Giuseppe Regaldi
La Dora

CAPITOLO QUINTO TORINO

I. Un Napolitano e un Piemontese.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

CAPITOLO QUINTO

 

TORINO

 

 

I.

 

Un Napolitano e un Piemontese.

 

Due morti colle palme del martirio, Micca e Giannone, nel maggio del 1858 fra i ruderi della cittadella mi profetavano il prossimo unificarsi d'Italia; e presso al medesimo luogo, indi a pochi giorni dall'ultimo incontro col pastore Giacomo, due vivi mi significarono colle musiche lo stesso concetto.

Erano due giovani popolani che deliziavano gli accorrenti ad un caffè innanzi al teatro Alfieri, il cui nome ricorda i primi onori della tragedia italiana e i primi impeti del nostro politico risorgimento.

Uno di essi era un Viggianese che toccava maestrevolmente l'arpa. Chiamavasi Gennarino Pennella, che garzoncello io avea conosciuto in Malta quand'egli faceva ancor parte della compagnia di undici arpeggiatori diretta da Vincenzo Pezzi e da Maddalena Volo. L'altro, che sonava la ghironda e chiamavasi Pietro, era uno de' figliuoli del pastore Giacomo che udimmo ricordare nella capanna di Bousson.

Ora dirò come i due sonatori, il Napolitano e il Piemontese, si conobbero e furono concordi di musica e di cuore.

 

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2010. Content in this page is licensed under a Creative Commons License