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VIII.
L'insegnamento universitario e le accademie sono lustro antico delle principali città d'Italia. Ma negli atenei e nelle accademie la scienza rimane come infeudata a beneficare soltanto le classi superiori della civile compagnia. La scienza, sole delle menti, deve essere universale come la luce, e la tenebrosa ignoranza dovrà snidarsi dalle officine degli operai, nè più essere sciagurato retaggio del colono, che per noi dissoda la terra.
A tale scopo la moderna civiltà diede largo impulso all'istruzione popolare. Già Vittorino da Feltre, Guarino il Veronese, Enea Silvio Piccolomini, il Casalanzio e l'Emiliani aveano in Italia sperimentato le scuole del popolo. Succedettero nell'arduo aringo altri valenti uomini nostri e stranieri. I nomi del Loke, del Rollin, del Girard, del Pestalozzi, dell'astigiano Goltieri, del Milde saranno sempre benedetti dagli educatori del popolo; nè meno di quelli saranno benedetti Raffaele Lambruschini e Nicolò Tommaseo, che tanta virtù infusero cogli stupendi loro scritti nei metodi dell'insegnamento.
Le dottrine sparse in que' libri trovarono in Torino campo acconcio a radicarsi e fruttificare, coltivate da maestri valorosi. Il popolo si mostrò disposto a riceverle, imperocchè qui era viva la memoria del sacerdote Ghetto, che nel mezzo del secolo passato sotto i portici e nei chiostri della piazza di S. Carlo, e nella chiesa del monastero di santa Pelagia, radunava nei giorni festivi i fanciulli da lui incontrati nelle vie per catechizzarli. Qui era viva la memoria del sacerdote Giulio Sineo, che ad esempio dell'evangelico Ghetto, ed a continuazione dell'opera di lui, sul principio di questo secolo catechizzava nella chiesa di santa Pelagia in idioma piemontese, e con tale eloquenza, che ad ascoltarlo non soltanto i mendici e gl'idioti accorrevano, ma eziandio i ricchi e i dotti. Era viva la memoria del canonico Clemente Pino, che, un anno dopo la compianta morte del Sineo, nel 1831 apriva nelle sue stanze la Società letteraria, che sì vivamente giovò a diffondere ne' giovani il culto de' buoni studi e delle virtù civili.
Ora ci piace ricordare Vincenzo Troya, Lorenzo Valerio, Antonio Rayneri, Domenico Berti, e non pochi altri, pei quali dapprima le scuole di metodo qui lodatamente crebbero e s'ampliarono. Nella Università fu creata una cattedra di pedagogica ora occupata dal cav. Antonio Rayneri, che ne fece studio speciale, come si argomenta da' suoi eccellenti cinque libri della Pedagogica; e furono create scuole normali, da cui escono i maestri e le maestre, che deggiono distribuire il pane dell'istruzione elementare in ogni angolo dello Stato. In questi provvedimenti molto fecero in Torino il Governo, il Municipio e i cittadini.
Ma a dir vero, il beneficio delle scuole di metodo andò scemando, perchè sorsero fazioni a screditare la savia instituzione, e più ancora perchè non pochi usciti da quelle scuole lasciarono le orme degli insigni maestri di pedagogia, facendosi autori di trattatelli e di sistemi, che intenebrano gl'ingegni de' giovanetti.
Deploro il caos degl'incomposti rudimenti nelle scuole dell'adolescenza, e vado a salutare la luce serena nelle scuole dell'infanzia.