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XV.
«Non ha il Piemonte un'antica successione di scuola pittorica come altri Stati, nè perciò ha men diritto di aver luogo nella storia della Pittura».
Così scrisse il Lanzi. Ma oggi Torino acquistò tali elementi di vita artistica da gareggiare colle più illustri città sorelle, onde stimo bene d'indagare le origini di questa sua crescente gloria.
Fino dal 1652 in Torino si era creata una Società di Artisti, denominata Università di pittori, scultori ed architetti, detta anche Compagnia di S. Luca, la quale nel 1675 cominciò ad acquistar fama aggregandosi all'Accademia Romana dello stesso nome. Crebbe di autorità ai tempi della Reggente Duchessa Maria Giovanna Battista di Savoia, che nel decreto del 29 agosto 1678 la prese a proteggere in singolar modo e le assegnò sede nei reali palagi.
Nel 1716 l'Accademia di scultori, pittori ed architetti ebbe a suo uso dal Governo parecchie sale nel palazzo della R. Università, e nel 1778 il re Vittorio Amedeo III, riconoscendo le Arti liberali altrettanto utili quanto gloriose in ogni Governo, decretò e promulgò nuovi regolamenti, fondò premi e concorsi, ed all'Accademia conferi il titolo di Regia. Nobili instituzioni, che vennero meritamente illustrate con medaglie a bella posta coniate.
Le arti, trascurate poi dalla bellicosa dominazione francese, al ritorno dei Reali di Savoia ripresero vita.
Nel 1821 il re Carlo Felice creò direttore della R. Accademia Giovanni Battista Biscarra, nominandolo ad un tempo suo primo pittore, capo e maestro delle scuole di pittura e di disegno.
Il Biscarra portò da Roma su le rive della Dora i severi precetti della scuola classica e i nobili esempi del suo pennello nel quadro il Caino, che adorna le pareti della nostra Accademia; e nuovi progressi si prepararono alle Arti.
Nel 1833 re Carlo Alberto donò all'Accademia il palazzo che oggi occupa nell'isolato di S. Francesco di Paola. Allora all'Accademia fu aggiunto il titolo di Albertina, nè invano, perchè re Carlo Alberto aperse un periodo nuovo alle arti protette, sì per la sua munificenza, come per le felici disposizioni degli ingegni subalpini.