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X.
Niccolò Tommaseo scriveva: «I suoi civili vantaggi deve il Piemonte ai morali suoi pregi; dico, l'austero costume, l'operosità nelle industrie e nelle armi, la riverenza spontanea all'autorità, il docile attento riguardo a ogni luce di bene e di bello da qual mai parte venisse, il culto delle tradizioni, l'esercizio della fede religiosa massimamente nelle opere di carità. Sebbene le città italiane siano più o meno di carità monumenti, e quasi templi edificati a quel Dio ch'è amore; Torino in mezzo a tante grandezze di beneficenza non per tanto grandeggia; e con nuove istituzioni simili corona le antiche, anche in questo più vivamente antica delle altre sorelle, e più veramente moderna». Queste solenni parole io vado ripetendo mentre ricordo le pie instituzioni di Torino. La più grande a quest'uopo ebbe principio ed ordinamento da Carlo Emanuele il Grande e da Vittorio Amedeo II, denominandosi l'Ospizio di Carità. Con esso, con altri somiglianti fondati nelle principali città dello Stato, e colle Congregazioni di Carità estese per tutti i minori paesi, in guisa che nessuno ne fosse privo, intendevasi a sbandire la mendicità vagabonda. Rimangono gli statuti e parte dei loro beneficii, ma l'opera de' fondatori fu monca; onde J. Bernardi disse: «L'opera dei due Principi, incominciata in Piemonte sul principio del secolo decimottavo e intesa a sbandire la mendicità da tutto lo Stato, per isvilupparsi e giugnere al suo maggiore perfezionamento, dovea tener fisso e inalterabile il fine, e giovarsi della esperienza continuata ed intelligente per conseguirla: lo che per colpa dei tempi e talvolta anche degli uomini, che dimenticano ogni passato per far tutto da sè, non accadde».
Oltre il R. Spedale di Carità, Torino ha lo Spedale maggiore di S. Giovanni; quello de' Santi Maurizio e Lazzaro; il Militare divisionario; quello di S. Luigi; il Regio Manicomio; la Compagnia di S. Paolo, che regge le case di educazione femminile del Soccorso e del Deposito, ed il Monte di Pietà: l'Istituto Pio, che soccorre a domicilio i poveri infermi; il Dispensario Oftalmico; lo Spedale della Maternità; la Compagnia delle puerpere; l'Ergastolo; il Ricovero di Mendicità; il Ritiro delle Rosine; l'Istituto della Provvidenza; il Conservatorio delle Sapelline; il Ricetto delle povere orfane; il Ritiro delle figlie dei militari; l'Opera della Mendicità istruita; l'Opera Pia del Rifugio; l'Ospizio de' Catecumeni; il Regio Convitto delle Vedove Nobili; la Compagnia della Misericordia che assiste ai carcerati; la Regia Scuola normale dei Sordo-muti; la Casa di Sant'Anna presso la Consolata; il Regio Stabilimento Ortopedico; l'Istituto di Santa Zita e l'Asilo dei lattanti. Questi istituti insieme considerati hanno il doppio merito di alleviare i dolori della vita e di educare, ed onorano il cuore benefico del popolo Subalpino e de' suoi Principi.