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IV.
Scendendo dal Monginevra con una guida ben pratica dei luoghi, attratto dalla varietà delle vedute silvestri, lasciai la via de' carri e volsi a destra della Dora internandomi per intricati meandri di balze e valli; e dopo un'ora di cammino, mi giunse all'orecchio un suono di zampogne ed un belar di armenti, e discoprivo capanne di pastori in estesi prati e tra foreste di larici e di abeti.
Lontano dal rumore e dal fasto delle città, io mi sentiva beato fra le dimore pastorali, che a Torquato Tasso aprirono tanta vena di verginale poesia, ch'egli, non contento di averle già maestrevolmente descritte nell'Aminta, tornò a celebrarle nel settimo canto della Gerusalemme, dove travagliato dal pensiero delle infide corti, forse ritraeva l'ideale di sè stesso, quale avrebbe voluto essere, nel vecchio pastore di Palestina.
A questo io meditava quando sulle cime del Chiabertone levossi una negra nuvola, che a poco a poco stendendosi, andò a congiungersi con altre; sicchè il cielo delle Alpi, poco prima così limpido e sereno da cambiarsi coi cieli dell'Asia e dell'Africa, si fece ad un tratto grave di tenebre e minaccioso. Si direbbe che l'Ariosto fosse colà andato ad inspirarsi quando dettò la maravigliosa ottava:
Stendon le nubi un tenebroso velo
Che nè sole apparir lascia nè stelle.
La folgore serpeggiava fra le nubi e romoreggiavano i tuoni, e non andò guari che piovve a diluvio. Affrettai il passo dietro la guida, che ai fini di Bousson mi condusse a ripararmi nella capanna d'un vecchio pastore suo amico.
Le pastorali capanne di Bousson sorgono da un muricciuolo cementato di calce, conteste di tavole di abete e di larice, ed hanno tutte una capace stalla in due scompartimenti, l'uno per il bestiame, l'altro per il pastore e la sua famiglia.
Quella dove io entrai era delle meglio agiate; imperocchè, in una cameretta separata dalla stalla, sedeva innanzi al focolare il buon vecchio, vestito di panno bigio, con in testa un berretto bianco rincalzato da un cappello di feltro a larghe tese.
Era affisso alla parete un tavolato, dove splendevano nitidi gli utensili della cucina e della pastorizia. A capo del pagliariccio ardeva una lampa innanzi ad un'immagine di Maria, e vi pendeva un rosario che finiva in piccola croce. Accanto all'immagine della Vergine vedevasi una rozza effigie di Napoleone I, ed a questa di riscontro una vecchia sciabola.
- Evviva Giacomo! - sclamò la guida entrando. - Abbiamo un tempaccio del diavolo, ed io vengo da voi con questo viaggiatore per ripararci dall'acqua.
- Siate i ben venuti - rispose il buon vecchio. - Qua; sedete meco al camino, ed asciugatevi. Lucia! porta delle legna.
Ed ecco entrar frettolosa Lucia, la giovine e bella figlia di Giacomo, che, deposta la rocca da cui traeva la lana, con manipoli di secche frondi rese più viva la fiamma del focolare. Poscia riprese la rocca, e, filando, andò a sedere allato al padre.
In quell'ora procellosa Lucia era veramente l'angelo, la stella della consolazione.
Vestiva un giupponcello di panno bigio, una corta gonnella, egualmente di panno di tinta oscura, con un grembiale di tela turchina. La parte superiore del giupponcello terminava a fior di spalle in una listina di mussola, che in gran parte copriva gli avorii del seno. Il volto di Lucia sarebbe stato all'Urbinate un prezioso tipo per le sue madonne. Gli occhi azzurri ed i coralli del breve labbro sfavillavano fra i gigli e le rose del verginale sembiante; ed il cuffiottino di trapunto bianco con due fettucce raccomandato al mento, faceva viemmeglio spiccare quell'angelico viso, sul quale scorrevano a guisa di fila d'oro le ciocche de' biondi capegli.
Giacomo e Lucia sotto la capanna di Bousson mi rappresentavano la vecchiaia e la giovinezza adorne di riverenza e di amore.