Giuseppe Regaldi
La Dora

CAPITOLO QUINTO TORINO

IX. Scuole Infantili.

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IX.

 

Scuole Infantili.

 

Chi di noi non ricorda Ferrante Aporti di Cremona, che fra le fatiche evangeliche e gli studi severi della storia, propugnando ogni maniera di educazione popolare, fu meritamente salutato padre degli asili infantili? Il marchese Tancredi Falletti di Barolo in Torino, primo in Piemonte, fondò asili per l'infanzia, ma non avrebbe bastato a propagarne il culto e il benefizio, senza la voce eloquente e l'opera autorevole dell'Aporti.

Egli in Italia si fece apostolo della pietosa instituzione, e nel 1839 secondo i suoi metodi creavasi in Torino da egregi cittadini la Società delle scuole infantili autorizzata dal Governo. Questa Società provvede ottimamente a sette asili d'infanzia mantenuti dalla carità pubblica.

Altri furono aperti, perchè qui le buone instituzioni progredirono sempre con rara felicità, sicchè i bimbi dell'artigiano e dell'indigente sono largamente beneficati.

Il cremonese promotore degli asili vide che, a far sempre più prosperare la sua diletta instituzione, il popolo prendeva dalla Reggia utili esempi di carità cristiana, e, provando una gioia ineffabile, nel 1853 esclamava sulle rive della Dora.

«Sia gloria al magnanimo Re Carlo Alberto, che le instituzioni infantili incoraggiò ne' primi promotori, gloria alla Regina sua augusta consorte, che ne seguì l'esempio, gloria al Re Vittorio Emanuele, che emulando la paterna generosità, conserva quanto egli fondò, e cogli onori conferiti, indicò luminosamente quanto ami ed apprezzi questa maniera di beneficenza educatrice. Sia gratitudine e riverenza all'augusta Maria Adelaide, che da Regina protegge di affetto efficace codeste instituzioni, che proteggeva da principessa».

L'esultanza dell'Aporti era il tripudio degli Apostoli di Cristo nel trionfo della fede e della carità. Veramente ogni anima pia si sente commossa visitando il regale asilo de' fanciulli eretto dalle Regine Maria Teresa e Maria Adelaide, ora sovranamente mantenuto dal nostro augusto Re, e con ogni sollecitudine vegliato dal R. Elemosiniere, il teologo cav. Antonio Pavarino, e da cinque Suore di S. Giuseppe di Pinerolo. L'Asilo è situato sotto il tetto dell'istessa Reggia; ed io lo visitai mentre i trecento bimbi ivi protetti, levando le manine, cantavano in versi una preghiera, con cui riconoscenti invocano la benedizione del Cielo sulla Real Famiglia. La preghiera degl'innocenti, portata dagli angeli in cielo, sia accolta dal Dio delle misericordie, e sarà benedizione a tutta Italia!

Visitai eziandio più volte la scuola infantile per gli agiati nella via dell'Ospedale. La fondò lo stesso Aporti, e il conte Carlo Boncompagni continua prosperamente la pia opera, giovando agli agiati ed ai poveri, perchè ogni somma eccedente le spese per quella scuola vien data a beneficio degli Asili aperti agli indigenti.

Visitai pure nella via Oporto l'asilo aperto dalla liberalità del conte Camillo Benso di Cavour. Solerte direttore di quell'instituto è il teologo Pagnone, che in funebre discorso saviamente ne ricordava il benefattore, dicendo: «Una prova che la Provvidenza protegge e sospinge l'opera nostra, si è che le procaccia larghe beneficenze di insigni benefattori. Il conte Camillo di Cavour che desiderò nuove glorie alla Dinastia regnante, non trascurò i tapinelli; ei che mirò a far grande l'Italia, non obbliò i minimi fra i Piemontesi: oltre la tenera pietà che ne sentiva, ben sapeva che il risorgimento di una nazione non è mai stabile e sicuro, ove le masse popolari non siano sufficientemente educate. Quindi egli in vita fu promotore ardente, anzi confondatore de' nostri Asili, e morendo li dotava di una parte delle sue sostanze, che, raddoppiata ancora dal nipote, varrà da sola a creare un novello asilo. Questa generosa emulazione fra un testatore e il suo erede, questa nobilissima gara di chi muore e di chi sopravvive è di memorabile esempio, degnissimo di venire dai doviziosi cittadini imitato».

Sia benedetta sempre la instituzione degli Asili infantili! In questo secolo di continue riforme non osi alcuno snaturarla colla smania di migliorare. Ai parvoli negli Asili voglionsi le cure di madre amorevole, non i precetti di faticosa institutrice.

I bimbi abbisognano di affetto più che di studio, di armonie più che di discorsi, come gli usignoletti che ne' loro nidi imparano ad aprire le alucce al primo volo fra il mormorio dei zeffiri e l'olezzo delle rose.

Insomma gli Asili infantili, più che scuole d'istruzione popolare, deggiono essere santuari di carità cristiana.

 

 


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