Giuseppe Regaldi
La Dora

CAPITOLO PRIMO DAL MONGINEVRA A SUSA

III.

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III.

 

Povera di acque e con umile mormorio scende la Dora fra le roccie di Gimonte a destra e quelle del Chiabertone a sinistra, montagne che ricordano il passaggio di Annibale, e così vicine l'una all'altra, che nei loro tortuosi laberinti par vogliano stringercisi addosso e soffogarci.

Quale spettacolo di spavento in primavera quando le valanghe spiccatesi dall'alto e attraversata la via, si accavallano su la Dora, formando un varco, sotto cui mormora il fiumicello, mentre sovra massi di ghiaccio e di neve si tragitta con bestie e carri non altrimenti che su d'un ponte artifiziale!

Uscendo da anguste gole, si spira aria più libera, e più estesa vi si apre la veduta de' monti e delle valli, toccando il ponte della Comba, sotto il quale scorre la Dora, che accogliendo il tributo di molti rivoletti, ora a cielo aperto mostra le chiare acque, ora modestamente le nasconde sotto le ombre dei pini e dei salici; e qua arginata o libera, colà in ampio letto spaziando, mormora e spumeggia, e, discesa in Cesana, al norte del paese presso un picco selvoso del Chiabertone si disposa al grosso torrente Ripa, da cui piglia l'aggiunto di Riparia.

 

 


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