Giuseppe Regaldi
La Dora

CAPITOLO QUINTO TORINO

XXIX.

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XXIX.

 

Due giorni di lutto sublime vidi in Torino. L'uno fu quello in cui, muti i teatri e messi i diari a profondo corrotto, si celebrarono i funerali del conte Camillo Cavour con tale accompagnamento di ordini civili e religiosi e di popolo lagrimante, che meritava di essere eternato dall'arte. Il napolitano architetto Cipolla aveva con bel pensiero proposto di rappresentarne gl'insoliti funerali nei fregi intorno al monumento nazionale, come usarono gli Egizi effigiare le trionfali processioni dei Faraoni nei monumenti di Tebe.

L'altro giorno di lutto fu l'anniversario delle vittime del Settembre.

Più volte aveva assistito ai tripudi torinesi nelle feste civili fra mostre militari, musiche e fuochi artificiali. Oh quale mutamento! Fu tristo spettacolo vedere la generosa Torino che si abbandonava al dolore per la memoria di pubblica sventura. Le botteghe erano chiuse o parate a lutto, e drappi neri pendevano da parecchie finestre e dal gran balcone del palazzo municipale. Splendevano candelabri funerari e sventolavano neri gonfaloni nella grandiosa piazza Vittorio Emanuele gremita di popolo atteggiato a tristezza, colla dignità, onde il Piemonte suole significare le gioie e i dolori della patria.

Appiè de' ridenti côlli che si specchiano nelle acque del Po, sotto al peristilio del tempio sacro alla gran Madre di Dio, parato a nero, sorgeva un altare, e innanzi ad esso un catafalco, intorno a cui deposero i loro vessilli le diverse compagnie cittadine.

Il Sindaco e i Consiglieri del Municipio, il primo Magistrato politico della Provincia, i membri del Parlamento e di varie associazioni, e il Comitato dirigente la solennità mortuaria assistettero in posti distinti alla funebre messa celebrata nell'atrio del tempio votivo.

Poscia di colà cominciò il lagrimoso corteggio preceduto dall'asta su cui era portata la corona da deporre sui sepolcri delle vittime del settembre, espressione della pietà cittadina. Seguivano le musiche, con un drappello della Guardia Nazionale; il Sindaco col Municipio; membri del Parlamento con preclari uomini di ogni terra italiana; il Comitato centrale, e i rappresentanti della Stampa e delle diverse Associazioni con nastri funebri al braccio e colle bandiere coperte di veli neri.

Il luttuoso corteggio percorse le vie di Po, Piazza Castello e Doragrossa sino agli archi che conducono al palazzo municipale. Entrato nel Corso di Porta Milano si condusse al Camposanto, e quivi depose bandiere e corone sulle sepolture delle vittime infelici.

Mi sento l'animo pieno di morte, e ritorno alle tombe!

 

 


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