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XXVI.
Il castello di Sàntena non mostra segni della prima sua costruzione: ora è magnifico palazzo, con ai fianchi la torre che appartenne al conte di Baldissero. Assai pittoresca è quella torre merlata con finestroni e feritoie di foggia gotica, e folta di edera che le si abbarbica bizzarramente sui rossi mattoni.
Dal castello per doppia e bella gradinata si scende verso levante nel fiorito parco, che stendesi ampiamente, allegro per giardini ed ombrosi viali fra olmi, quercie e platani annosi.
Filippo Cordova ed io, accompagnati da cortesi persone, entrammo a visitare le vaste ed ornate sale del castello, che furono frequente soggiorno al Conte Camillo.
Ammirammo effigiati dai pittori scenografi Vacca e Fabrizi alcuni episodi dell'Iliade, fra i quali vedesi Achille che dietro al carro trionfale trascina intorno alle mura di Troia il miserando cadavere di Ettore. Quello spettacolo di morte contrasta coi quattro leggiadri puttini che sorridenti si dispiccano dalla vôlta, quasi se fatti a rilievo.
Vedemmo inoltre ritratti di parecchi della famiglia Cavour e la effigie dei santi uomini Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, ed Amedeo di Clermont, principe e vescovo di Losanna, congiunti di sangue ai Cavour dal lato materno.
Il Conte Camillo era figlio secondogenito d'una De Sellon, ginevrina, nipote del celebre conte Sellon che propugnò l'abolizione della pena di morte, onorando e premiando chi meglio scrivesse intorno a così arduo argomento, e fondò la Società della Pace, con cui voleva por fine alle perpetue discordie del genere umano.
Il Cordova, additandomi appesa ad una parete l'effigie del conte Sellon, avvertiva che i lineamenti del suo sembiante ricordano quelli del nipote Camillo, e dalla somiglianza dei loro volti facendosi a ragionare della corrispondenza de' loro intelletti, assennatamente mi disse:
- «Le opinioni e le tendenze degli uomini traggono origine talvolta da certe alleanze di famiglia che sfuggono per ordinario allo studio de' biografi.
«Se Camillo Cavour nasceva da una dama piemontese, fosse anche stato il primogenito, non sarebbe forse riuscito liberale uomo di Stato e riformatore attissimo a scuotere i pregiudizi del suo sangue. Ma figlio di una Sellon, parente al fisico De La Rive, sino dall'infanzia in consorzio con uomini di culti diversi, e addetti alle scienze ed al commercio, apprese le forze vive dell'età moderna: ed aspirando a dirigerle, invece di ristarsi nell'ozio uggioso dell'aristocrazia, egli si fece capo della borghesia intelligente ed operosa.
«Nel Conte Camillo, nell'uomo che riformava il sistema daziario e partecipava alle grandi imprese dell'industria, nell'uomo che, amando il governo libero, promoveva la riforma della legislazione penale e aboliva privilegi ecclesiastici, tu non ravvisi il figlio dell'antico vicario politico di Torino, il nipote di tanti governatori, prelati e cavalieri dell'Annunziata che costituiscono la maggior gloria della sua famiglia paterna, ma vi ravvisi meglio colui che per metà cittadino di Ginevra, sulle rive del Lemano avea raccolto le recenti tradizioni di Rousseau, della Staël, di Beniamino Constant, del Guizot, del Duca di Broglie; insomma il nipote del celebre Sellon, che esercitò nobilmente la Banca, ed era legato in amicizia cogli uomini che prepararono la Rivoluzione del 1830 in Parigi».