Lorenzo Massimi
Saggio sopra lo spirito della medicina

PARTE SECONDA

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

PARTE SECONDA

L'Anatomia, la Chimica, la Bottanica, e le altre fisiche discipline, sebbene sembri, che non influiscano molto nella pratica della Medicina, avvezzano però lo spirito umano a giustamente riflettere, lo adattano, e lo piegano nella maniera più propria a pensar bene, e a giudicar rettamente. Ora la nostr'arte è lunga, la vita è breve, ed il giudizio difficile. Vi sono delle malattie, che vanno accompagnate da' segni così equivoci, che non è così facile il distinguerli; se ne osservano delle complicate di maniera, che ciò che conviene all'una, è pregiudiciale all'altra. Si presentano delle malattie straordinarie, e delle singolarità nei temperamenti, che esiggono una condotta tutto diversa da quella, che si pratica ordinariamente. Si dura fatica a distinguere ciò che è più, o meno pericoloso. Si vede, che si corre pericolo non somministrando un rimedio egualmente, che somministrandolo: Si trovano delle malattie molto differenti, e delle similitudini capaci d'imporre anche ai più giudiziosi. Dunque è cosa convenientissima, che apprendiamo a giudicar bene da quelle scienze, che sono così capaci per formare lo spirito, e che hanno una stretta unione, e parentela con la Medicina. A proposito scrisse Celso: Quamquam igitur multa sint ad ipsas artes proprie non pertinentia, tamen eas adjuvant excitando artifici ingenium; itaque ista quoque naturæ rerum contemplatio quamvis non faciat Medicum, aptiorem tamen Medicinæ reddit. Aggiungasi, che per fare nel gran Mondo una brillante comparsa, bisogna contentare più che si può tutti i ceti di persone, e ve ne ha uno (che è quello degli uomini colti) il quale si crede guarito per metà, quando il Professore sopra la natura del male, e la virtù del rimedio, gli ha pronunziato seriamente un discorso Fisico-Medico. In fine un gran Bottanico, o un grand'Anatomico, è universalmente creduto un gran Medico. Non è possibile il figurarsi quanto giovi all'infermo quella confidenza, e quella buona opinione, che ha egli del Medico, sebbene quello non la meriti. L'azione dei rimedi, ed i moti della natura sono ajutati di molto da quella viva immaginazione, e sicura speranza, che ha l'infermo di guarire per le mani di un Medico grande. Io ho guarito in un Religioso Ex-Provinciale di un Ordine rispettabile una vigilia di otto giorni con tre pillole fatte di sola midolla di pane, che il Religioso fidandosi di me più del dovere, credeva fermamente essere uno specifico mio sicuro per conciliare il sonno.

Ma le Teorie di molti mali non sono bene sondate, i segni sono equivoci, ed i rimedj poco sicuri, e spesse volte fallaci.

Sarebbe desiderabile, che i Medici si riposassero nelle Teorie le più stabili, e le più luminose. Ma che i Medici abbiano diverse ipotesi, e riguardino le malattie in diversi punti di vista, loro non pregiudica molto nel medicare. Gli Antichi credevano il calore umano essere innato; la maggior parte dei moderni lo vuol prodotto dal tritamento de' fluidi coi solidi; ed alcuni pretendono, che si generi da una specie di putrefazione, che si concepisce nel sangue; pure tutti sanno guarire il calore, e l'hanno saputo guarire per il passato. Ezio, Paulo Egineta, e tanti altri seguaci di Galeno, e delle sue rancide opinioni, sono stati chiamati Compilatori: con tutto ciò, sebbene Medici di una teoria guasta, e corrotta, hanno arricchita assai la Medicina di descrizioni di malattie, di nuovi metodi di medicare, di rimedj nuovisemplici, che composti, ed hanno ingrandito di molto la Chirurgia. Se dal seicento in giù non si è continuato, si deve ripetere da una crassa, ed universale ignoranza, che inviluppava tutta l'Europa.

È ben vero però, che vediamo applicare a certe malattie dei rimedi poco sicuri, ed osserviamo intere Città condannate ad una tormentosa carneficina medicinale. Ma sebbene questi metodi di medicare sieno strani, e paradossi, non si oppongono punto al vero spirito della Medicina; per questo perirà un maggior numero di ammalati. Ippocrate, che ebbe tanta riputazione in vita, a cui i popoli della Grecia attribuivano onori sommi, e divini, che i Re stranieri e barbari imploravano come un Genio tutelare, a cui il Re di Persia esibì tanto denaro quanto ne avesse voluto; questo grand'uomo era pure qualche volta paradosso nel medicare. Cominciava a curare la tabe con purghe violentissime; nell'idropisia usava le cantarelle, e la sanguigna, il vino nero nel volvolo; e generalmente combatteva le malattie croniche più con la dieta, che coi medicamenti. Asclepiade ha screditato quanto ha potuto la purgazione, rimedio senza di cui la Medicina non meriterebbe il nome di Arte; con una pratica impetuosa, e feroce faceva strascinare per le vetture gl'infermi nelle febbri le più ardenti, e nel principio: e proibiva questo esercizio a quelli, che stavano bene. Avea per massima, che conveniva adoprar la febbre, contro la febbre, e spossar l'ammalato colle veglie, e colla sete; sicchè proibiva ai febbricitanti ogni liquor rinfrescativo, come pure l'acqua nei primi due giorni. Finalmente faceva del vino un abuso tale, che imbriacava sino i frenetici. Eppure Asclepiade è stato da Apulejo stimato il Principe de' Medici dopo Ippocrate; Celso lo ha seguitato, richiesto per ambasciata da Mitridate, caro ai primi Personaggi di Roma, e per compimento del suo elogio, l'amico, e il Medico di Cicerone. Ecco due genj della Medicina antica, che con tutta la loro strana, e paradossa maniera di medicare alcune malattie, bisogna bene, che guarissero i loro infermi; altrimenti non si sarebbero acquistata una sì alta, e stabile riputazione.

Tutto sembra esser compensato nella Medicina. Con opposti, e con bizzarri metodi si ottiene il medesimo intento. I Medici dotti egualmente, che gl'ignoranti arrivano allo scader dell'Anno ad avere a un dipresso un somigliante successo nel medicare. I Professori letterati sono in possesso di molte cognizioni, e fanno delle cure luminose, le quali veramente non possono giammai farsi dai Medici di un mediocre talento; ma quelli sono sedotti, e tiranneggiati da molti pregiudizi letterari, e sono obbligati per cagione delle loro idee a spesso cadere in errore. Se esaminiamo attentamente la storia delle cognizioni scientifiche, e particolarmente mediche, noi vedremo, che un Medico di gran lettura avrà forse la stessa quantità di cognizioni certe, che un Medico di una scarsa lettura, ma di una ricca, ed abbondante esperienza. L'Accademia di Londra ha osservato l'olio di oliva guarire il morso delle vipere; quella di Parigi ripetendo l'esperienze Inglesi non ha potuto vedere questi mirabili effetti. Il Charas diceva, che la testa della vipera era l'antidoto contro il di lei morso; ed il Redi scrive di non averlo osservato. Lo stesso Redi ha veduto, che l'umor gialliccio delle gengive delle vipere era il veleno; il Charas l'ha negato. Questo umor gialliccio è del sapore dell'olio di mandorle dolci, se crediamo al Redi; ed è di un sapore acre, che brucia, secondo che ha osservato il Mead. Il Redi fece una congiura contro la generazione ex putri degli Antichi; e a forza d'ingegnose, e replicate esperienze gli riuscì di sbandirla dalle scuole con applauso della Repubblica letteraria. Ma il Needam con esperienze egualmente accurate, che belle, ha cercato di ristabilire nella sua primiera forma l'opinione degli antichi Medici. Gli esperimenti della putredine del Pringle non sono stati verificati dal de Haen; e quelli dell'Hallero sopra l'irritabilità, e sensibilità sono stati contradetti da molti insigni Anatomici: e così di tanti altri esperimenti, i quali all'ingegno umano hanno servito più di soave martirio, che di lume, e di guida. Riguardo poi alla Pratica Medica, chi approva la cavata di sangue in tutti i mali, e chi la condanna. Troverete de' Medici anche accreditati, i quali al sentire il nome di purgante si metteranno in convulsione, e la faranno da Quaccheri; altri poi ne saranno così amici, che voi li vedrete alle volte tutti impegnati a cacciar via per da basso gl'istessi vizj organici di petto. Vi sono alcuni, i quali amano talmente i vescicatorj, che in una infiammazione di budelle, in cui l'infermo non si può sentir toccare con le dita il basso ventre, pure ve li applicano sopra: altri poi gli hanno posto in ridicolo così impropriamente, e fuor di ragione, che si sono eglino stessi posti in ridicolo. L'olio di mandorle dolci è creduto specifico nella colica de' Pittoni; e molti l'hanno per un veleno in questo male. Scorrete tutta la Medicina pratica, e troverete delle contradizioni, e delle liti, che non sono ancora decise, e forse non si decideranno giammai. Sicchè alla fine dopo tanto studio degli Autori Medici, siccome non si può essere attaccato ad alcuna opinione, bisogna per ben medicare, che si ricorra alla propria esperienza. In questo caso si avrà tanto fondo, e capitale di cognizioni certe, quanto quello, che con una scarsa lettura, tutto è fondato nella Pratica. Si vedono giornalmente fare delle bellissime, e felicissime cure da' Medici di assai mediocre talento. Spesse volte quei mali, che noi altri Medici non possiamo sanare, li sanano qualche volta i Ciarlatani, e quei che non sono sanati da loro, spesso non li saniamo nemmeno noi. Il Medico Petronio tutto ignorante, e temerario che era, non lasciava pure di guarire gl'infermi, che Erofilo, o Erasistrato, o altri seguaci d'Ippocrate non avevano saputo guarire1. Paracelso era un impostore, ciarlatano, furbo, ignorante, ed imbriacone, e pure intendeva benissimo la Chirurgia, e oprò quasi sempre con buon esito. Conosceva la Pratica della Medicina quanto qualunque altro de' suoi contemporanei, avea l'opio per rimedio famigliare, e con quello operò cure maravigliose. Egli solo conobbe al suo tempo il segreto di preparare i metalli in guisa di renderli utili in Medicina. Egli, e Carpo erano i soli che sapevano le proprietà del Mercurio. Io certamente non credo ai miracoli della Medicina Cinese; ma pure qualche cosa di vero vi sarà, come appunto nella nostra Medicina; altrimenti se quasi sempre sbagliassero, io non saprei comprendere come quest'impostura così evidente fosse tolerata da una Nazione, che per altro, passa per accorta, e giudiziosa. Onde è, che io fisso il numero delle loro buone, o cattive riuscite nel medicare appresso a poco, come quello de' Medici Europei. E pure la gran cognizione de' polsi, il fondamento della loro pratica in che consiste? Tutta in dati arbitrarj, stabilita sopra leggi ridicole, che non esistono se non nella immaginazione de' Medici Cinesi. Finalmente di tutte le Nazioni lontane, i cui costumi ci sono cogniti per autentiche relazioni, non ve ne ha alcuna, presso la quale la Medicina sia stata coltivata con più successo, che presso gli Americani. Questi non hanno mai dato luogo alle sottigliezze, e alla immaginazione, che fabbricasse dei sistemi, e dei Romanzi filosofici, ma sempre, e costantemente si sono attaccati all'esperienza, e noi vediamo, che una buona parte dei famosi specifici non sono il frutto delle veglie de' Medici sapienti, ma della pratica di questi selvaggi.

Alcuni letterati vogliono fare il bello spirito, e per avvilire affatto la nostra facoltà, e far vedere, che i suoi confini sono più ristretti di quello si pensa, negano tutto ciò, che ha l'aria d'inverisimile. Un etico guarito con semplici gamberi; un paralitico di molti anni sanato con l'elettricismo; le cataratte invecchiate, e distrutte con il turbit minerale; e tante altre malattie incurabili superate con qualche rimedio particolare, sono per loro favole de' Romanzi. Questi casi straordinarj rapportatici dalla Storia Medica si desidera che succedano, ma non si credono succeduti. Veramente anch'io non faccio professione di creder tutto. Fa d'uopo esser guardingo, e cautelato in tutto quello si legge, e si sente scritto. Una buona porzione dei nostri Autori Medici più rinomati, alcune volte a bella posta c'ingannano, e molti altri senz'accorgersene ci fan precipitare nell'errore. Crediatemi, che i primi Legislatori della Medicina hanno avuta qualche piccola dose di Ciarlataneria. Fernelio dava i rimedj alla sola veduta dell'orina; Lemery ( dice Fontenelle) si è riservato molte preparazioni, e le più facili. Gedeone Harveo per le satire Mediche celebratissimo in quegli stessi scritti, nei quali dipinge al vivo i pregiudizj, e le ciarlatanerie de' Medici del suo secolo, si dipinge da per se stesso un vero Ciarlatano. Ci ad intendere, che possiede un rimedio vilissimo, ma infallibile, e sicuro per guarire l'ulcere de' polmoni, malattia che chiudendo anche gli occhi alla lugubre giornaliera esperienza, si potrebbe quasi dimostrare geometricamente essere invincibile a qualsivoglia sforzo dell'arte. Ci assicura di più di avere un segreto, che non gli è mai mancato nel vajuolo, in cui per altro tutto il Mondo sa quanto poco possa l'arte, e quanto molto operi la natura. Il dire, che sarebbe desiderabile, che la china non fosse stata ritrovata, mentre ha ammazzata più gente, che le armate di Luigi XIV., non sarebbe egli una ciarlataneria? Il Boeraave l'ha detto. (Machiav. in Med. tom.II.) Io ho conosciuto famigliarmente un Medico assai accreditato per tutta l'Europa, la di cui Opera pratica, per sentimento del Tissot Giudice competente in quelle materie, se sarà continuata, farà Epoca in Medicina. Io ho studiato il suo carattere, e la sua condotta scrupolosamente, io l'ho scoperto un erudito, ma perfetto Ciarlatano, e tale l'hanno ritrovato di poi i primi Medici della Città.

Contuttociò non conviene sempre negare quello che ha l'aria d'improbabilità; e quel voler essere affatto spregiudicato è un vero pregiudizio. Chi avrebbe mai pensato, che il maggior disagio, che aveano a patire i Matematici Francesi sotto la linea dovesse essere il freddo, e il maggior disagio di quelli, che andarono al cerchio polare, il caldo? Provenne l'uno dalla strabocchevole altezza delle Ande, e l'altro dalla lunghezza dei giorni solstiziali sotto la zona fredda. Procopio descrivendo la peste di Costantinopoli nel quarto, o quinto secolo della Chiesa racconta, che i Costantinopolitani sebbene stessero lungi dal loro paese, tanto erano attaccati dalla peste, ed i Forestieri vivevano immuni, e salvi in mezzo al contagio. Chi è, che leggendo queste stravaganze non si metterebbe a ridere? Eppure nel 1483. nacque in Inghilterra una specie di peste chiamata sudore Anglico, i Forestieri in Inghilterra non ne erano attaccati, e gl'Inglesi sebbene si ritirassero fuor di paese, ciò non ostante erano invasi dalla peste. L'Idra degli Antichi, che era una favola della Poesia, al giorno d'oggi ha un luogo particolare nella Storia della Natura. Il Polipo d'acqua dolce è un animale, che tagliato in due, o tre parti, si forma in altrettanti animali, a cui la testa essendo tagliata rinasce, che in somma ha tutte le proprietà dell'Idra favolosa. Questi, ed altri simili fatti ci persuadono a rispettare la verità in tutte le forme, che ella ci si presenta, e a non farle torto quando non la vediamo adorna della sua bella divisa ordinaria, che è la simplicità.

Ogni si sente dire, che la Medicina è incerta, fallace, e senza principj, che è un arte, la quale vive di sospetti, congetture, e ciarlatanerie.

L'incertezza è comune a tutte le altre Professioni, e scienze umane credute le più certe. Tutte hanno i loro gradi di dubbiezza, di empirismo, e di ciarlataneria, le quali cose il pubblico ha rese necessarie. Io non se il Militare abbia ragione, quando ci obbietta le dissensioni, e le dispute dei Medici; sembra non conoscere gl'interessi della sua professione, se quello, che rimprovera alla nostra, non lo rimprovera ancora alla sua. Quanto discordi non sono i pareri degli Uffiziali Generali nel voler dare una battaglia, o assediare una Piazza? Un Legista esagera le contradizioni de' Medici? Sembra essersi dimenticato, che gli Avvocati, e i Giudici sono alle volte discordi nelle Cause credute meno intricate. Passo sotto silenzio le dispute eterne dei Teologi Scolastici, e Moralisti. Ma perchè si ha da tacciare la sola Medicina per incerta, e delle altre Professioni appena se ne parla? Non sarebbe egli un segno evidente, che la Medicina ha più ragione di essere criticata? . Le altre Professioni, ed Arti non hanno l'oggetto così esteso, come la Medicina. Tutti gli Uomini non hanno il genio di discorrere di guerra, non tutti hanno bisogno del Legista, e moltissimi della Teologia, e della Morale, e di altre scienze non ne conoscono se non il nome. Ma non v'è Uomo al Mondo, il quale in vita sua non abbia bisogno del Medico, e della Medicina. Ognuno dunque ha il diritto di discorrere, e criticare quella facoltà, che interessa tanto la vita umana.

Se il potere della nostr'arte non è tanto grande, quanto se lo credono i Medici, tanto piccolo, quanto lo vogliono alcuni, quanto dunque sarà il suo valore? e quale il vero spirito, ed il proprio di lei carattere?

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2010. Content in this page is licensed under a Creative Commons License