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XXI.
Fatte da Exilles due miglia di piacevole cammino, giunsi all'allegro Chiomonte (caput montis), bel paese di due mila abitanti, sulla riva destra della Dora, coronato di eccellenti vigneti, che, in ispezie quelli della collina meridionale, danno vini squisiti.
S'incontrano ad ogni passo i tralci delle viti, che serpeggiano su per le pareti delle case, e vi si avviticchiano intorno alle mura; qua densi pergolati ne ombreggiano la via, colà a modo di tappezzerie pendono pampinose ghirlande dai tetti e dalle finestre. Insomma Chiomonte è la festa delle vendemmie, dove Redi e Meli, questi due poeti dei baccanali di Toscana e di Sicilia, avrebbero facilmente trovato da aggiungere qualche nuova pagina ai loro celebrati ditirambi.
Sui gioghi vicini sorgono noci e castagni di smisurata grandezza, e sulle più alte cime veggonsi folte selve di abeti e larici, nido ai camosci, desiderio ai cacciatori. Presso l'Assietta vi hanno due laghi; e diversi torrenti mettono foce nella Dora.
Uscito di Chiomonte per avviarti alla vicina Susa, ti si fanno innanzi a destra due picchi di montagna, dalle cui vette si vede la valle di Fenestrelle, e a sinistra Giaglione, cogli annosi castagni. Indi si passa pel villaggio Gravere, e quivi alpestri spelonche mettono nell'animo sublime orrore; ed il torrente Gelassa romoreggiando ricorda i danni che cagionò co' suoi straripamenti, ed ora arginato da robuste muraglie scorre sino a Susa e va a mescolarsi con le acque della nostra Dora.