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XI.
Il Canonico Giuseppe Cottolengo.
Il più maraviglioso degli instituti di carità è in Borgo Dora, la Piccola Casa della Divina Provvidenza, che si può definire colle parole del Baricco, il compendio di tutte le umane miserie ed il trionfo della cristiana beneficenza.
Fondatore ne fu il canonico Giuseppe Cottolengo da Chieri. Egli eresse una casa, nella quale, ripeteremo volentieri con Defendente Sacchi, come nel Panteon degli antichi stavano le immagini di tutti gli Dei, sono eretti tutti gl'instituti di beneficenza.
Giova ricordare l'origine della Piccola Casa. Una povera donna straniera, da Milano moveva per Lione col marito e tre figliuoli; e passando per Torino, nel due settembre 1827, infermò nell'albergo della Dogana Vecchia. Fu portata qua e là per ricoverarla in qualche spedale, ma priva de' titoli richiesti non fu accolta, onde, travagliata dai disagi del trasporto, presto morì la infelice in quell'albergo fra le smanie della famiglia desolata.
A spettacolo sì compassionevole trovossi presente il canonico Cottolengo, che di conforti religiosi avea soccorso la inferma straniera nelle ultime ore di vita. Egli, adempiuto l'ufficio di sacerdote e rattristato del caso doloroso, andò a conferire colla Congregazione del Corpus Domini, di cui era socio, intorno alla deliberazione da lui presa di preparare un ricovero ai miseri abbandonati per le vie, ed agli infelici privi di aiuto, come la inferma straniera della Dogana Vecchia.
La Congregazione lodò ed agevolò la pia proposta, onde il Cottolengo, semplice e retto di cuore, innamorato del maggior bene degli uomini, e fidente nella suprema Provvidenza, cominciò l'opera benefica nel 1828 da una piccola infermeria, aperta nella casa della Volta rossa. La infermeria, nel 1831, da lui trasferita, dove ora si trova, nella regione di Valdocco, fu il fondamento alla Piccola Casa della Divina Provvidenza sotto gli auspìci di San Vincenzo de' Paoli.
Non è più piccola ma vasta casa di carità quella del Cottolengo, che accoglie poveri di ogni condizione e d'ogni età, dal bambino al decrepito, dal sano all'incurabile. Ma come il Cottolengo procacciò i mezzi a mantenere dodici istituzioni da lui fondate e insieme congiunte? Come potè creare spedali, farmacie, scuole, asili d'infanzia ed officine di arti e mestieri per una famiglia di duemila e più poveri?
Sua ricchezza e possanza fu la fede nella divina Provvidenza, la fede viva, colla quale Pietro l'Eremita predicò le Crociate, la fede accompagnata dalle opere, senza cui sarebbe inutile; perciò in uno dei cortili della Piccola Casa, sulla parete di rincontro alla statua di San Vincenzo de' Paoli, leggesi: Fides sine operibus mortua est.
Il fondatore della Piccola Casa morì nell'aprile del 1842 e Monsignor Lorenzo Renaldi, vescovo di Pinerolo, che ne dettò con sacra facondia l'Elogio storico, pubblicandolo, giustamente lo intitolava al canonico Luigi Anglesio, che al fondatore succedette nelle virtù e nella direzione dell'Opera benedetta.
Visitando la Piccola Casa andai ad inchinarmi alla tomba del Cottolengo. Egli è sepolto, come desiderò, sotto l'altare di Maria Vergine, innanzi a cui, fra cento e cento quadretti in cui sono effigiati i tanti santuari di Maria sparsi pel mondo, il piissimo uomo soleva prostrarsi ed invocare a pro degli infelici la celeste misericordia. Egli riposa nella casa da lui edificata, tra i poveri da lui protetti, come padre fra' diletti figliuoli.
In Londra Cristoforo Wren è sepolto nella Basilica di San Paolo da lui architettata. In Malta l'armigero pittore delle Calabrie, Mattia Preti, dorme fra i sepolcri della soglia blasonica nella cavalleresca chiesa di S. Giovanni, da lui dipinta. In Catania nel monastero dei PP. Benedettini il celebre organo versa le armonie sulla tomba del suo autore. In Stresa il sodalizio della Carità inneggia sulle ceneri del suo fondatore, Antonio Rosmini; e così pure al sepolcro del Cottolengo è monumento la sua stessa opera, la Piccola Casa della divina Provvidenza. Sulle sue ceneri suona la perenne preghiera di due mila poveri, mentre in Roma si tratta la causa della beatificazione di lui.
Gli uomini, come il Cottolengo, sono santi in tutte le religioni, e li canonizza l'umanità riconoscente.