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XVII.
Ma il vento delle Alpi rischiara ben tosto l'aria ottenebrata. Ed ecco il generale Bellisle, che, con tutto l'ardore della bollente gioventù, toglie di mano ad un suo uffiziale una bandiera, e corre a piantarla esso medesimo sull'orlo dei nemici trinceramenti.
Vano eroismo! Il Dio degli eserciti, o meglio la Giustizia eterna, tutelava nella Croce di Savoia, nella guardiana dell'Alpi, il dritto delle nazioni; ond'ecco l'ardimentoso Bellisle ferito di baionetta in un braccio nell'atto istesso che piantava la bandiera, e poi di due archibusate l'una nel petto e l'altra nella testa cader morto sul campo, mentre, a tale spettacolo, perduti d'animo i suoi soldati, dànnosi precipitosamente alla fuga.
Allora sonarono gli evviva alla Croce di Savoia, al conte di Bricherasco ed al valor piemontese, vera gloria italiana, che sul colle dell'Assietta, come indi a un secolo sulle rive della Cernaia, splendidamente trionfava.