in tutto tendeva al grande, così nell'industria come nella politica. Egli probabilmente nel piccolo molino della Barca, alzato ai sommi gradi dell'industria, avrà ravvisato il piccolo paese appiè dell'Alpi, che negli accorgimenti politici saliva sì alto da diventare il mezzo più efficace del rinnovamento italiano.
Due cortesi uomini esercitati ne' commerci e nell'industria mi vi accompagnarono, Luigi Brun, mio nipote, valente spinettaio, che meritò diverse medaglie nelle nostre esposizioni nazionali d'industria e commercio, e Venanzio Marchese, energico direttore dell'opificio.
Appena entrato nello stabilimento, mi sentii assordare dal continuo frastuono delle acque e delle macchine, linguaggio della natura e dell'arte che sono in moto per aiutare l'industria umana e soccorrere ai bisogni della vita.
L'edificio sormontato da torre quadrangolare è un quadrato a cinque piani che a modo di penisola è cinto dalle acque della Dora, qui chiuse e quiete in canali, là irrompenti e schiumanti per cateratte, fra pioppi, acacie ed avellani.
Mi piacque visitare i magazzini e gli ordegni del pian terreno e de' cinque superiori. Un magazzino costrutto a galleria, con le pareti e i pilastri asfaltati per assicurarlo dai topi e dall'umidità, può contenere quattordici mila quintali di grano. Vi si versano tuttodì in grande quantità frumenti del Piemonte e di altre province italiane, e grani provenienti dal Mar Nero, dal Mar d'Azoff e dalle rive del Danubio. Gittando lo sguardo sotto le sei arcate di quella galleria piena di frumento, tosto mi si presentò lo spettacolo di gaie collinette che si succedono le une alle altre. Frattanto il signor Marchese gettavasi agilmente qua e là sulle brune collinette che cedevano sotto i suoi passi, e distingueva le diverse qualità dei grani dal loro peso e colore, come l'orefice distingue le qualità delle pietre preziose.
Vidi ventiquattro paia di macine di pietra francese, detta di Laferté, e i tubi conduttori delle acque, dei grani e delle farine, e i crivelli pulitori e i frulloni, e le ruote dentate, che dànno il moto per mille meandri alle mole stritolatrici.
Io mi sentii raddoppiare la vita allo spettacolo di tanto moto, e tra la faccenda continua dei robusti operai sparsi di farina gli abiti, le guance e le scomposte chiome. Colà ogni pensiero s'agita nel frumento. Mi fu aperta una vasta camera piena di candida farina, che mi parve un colle di neve recente. Mi si mostravano sacchi di grano che salivano e scendevano assicurati ad uncini; e in vaste gallerie mi si additavano a cento a cento schierati e suggellati quelli di farina che dovevano spedirsi in Italia e fuori, anche in Egitto.
Domandai se quell'opificio appartenesse ad una società di azionisti.
- Per l'appunto, mi fu risposto.
Domandai se altri opifici di simil genere siano in Italia, e il nipote Brun mi rispose:
- Ve ne hanno altri: presso Alba ed in Settimo nel Piemonte, e a Pontedecimo nella Liguria, ma di minore importanza. Ve n'ha uno a Trieste, un altro a Livorno, ma a vapore; non vasti come questo di Collegno, ove le macchine hanno ciascheduna la forza di 120 cavalli, e si macinano ogni giorno seicento quintali di grano.
- Dunque, io esclamai allegramente fra i due cortesi che mi accompagnavano: dunque il Piemonte oggigiorno è sempre il più solerte operaio nella realtà della vita. Il Piemonte vanta le armi, l'industria e il miglior molino per la macinatura delle farine, come la Toscana vanta le arti, la poesia e l'Accademia della Crusca.