Lorenzo Massimi
Saggio sopra lo spirito della medicina

PARTE PRIMA.

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PARTE PRIMA.

Secondo il volgare linguaggio de' Medici, l'Anatomia, è l'occhio dritto della Medicina. Si crede comunemente, che uno, il quale non conosca a perfezione il corpo sano, non sia in grado di guarirlo, quand'è ammalato. Che una mediocre cognizione della struttura delle parti del corpo umano, e dell'uso di esse sia utile ad un Medico, non ha il diritto di negarlo, che il Ciarlatano. Ma che sia poi necessaria una piena, e perfetta cognizione d'Anatomia, che sieno utili tante ricerche minute sopra la struttura, l'ordine, e la figura delle parti, e tante sottigliezze filosofiche sopra l'uso di esse, questo solo desidererei, che mi si dimostrasse. Non sarebbe egli ridicolo quel Pittore, che avendo a rappresentare una caduta di acqua, si mettesse a studiare la scienza de' Projettili, e le proprietà della Parabola? Ma per decidere questo punto qualche cosa di verisimile, consultiamo l'oracolo de' Maestri dell'Arte. Ippocrate lasciò scritto, (ed i suoi sentimenti parrebbe, che quell'Anima grande gli avesse voluti ripetere per bocca di Sidenamio, se si potesse credere alla Pittagorica, che l'Anima dell'Ippocrate Inglese fosse quella dell'Ippocrate di Coo): Qualche Medico, e qualche Filosofo dice, che non si può intendere l'Arte della Medicina, se non si sa cosa è l'Uomo, qual'è la sua formazione, e la maniera con la quale è composto il suo corpo. Tutto quello, che queste genti hanno detto, e scritto intorno la natura, mi pare meno appartenere alla Medicina, che all'arte della Pittura. Galeno, che nell'Anatomia, e Fisiologia ha dato la legge ai Medici sino al tempo di Arveo, e che con tutti i suoi difetti non deve esser privo del titolo di grande, ed utile Anatomico, pure in più luoghi inveisce contro quelli, che si trattengono nelle sottigliezze Anatomiche, le quali non sono di verun'uso nella Pratica Medica. Le minuzie d'allora erano secondo Galeno il cercare quanti fossero i muscoli della lingua, le membrane del cuore, il numero delle vene del medesimo, e come s'impiantassero i nervi nella di lui sostanza. Cosa direbbe mai, se vedesse i Medici ai giorni nostri co' microscopj alla mano, coll'injezioni, e colle legature, ed altri ajuti delle minutissime fibre, reticelle, e glandole miliari nel corpo umano, nelle farsalle, nelle pulci, e nelle ranocchie? Io credo, che Galeno per giustificarli s'immaginarebbe, che questi Medici dalle occupazioni più serie si divertissero in quelle minuzie, come altri nel giuoco della Dama, o degli Scacchj; e bisogna pur confessarlo, che alle volte per quelli giuochi Anatomici ci si prova una passione, che non è ordinaria. Gli errori anche grossolani d'Anatomia qualche volta non recano alcun pregiudizio. Fingetevi un'infiammazione di fegato, ed un Medico Anatomico ignorantissimo immaginarsi essere un infiammazione di milza, la cura con le cavate di sangue, e co' rimedj antiflogistici, e la distrugge; fate che questo Medico non sia tanto ignorante per credere un infiammazione di milza, ma che non sia tanto abile, onde conosca la struttura del fegato dimostrataci dai moderni Anatomici, pure curerà la malattia come tutte le altre infiammazioni; e forse la vincerà. Da che si è scoperta l'interna struttura de' Visceri, ed introdotte si sono nella Fisiologia le leggi della Meccanica, si è forse ritrovata l'arte di guarire le malattie incurabili, e la maniera più facile di curare quelle, che si sapevano guarire? : Anzi si è procurato di bandire dalla Medicina certi rimedj, l'efficacia de' quali era stabilita dall'esperienza, come contrarj a certe teorìe, che si pretendevano fondate sopra alcune leggi della Meccanica; e di sostituirne degli altri, de' quali l'esperienza ha provato la perfetta inutilità, quantunque si fosse dimostrata la loro conformità colle leggi Meccaniche. Ma sia pur falso, che le vaste cognizioni, e le minute sottigliezze Anatomiche poco influiscano sopra la Pratica Medica, sarà sempre vero, esaminando la storia della Medicina, che per il passato abbiano poco influito, e la regola del passato ci suggerisce quella del presente, e dell'avvenire. Ippocrate, le di cui cognizioni Anatomiche erano poco più superiori a quelle de' nostri principianti Chirurghi, ha notato il corso delle malattie, i loro segni, i loro accidenti, e a gran ragione si può chiamare la stella polare della Medicina, ed il lasciarlo di mira è un esporsi a pericolo d'incorrere in gravi errori. I rimedj più efficaci sono il frutto dell'esperienza degli Antichi poco, o nulla Anatomici. Ella è appoggiata sopra fondamenti così stabili, e sodi, che hanno resistito ai tempi, alle dispute, alle vicende delle opinioni; noi seguitiamo ancora delle regole dettate dalla veneranda Antichità, e le nuove scoperte non hanno fatt'altro, che dar loro una nuova autorità. Erasistrato, che nell'Anatomia avea fatti dei progressi più grandi, che i suoi antecessori, non per questo si era nella Pratica perfezionato, anzi avea deteriorato di molto, mentre si era reso nemico dei più valevoli soccorsi dell'Arte, la sanguigna, e la purga. L'Arveo, il grand'Arveo che scoprì la circolazione del sangue, come fu risguardato a Londra? Come un Incisore di pulci, serpenti, farfalle, capre, ed altri animali; e la sua maniera di medicare corrispondeva appuntino all'idea, che se ne avea per la Città. Non seppe medicare una sciatica; non fu capace di distinguere un ostruzione del Mesenterio da un Aneurisma; diede un purgante in tale quantità, che l'infermo sebbene trovasse uno Speziale, che gli minorò la dose per metà, con tuttociò fece da ottanta evacuazioni. (Ged. Harv. de art. curand morb. expect.) Il celebre Anatomico Winslov, perchè conosceva le ultime minuzie del corpo umano, ed i più minuti fili de nervi, si maravigliava ad ogni momento come quella machina potesse reggere: quindi è, che quando dava una mezz'oncia di manna, andava sollecito, ed ansioso a pregare la Vergine SS. acciò impedisse l'ipercatarsi al suo infermo. Il famoso Duvernei ebbe una malattia leggiera, ma ingrandita col microscopio delle cognizioni Anatomiche. Si credeva già vicino a morire, quando M. Molin gli disse: "Voi conoscete bene il vostro corpo, ma non lo sapete guarire, io che non lo conosco, ve lo guarirò": e l'Anatomico guarì. Tutto ciò, che fin'ora si è detto sopra l'Anatomia, potrebbesi confermare con delle altre prove, le quali per altro non meriterebbero luogo in un breve saggio. Solamente mi prenderò la libertà di avvertire, che l'Anatomia pratica debba essere eccettuata, quella che c'insegna a consultare i cadaveri, Maestri muti sì, ma più eloquenti de' nostri Medici parlatori: da quelli si deve apprendere a non voler qualche volta più sapere quello, che con pompa si affetta saper da molti, e si deve imparare a professar pubblicamente sopra le cause, e le sedi di alcune malattie una perfetta ignoranza.

La Chimica, che ci scuopre i più remoti elementi delle piante salubri, e dei sassi virtuosi, parrebbe ad un Medico necessaria; aggiungasi, che senza la di lei cognizione alle volte si fanno mescolanze di certi rimedj innocenti, i quali uniti diventano poi veleni, come il sale armoniaco, il mercurio dolce, l'antimonio diaforetico, sal di nitro, e simili.

L'Analisi che sa? Distrugge tutti i minimi componimenti, e non ci può far vedere i veri principj de' corpi; figuratevi, che un magnifico Palazzo vada in cenere, e ditemi se potrete riconoscere la distribuzione degli appartamenti, la materia de' mobili, l'ordine, e la bellezza de' specchj, pitture, e statue? Il fuoco altera, scompone, distrugge gli elementi de' corpi, e fa nascere delle nuove combinazioni. Il cavolo, e la bella Donna somministrano gl'istessi principj in qualità, e quantità; e pure uno è veleno, e l'altro è un erba da mangiare. L'aloe, e l'opio ci danno la medesima Analisi, benchè uno sia il correttivo dell'altro. Quante acque minerali alla prova del fuoco non danno gl'istessi principj Chimici? eppure alcune sono purgative, e le altre . Pace dixerim clarorum Auctorum, (osserva a proposito il gran Chimico Boeraave ne' prolegom.) destillando, fermentando, putrefaciendo, urendo ita immutatur singularis cuique crasis, indeque hærens actio imprimis medicata, ut sollicitissima cautione cum cura utendum sit, antequam fas erit ex his pronunciare de constituenda actionum illarum causa. Cosa mai ci hanno, giovato tanti sforzi, e tanti lavori de' Chimici per la pratica della Medicina? Le tinture di Antimonio fatte con tanta diligenza, e fatica, cos'altro sono, che le tinture di solfo comune, che con tanta facilità si possono estrarre? E il balsamo, che si fa con il sale cavato dalle scorie antimoniali, e con gli olj stillatizj, per rapporto alla sua virtù, ha egli qualche cosa di più particolare, che il balsamo di solfo comune? Neppure nel Cinabbro d'Antimonio, sebbene sia rettificato con delle reiterate sublimazioni, trovo io virtù maggiore, che nel Cinabbro comune. Queste idee, che ho degli Antimoniali, tuttochè stravaganti sieno, e singolari, non lasciano però di essere simili a quelle, che avea di quelle preparazioni il celebre Chimico Offmanno. Il vino d'Antimonio dato a poche goccie è un famoso sudorifero, dato in maggior dose è un purgante, e vomitatorio, se crediamo ad uno de' più illuminati Pratici dell'Inghilterra, Huxam: E veramente si può chiamare un rimedio universale, senza che si facciano tante preparazioni così laboriose dei rimedj Chimici, dei solfi dorati di Antimonio, dei diaforetici minerali, delle polveri dell'Algarot, dei butiri, e cinabbri antimoniali . Sono nate tante preparazioni di Mercurio; e pure al detto dei migliori Medici sono poche quelle, che corrispondono alle promesse degli Autori: in molti casi opera meglio il Mercurio crudo particolarmente applicato al di fuori. È ben vero però, che vi sono delle preparazioni mercuriali, che hanno guarito delle malattie, le quali a tutt'altra sorta di rimedj aveano posto un ostacolo invincibile. Io stesso ho veduto qui in Roma l'Arcano corallino, maneggiato da un gran Maestro dell'Arte far de' prodigi: per il Turbit minerale basti dire, che il gran Sidenamio se l'era reso famigliare, e che con questo facea delle cure strepitose. Dopo gli avvertimenti del Boeraave, e le osservazioni del Sanchez fatte nella Moscovia, il Vans-wieten uomo elevato, e sublime per le dignità,, ma molto più per il suo genio, e sapere, ha procurato di rendere l'uso del sublimato corrosivo celebre, e comune. L'istesso dicasi di tant'altre preparazioni mercuriali. Quello, che si può, e che si deve dire appresso una ben lunga, e fondata esperienza si è, che questi rimedj mercuriali dati in buona dose nei mali, che meritano qualche attenzione, molte volte fanno della guarigioni plausibili, e prodigiose; moltissime volte però producono degli effetti funesti, e delle luttuose conseguenze: dati poi in dose piccola il più delle volte non giovano; ed io in questo caso non so riconoscere altro effetto, che quello di distruggere l'appetito, ed il vigore dello stomaco, di produrre delle cardialgie, e dei disturbi in tutta l'Economia animale. Dunque parlando generalmente l'uso del Mercurio crudo è più sicuro, è più costante, ed è più universale. Il ferro in sostanza è un rimedio da anteporsi ai Zafferani di Marte aperienti, e astringenti, ai sali di Riviere, alle tinture marziali acide, e alcaline, e a tutte le altre decantate faticose preparazioni de' Chimici. La preminenza del ferro semplice sopra le altre sue composizioni a giorni nostri non ha il diritto di negarla, se non un Professore o appassionato, o ignorante. L'opio è meglio dato crudo, che corretto, e mascherato in pillole, laudani, ed elettuarj. Dopo che l'uso della China fu introdotto, la Chimica volle subito fare i suoi sforzi; lavorò tinture, estratti, magisteri, decotti &c. ma alla fine si deve confessare, che il metodo di dar la china più conveniente e al decoro de' Medici, e alla salute degl'Infermi, si è di darla in polvere. Questi sono i rimedj, con i quali si procura di distruggere la maggior parte delle malattie del corpo umano, e sono veramente i principali, e i più valevoli; sono quelli sopra de' quali la Chimica ha lavorato più che mai, ed i suoi sforzi sono stati quasi sempre inutili. Cosa dirò delle spese, e fatiche immense impiegate sopra tanti altri rimedj, i quali sono riusciti poco meno che inutili, e qualche volta perniciosi? Vi sono de' Chimici, e ancora di quelli, il merito de' quali è molto superiore alla loro gran fama, che hanno decretato, che i sali volatili del Cranio umano sono specifici per l'Epilessia; quelli della Vipera per le febbri, e particolarmente esantematiche; quelli del corno di Cervo per le malattie nervose, e convulsive. Io per me con la guida del Boeraave li trovo tutti gl'istessi; e la differenza che vi rilevo, essendo infinitamente piccola, bisogna che io la disprezzi quando ho da calcolare gli effetti cagionati da questi sali volatili nel corpo umano. I balsami di solfo, che ci lavorano i Chimici, e ce li decantano per sovrano specifico contro alcune malattie de' polmoni, niente possono paragonarsi a quel balsamo semplicissimo, che ci lavora la Natura, al miele? Se volessimo dar fede ai Chimici, l'Antietico del Poterio è un rimedio così eccellente nell'Etisìa, che con una maniera vittoriosa ha guarito degli Etici confermati, e moribondi. Ma in un male, in cui i polmoni per lo più sono imbarazzati da tubercoli, da piccoli scirri, dalle ostruzioni di materia linfatica, tenace, e qualche volta lapidea; ognun vede cosa si possa sperare, anzi si debba temere da un rimedio, che alla fine non è altro, che una calce metallica; e l'esperienza ogni giorno di ciò disingannando alcuni Medici, che pur vorrebbero osservare il contrario. Io voglio tacere per non esser nojoso; parlo alle persone illuminate, e agli spiriti liberi, e sciolti dal laccio de' pregiudizi; parlo a quelli, che fiancheggiati da una luminosa teoria per un verso, e da una fedele, e lunga esperienza per altro, hanno saputo distinguere, e rigettare i rimedj introdotti dalla bizzarria delle mode, dalla viltà dell'interesse, e dalla superbia della filosofia. Io lo ripeto, perchè non l'ho mai detto abbastanza: le cognizioni della Chimica tutte vaste, ed immense che sono, poco hanno giovato per rendere più agile, e felice la pratica di coloro, che si sono immersi in questo genere di studj. Il famoso Chimico Lemerì il giovine era un infelice Pratico fino a formare un fosforo della malattia di una Principessa. Al contrario il celebre Geofroi vero sapiente Chimico posti da parte tutti i processi Chimici nel curare gl'infermi, era attento ai movimenti della Natura, e diceva di non poter andare a dritta, o sinistra senza il di lei ajuto. Onde con le sue immense cognizioni Chimiche era poco, o nulla superiore ad un'altro Medico, che poco, o nulla Chimico sappia marciare solamente questo principio. Finalmente si ricordi ognuno, che lo Stalio con tutte le sue gloriose, ed immortali scoperte Chimiche, da vecchio non adoprava altro, che il sal marino.

Se io elimino la scienza de' Bottanici fuori della prevenzione d'un entusiasta, o dell'austerità d'un cinico, veggo bene quanto sia duro, e spinoso il voler apprendere la sola lingua de' medesimi; e si ottenesse almeno l'intento, appresa che ella sia. Tutti i metodi a un dipresso sono fallaci, perchè si vuole giudicare di un tutto da una sola sua parte, e il metodo del Linneo tanto alla moda è mancante al pari degli altri, perchè alle volte unisce insieme certe cose, che la natura avea separate come una pianta, ed un albero, e vi è il grand'inconveniente di dovere andare ad arborizzare col microscopio alla mano per osservare gli stami (la base del metodo Linneano) che sono invisibili in qualche pianta. Ma sia pur facile l'acquisto di questa scienza, che giovamento ha ella recato alla pratica della Medicina? Gli Antichi rigidi osservatori delle virtù delle piante, poco curavano la loro descrizione: i Moderni tutti occupati nel descrivere, e dipingere l'esteriore delle medesime, poco si curano della virtù. È ben vero, che i Bottanici della nostra età hanno scoperto dei rimedj a molti mali appropriatissimi; ma queste scoperte ritrovano un compenso, se non superiore, almeno eguale nell'antica maniera di medicare. Se si un'occhiata all'utile prodotto da una schiera di Accademici dell'Europa, da quelle teste cariche di un grand'ammasso di processi Chimici, di descrizioni, e di analisi di piante; se si bilancia il vantaggio recatoci da tanti orti, e giardini, monumento più della polizìa, che della sodezza di questa scienza, da tanti viaggi fatti per ordine de' Monarchi, e d'Accademie per rintracciare nuovi generi di piante; si vedrà quanto mai è piccolo in paragone di quello, che ci han prodotto i selvaggi ignoranti Americani coll'insegnarci l'uso della China, Ipecacuana, e Simaruba! Gli Americani della Virginia guariscono la podagra, ed altri mali incurabili, come pure fanno quelli del Canadà, delle altre Provincie dell'America, e curano tutti i mali di Chirurgia senza ferro, e con i soli vegetabili, se vogliamo dar fede alle relazioni de' più veridici, ed accreditati viaggiatori. La China conosciuta che fu in Europa, fu ella subito sbandita dalla Medicina come rimedio sospetto, e pregiudizievole. I Giudici furono i primarj Medici del loro secolo Baglivi, Ramazzini, Boeraave; e noi al giorno d'oggi saressimo privi del più valevole soccorso dell'arte, se non fosse stato un Empirico, il quale il primo ci ha fatto conoscere, che la China data a pochi grani come si faceva prima, non toglieva che pochi grani di febbre; data ad oncie portava intieramente via l'infermità. Al contrario il più rinomato Bottanico dei nostri tempi, e il più degno di esserlo M. de Tournefort, non era già il più felice Pratico. Egli stesso diceva, che quando purgava gli ammalati, o dovevano eglino evacuare gli umori, o pure l'anima, perchè li dosava bene. Ditemi in grazia, se questo grand'uomo con tutte le sue immense cognizioni bottaniche si sia acquistata la metà della riputazione, che avea un povero Contadino del piccolo Borgo di Chaudrai in Francia. La moltitudine degl'infermi, che ricorrevano a questo Contadino era tale, che si stabilirono delle pubbliche Vetture per quelli, che volevano andarlo a trovare, le quali partivano regolarmente ogni settimana nei giorni assegnati. Si fondarono delle case intorno al suo Villaggio per commodo di quelli, che andavano a consultarlo, e vi andavano dalle Provincie le più remote; questo Contadino non curava i suoi infermi se non con poche, e semplici erbe, che crescevano d'intorno, ed era il Medico della Francia.

Dopo tutto ciò, che ho detto, se qualcuno malgrado le mie semplici, e chiare proteste mi farà il torto di credere, che io voglia esigliare dalla Medicina l'Anatomia, la Chimica, e la Bottanica, mi permetta di dirgli, che per quella volta non ho l'onore di essere da lui capito. Io pretendo, che il Medico, il quale si prende l'assunto di conservare la sanità del genere umano, e di ristabilirla quand'è perduta, abbia delle cognizioni Anatomiche, Chimiche, e Bottaniche; ma sono di parere ancora, che non consumi tra l'orrore de' cadaveri umani, e le grida degli animali spiranti, tra il fumo pestifero de' fornelli, e di lambicchi, in mezzo alle verdeggianti campagne quel tempo, che indispensabilmente si deve impiegare al letto degli ammalati, acciocchè non si possa far de' rimproveri al Medico come troppo attento a quello, che non sembra essere del tutto necessario alla sua professione. Se dunque l'Anatomia, la Chimica, e la Bottanica influiscono così poco nella pratica della Medicina, molto meno influiranno le Matematiche, e non sono molto lontano dal credere, che l'applicazione della Geometria, che si fa all'Anatomia, ed alla Terapeutica, è vana, ed inutile; la manìa di calcolare è diventata malattia epidemica; si è calcolata la quantità del sangue, il numero de' vasi capillari, la forza del cuore, la separazione della bile, l'escrezione dell'orina, la velocità degli spiriti animali; si è spinta più in la stravaganza col fissare la dose dei rimedj per le ordinate di una curva, i di cui diversi segmenti rappresentino il corso della vita umana. Per vedere quanto ridicoli sieno i calcoli dei nostri Medici Geometri, basta solo esaminare quelli, che sono stati lavorati sopra la forza del cuore, e dello stomaco. Il Borelli pretendeva, che la forza del cuore equivalesse a molte migliaja di libre, il Cheil la faceva ascendere a poche oncie; Piticairn voleva, che quella dello stomaco fosse eguale alla forza del peso di molte libre, ed Astruc di poche oncie. Onde se si riflette a sì diversi, e stravaganti risultati de' calcoli, si vede, che questi Medici, mentre volevano misurare la potenza de' muscoli, hanno misurato, senz'accorgersene, quanto piccola sia la potenza dell'ingegno umano.

Per altro facendosi una leggiera attenzione ad un diluvio di rimedj Bottanici, da' quali viene inondata la Medicina, ad una immensità di composizioni, e segreti, che ci ha lavorati la Farmaceutica Galenica, e Chimica, chi è che non crederà il potere della Medicina più vasto, ed esteso di quello sia, e di concerto con i Medici Razionali non metterà in ridicolo coloro, che con una sola medicina universale s'impegnano di guarire tutte le infermità immaginabili? Ma umiliamoci pure noi, che del nome di Medici Razionali tanta pompa facciamo; tutto il o per disprezzo, o per ignoranza di una infinità d'altri rimedj ci facciamo, per così dire, la nostra medicina universale. Chi di noi ama solamente la sanguigna, e non v'è male, di cui non si creda, che possa trionfare questo rimedio. Chi non fa uso se non dell'olio: chi sembra non conoscere altra medicina, che i purganti: chi si vanta di guarire ogni sorta d'infermità con le sole acque minerali del suo paese; e chi adopra semplicemente il Mercurio non solo nei mali cronici, ma anche negli acuti, come febbri maligne, e infiammazioni di petto. In somma non v'è Medicamento, che non abbia l'onore d'avere per Panegirista un Medico di credito, e di riputazione, e di essere tenuto per panacea universale, cominciando dall'acqua il più leggiero, ed innocente rimedio, sino al più forte, e violento, cioè il sublimato corrosivo. Ma per fare vie più comprendere, che la forza, ed il potere della nostr'arte, non è tanto grande, ed esteso, quanto comunemente si crede, fa d'uopo esaminare alcune regole, e fondamenti della Pratica Medica.

Vi è apparenza, che il gran Maestro dell'Arte non istesse attaccato alla scienza de' Polsi; ma per altro era uno scrupoloso osservatore di tutti i più minuti sintomi de' mali, e senza questa dottrina si è acquistato giustamente il titolo di divino. All'opposto io osservo, che quei che hanno preteso ritrovare nel Polso dei segni certi, e delle sottili finezze, sono i Cinesi, gente, cui non ve ne ha una simile nell'impostura, e nella furberia; e fra nostri Europei il Solano di Luques un Medico pazzo, un uomo senza educazione, senza lettere, come il suo libro senza principj, senza stile, enorme, e disgustante, così lo tratta il suo Traduttore, e Commentatore Nihell. Io non dico, che la cognizione di alcuni fenomeni del Polso non possa farci strada ad una più chiara, e meno equivoca cognizione del male, . Ma quella scienza affettata è quella, che non può mai meritare applauso dagli Uomini illuminati. Molte sono le cagioni, che possono ad ogn'istante far cangiare il Polso dell'infermo e a proposito scrisse Celso: Venis credimus fallacismæ rei.

Si crede comunemente la Teoria delle infiammazioni di petto assai fondata, e la Pratica ben sicura, ma si stà all'oscuro per tutti i versi. Riguardo alle cause rimote qualcuno appoggiato alla dottrina di parecchi Medici di prima classe, avrebbe creduto, che l'aria più, o meno fredda, producesse più, o meno sempre i mali infiammativi. Si osserva tutto il contrario, in certe stagioni fredde, mentre incrudeliscono i venti Aquilonari, non si affacciano punture, o infiammazioni di petto, ma bensì si vedono, spirando certi altri venti. I Medici stabiliscono de' segni per distinguere, quando un infiammazione è passata in cancrena, ed io con questi segni ho osservato parecchie volte nell'apertura de' cadaveri una perfettissima suppurazione. La suppurazione si riconosce per figlia dell'infiammazione, e si crede una specie di corruzione de' solidi, e de' liquidi: ma questo sempre non succede. Alle volte il solo sangue fornisce la materia per la suppurazione, come ha osservato il de Haen: alle volte l'aria somministra un fermento al sangue, acciocchè prenda il carattere di vera marcia, come più volte me l'ha dimostrato l'esperienza. Credevano i Medici, che nella pleuritide la sede del male fosse la pleura, e ponevano il loro cervello alla tortura per ritrovare le strade della pleura alla trachea. Chi ha aperto de' cadaveri, ha veduto con Erofilo, che in questo male e la pleura, e il polmone quasi sempre sono insieme intaccati. Scrisse P. Salio diverso Autore d'esperienza, e d'autorità, che le infiammazioni del pericardio non andavano mai esenti dalla sincope, e che il cuore appena poteva soffrire una leggiera infiammazione. Io ho veduto in qualche epidemia tutto il pericardio suppurato senza che l'infermo patisse delle sincopi, ed ho veduto più volte delle suppurazioni profonde nella sostanza del cuore. Si sbaglia finalmente nella cura: non sempre si ricerca la sanguigna reiterata, e i rimedi antiflogistici. Quante volte in certe Epidemie impariamo a costo della vita degl'infermi, che il rimedio in tutt'altro consiste, che nella sanguigna.

In molte infermità noi ci lusinghiamo di aver formata una giusta, ed adequata idea dei disordini dell'Economia animale, e c'inganniamo. Molte volte vediamo uno, che ci pare tisico, sputar marcia, ed essere tormentato da tutti i sintomi di una vera tisichezza. Noi c'impegnamo a dargli rimedj balsamici, e spettoranti per purgare il polmone dalla marcia, e risaldargli la piaga; e forse avrà il polmone sano sanissimo. Il Bartolini, e il de Haen l'hanno osservato. E tutta Roma sa, che l'E.mo Cardinal Galli coll'espettorazione della marcia unitamente ad altri sintomi dava a credere, che ne' suoi polmoni vi fossero annidate delle vomiche; quando poi nell'apertura del cadavere non si è potato rinvenire dove fosse l'origine della marcia. All'incontro molti, che non avevano indizio alcuno di lesione nel petto, morti poi avevano i polmoni consumati, e sfatti. M. Pringle, ed altri hanno veduto delle febbri con delirio, ed affezioni di capo, e dopo morte non hanno trovato niente di morboso nel cervello. Al contrario hanno trovato sfatto il cervello in molti, senza che prima vi fosse alcun sintomo cattivo di testa. Si sono osservate più volte nei cadaveri delle lesioni del cervello, senza che fossero morti d'apoplesia, ed in molti apopletici non si è veduto niente di morboso nel capo. Quante volte col vedere i segni dei vizj organici di petto, che non sono perpetui, li crediamo affetti nervini, ed ipocondrici; quando poi l'apertura del cadavere manifesta al pubblico i nostri errori? Le regole, che ci Lancisi per distinguere le aneurisma della parte destra del cuore da quelli della sinistra, non sono stabili, e sicure. Io ho veduto nei cadaveri il ventricolo sinistro del cuore, che era più intaccato, e non ostante il polso era grande, quando era in vita l'ammalato. Nemmeno si deve fidare uno dell'assenza del polso intermittente nei vizj organici di petto, come si osserva comunemente.

Il polipo si ? Si trovano degl'infermi, che hanno tutti i segni di polipo, e nel di loro cadavere non si trova altro vizio, che il polipo. Del resto io sono di parere, che il polipo non sia un male così frequente, e comune come se lo credono i Medici. giova a ritrovarli nei cadaveri, e ritrovarli duri, e carnosi per decidere, che non potendo dopo morte così brevemente in questa guisa indurirsi, eglino veramente erano la causa di tutti quegl'incommodi, che soffriva in vita l'infermo. Il sangue, che si cava dai pleuritici qualche volta fa in pochissimo tempo la crosta cotennosa, dura, e tenace come se fosse un cuoio. Il celebre Lancisi, e l'illustre Senac, due luminari della Medicina moderna, dopo aver fatte molte esperienze per vedere di sciogliere il polipo, si lusingano, che al fine si troverà questo fortunato medicamento, e con la scorta di questi due Maestri dell'Arte una buona porzione de' Medici lo crede, e lo spera. Come mai questo medicamento potrà arrivare salvo, ed intatto al cuore, dopo un sì tortuoso, e lungo viaggio? E se avverrà, che un rimedio acquisti la proprietà di sciogliere, dopo che si è mescolato con gli umori del nostro corpo, come potrà sciogliere il polipo, che alle volte è duro, e carnoso come un muscolo, senza sciogliere le fibre muscolari del cuore?

Molte volte avviene, che noi crediamo essere un calcolo, o una pietra la causa di molti incommodi, che patisce il nostro infermo: ma nel cadavere nulla si trova, quando poi in certi altri cadaveri ritroviamo dei calcoli, e delle pietre, senza che prima vi fosse stato indizio di tali malattie. Il medicamento di Madama Stephens, ed i suoi derivati, come l'acqua di calce, il sapone &c. sono i rimedj alla moda, come pure l'uva ursina propostaci dal de Haen. Dopo tante, e reiterate osservazioni sopra diversi specifici contro la pietra, dopo qualche tentativo riuscito prosperamente, se pur non vogliamo far torto alla verità, si deve alla fine confessare, che non vi è altro, che il doloroso, ma unico rimedio dell'estrazione di essa.

Nelle malattie de' fanciulli la pratica degli assorbenti per distruggere l'acido, e la patalogia dominante del latte quagliato, sembra accostarsi un poco alla ciarlataneria. Ognuno sa, che sempre il latte si quaglia nello stomaco, e lo stomaco degli animali è fatto così bene per quagliare il latte, che con i sughi dello stomaco di vitello si fa il siero. Del resto io ho veduto prescrivere gli assorbenti uniti con gli altri rimedj, e mascherati, e sfigurati in maniera, che non dovevano mai più agire come assorbenti. Il Redi ha fatto delle belle, e curiose esperienze sopra i rimedi tanto famosi, ed eccellenti contro i vermi, e gli ha ritrovati quasi tutti inutili, e ridicoli. Non pare, che noi c'inganniamo nella causa di molte malattie de' fanciulli, attribuendola ai vermi quando eglino non lo sono? Almeno è probabile, che i vermi non siano una cagione così universale de' mali, come noi ce lo immaginiamo.

Tutto ciò, che sin'ora si è detto è un semplice saggio di quello, che si potrebbe dire sopra gli errori, e gli abbagli di noi altri Medici. Mi prenderò solamente la libertà di aggiungere, che i morbi epidemici costituiscono la maggior parte delle malattie, che dobbiamo curare, febbri acute, infiammazioni, vajuoli; dissenterie &c. E mi si permetta di dire, che non sia tanto vero, che ricaviamo un grandissimo utile dal conoscere il temperamento dell'infermo, l'età, i disordini preceduti, le diverse costituzioni dell'atmosfera, e dal sapere precisamente quello, che per l'addietro ha giovato. Bisogna, che sul principio sacrifichiamo molti poveri infermi all'ignoranza del vero metodo di medicare i mali epidemici; e se alla fine ci riesce di medicarli con successo, nell'Anno venturo in somiglianti malattie con un somigliante metodo forse uccideremo i nostri infermi. Nella dissenteria la cavata di sangue, che era ottima nell'ultima influenza, è mortale nella seguente. Le febbri putride continue remittenti, in un tempo cedono egregiamente alla china, e in un altro s'inaspriscono, e prendono il carattere di vere infiammative. Le punture, e le infiammazioni di petto, che hanno per loro specifico la sanguigna, alle volte esiggono i cordiali, e gli alessifarmaci. Nella peste, e nel sudore anglico, malattie nelle quali essendoci debolezze, svenimenti, polsi bassi &c. la sanguigna dovrebbe esser funesta, pure qualche volta è utile, e necessaria. Il Botallo l'ha praticata nella peste, ed il Boyer nel sudore anglico; tutti e due con successo fortunatissimo. Avea dunque ben ragione di scrivere il Sidenamio: Hoc saltem pro comperto ex multiplici accuratissimarum observationum fide prædictas morborum species, præsertim febres continuas, ita toto quod ajunt cælo differre, ut qua methodo currente anno ægrotos liberaveris, eadem ipsa anno jam vertente forsitan e medio tolles. De morb. epidem.

Abbiamo veduto, che il potere della nostr'arte non è tanto grande quanto comunemente si crede. Ora per non passare da dissidente di questa professione, e per far meglio comprendere lo spirito della Medicina, dimostrerò, che non è tanto piccolo, quanto si vuole dai nemici dell'Arte.

 


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