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Il Camper, a rendere evidente la differenza dei sessi, disegnò due elissi: in una comprese il corpo di una donna, in un'altra il corpo di un uomo; e mostrò, che la donna è contenuta nella elissi per le spalle e sporge per il bacino, mentre l'uomo sporge per le spalle ed è contenuto per il bacino, mentre l'uomo è un essere toracico (lavoro, lotta), la donna un essere addominale (maternità). Questa differenza morfologica tra l'uomo e la donna viene scolpita e colorita da Alfredo Oriani nel cap. «Femminismo» di Rivolta Ideale, così eloquentemente che non posso astenermi dal riportare questo passo:
«Non vi è in tutta la natura differenza più irreducibile che fra l'uomo e la donna: la bellezza, la forza, la struttura, le attitudini, tutto in loro fu così preparato che diventasse vizio nell'uno l'imitazione di una virtù dell'altro; la natura, che aveva fatto nel bambino il più debole fra tutti i neonati, appunto perchè diventando uomo doveva essere il più forte dei viventi, gli pose accanto la donna subordinando in lei le linee del corpo e dello spirito alla maternità. Infatti in lei tutti i contorni sono molli, curvi: le sue spalle, dalle quali il collo spunta con una grazia di stelo, si incurvano leggermente, le mammelle anche vergini tremolano pendule, delicate come un fiore che una mano basta gualcire, mentre sui fianchi tutte le linee si allargano appesantendosi con una eleganza, che l'arte non ha quasi mai potuto cogliere. Nei greci l'epurazione della bellezza falsò lievemente la natura della Venere non abbastanza madre per essere davvero donna: in noi moderni un falso sentimento della bellezza snaturò nel costume e nella figura la donna e la madre. Ma nel suo corpo, che verginità e maternità non possono alterare, tutto è essenzialmente femminile; pare costrutto per rimanere seduto con un bambino sul ventre, le mammelle sospese sulla sua piccola bocca, così enorme è lo sviluppo delle anche, del grembo, più enorme ancora il resto».
La differenza tra i due sessi implica per l'uno e per l'altro una particolare maniera di amare. Per il maschio il rapporto sessuale è un fugace momento, un atto che non lascia tracce. Per la donna l'amore vale maternità, cioè l'amore che modifica profondamente il suo organismo e vi si inviscera.
La vita sessuale è, nella donna, qualche cosa di intrinseco a tutto il suo organismo. Fin da fanciulla soffre quella malattia mensile che è il mestruo. Impiega nove mesi a partorire, e nausee, dolori, paralisi, follia aggravano spesso il peso della gravidanza. Lo strazio del parto può ucciderla, può renderla invalida alla maternità, può farla impazzire. Si aggiungano i vari mesi di allattamento.
Solo la donna può chiamare la propria creatura «viscere mie».
Lo Schopenhauer osserva, che l'uomo può con tutta facilità fecondare cento donne in un anno, mentre la donna, quand'anche avesse cento mariti od amanti, non potrebbe mettere al mondo, se non un bambino all'anno. Questa diversità sta ad indicare che il maschio ha una funzione meno complessa nel perpetuarsi della specie. Vari scienziati (Geddes, Thompson, Sabatier, ecc.) hanno dimostrato, con studi di embriologia e di anatomia comparata che in tutte le specie di animali l'elemento maschio ha un ufficio di concentrazione, di unificazione, di coesione. Questo si constata anche nel mondo cellulare. La cellula femmina (uovo) è un corpo sferoidale, sfornita di movimenti ameboidi e relativamente voluminosa; la cellula maschio (spermatozoo) è un elemento microscopico dotato di grande attività. La cellula femmina è caratterizzata da un'attitudine spiccata a nutrirsi e da una certa lentezza nel consumare le proprie riserve nutritive, invece la cellula maschio è caratterizzata dalla sua grande mobilità, la quale indica una attiva combustione delle riserve nutritive, e, dato che essa è dotata di una minore attività nutritiva, una tendenza a consumare, o a dissipare di più. Queste e tante altre osservazioni ci permettono di affermare che il sesso femminile è risparmiatore, mentre quello maschile è sperperatore. Un'altra differenza è questa: che le perdite dell'organismo femminile vanno a favore della specie, mentre quelle maschile sono, in grandissima parte, inutili o dannose per la specie. A queste differenze biologiche corrisponde la differenza dell'istinto sessuale tra l'uomo e l'altro sesso.
I maschi di quasi tutti gli animali, come ha illustrato il Darwin, hanno un erotismo maggiore di quello femminile. Così è della specie umana. Invece vi è il pregiudizio, molto diffuso, che la sensualità femminile sia maggiore di quella maschile, e questo perchè è, generalmente, presupposta una maggiore sensibilità nella donna. Sarebbe, invece, provato sperimentalmente che, in generale, nella donna è poco fine la sensibilità tattile e generale, alquanto ottusi il gusto, l'olfatto, l'udito e la vista. Dati i rapporti che legano il tatto e l'olfatto all'eccitamento sessuale, è certo che nella donna l'orgasmo sessuale, come bisogno che sorge senza incentivi esterni, sia minore che nell'uomo.
Il Sinclaire ritiene che le inclinazioni sensuali siano «estremamente rare nelle ragazze e anche nelle adulte», e che la freddezza sessuale sia la règle nelle une e nelle altre. Della stessa opinione è il Moll.
E questo anche per ragioni di ordine psichico. Infatti, il bisogno sessuale sorge e si acutizza nell'uomo più che altro per associazioni mentali di natura immaginativa, mentre nella donna normale l'eccitamento sessuale sorge e si esaspera mediante fatti di ordine eminentemente fisiologico.
Un medico berlinese, l'Adler, ha scritto un libro sulla «manchevole sensibilità sessuale nella donna», la cui conclusione è che nella donna l'istinto sessuale si presenta assai minore che nell'uomo, perchè le occorrono spesso particolari stimoli per suscitare le sensazioni voluttuose, che talora mancano del tutto.
Scrive Ellen Key: «V'è di certo dell'esagerazione femminile nella asserzione che una donna "onesta" non conosce le esigenze del suo sesso che quando essa ama. Ma la differenza immensa fra lei e l'uomo, sta nel fatto che essa non può soddisfare che amando».
Il Tillier afferma che «il bisogno fisiologico dell'accoppiamento essendo nel maschio più potente e più complesso, che non nella femmina, quest'ultima obbedisce meno facilmente dell'uomo agli impulsi esclusivamente sessuali; e ne segue, che, normalmente, l'elemento psichico diventa più importante nella donna. La vediamo più raramente di noi accoppiarsi senza che nel suo spirito preesista un sentimento affettivo più o meno notevole. Nello stato di civiltà progredita l'amore della donna è meno fisico di quello del maschio».
Il Moll dichiara che le sue ricerche l'hanno portato a concludere che il desiderio sessuale è molto meno forte nelle donne che nei maschi, e che nelle prime l'amore spirituale... è in genere molto più notevole».
Discutibile è la tesi del Lacour che la donna prova nell'atto sessuale un «piacere tenue ed incerto che non assurgerà mai alla foga della esaltazione virile», ed esagerata è l'affermazione dell'Icard che per la donna l'amore sessuale è una seccaggine e l'uomo che lo procura un oggetto degno di schifo. Così l'affermazione del Sergi: «la donna normale ama di essere corteggiata ed amata dall'uomo, ma cede come una vittima alle di lui voglie sessuali» è vera solo per il primo od i primi rapporti sessuali, nella generalità dei casi. Le donne di media sessualità sono, secondo il Viazzi, capaci di un godimento erotico, «ma lieve e saltuario e condizionato». Discutibile il lieve, ma certi il saltuario ed il condizionato.
La minore sensibilità femminile è ormai pacificamente ammessa nel campo della scienza moderna. Oltre gli autori citati potremmo ricordarne molti altri: Morselli, Krafft, Venturi, Ottolenghi, De Roberto, Mantegazza, Compbell, ecc.
Quello che è certo si è che la donna normale non ha, nei rapporti sessuali, quelle esagerazioni che vengono descritte in certi romanzi erotico-chisciotteschi e simulate, per ragioni professionali, da alcune prostitute. Molti uomini che credono di essere competenti in materia generalizzano le proprie esperienze, ristrette a particolari categorie di femmine.
Secondo alcuni studiosi, l'orgasmo sessuale femminile, una volta insorto, ha stimoli impetuosi e, secondo Joly e l'Acton, l'astinenza può cagionare alla donna disturbi nervosi di una certa gravità. Se quasi tutti i neuropatologici sono di parere che nelle donne che hanno avuto relazioni sessuali queste diventino una prepotente necessità fisiologica, non tutti ritengono che la castità sia pericolosa, specie per quelle donne che vivono in uno stato di sanità fisica e psichica. Il Debay, citato di frequente dai nemici della castità, per dimostrare che l'inazione degli organi sessuali esercita un'influenza deleteria sulle facoltà mentali, fa presente che nei manicomi il numero delle ragazze pazze supera di gran lunga quello delle maritate. Ad esempio: alla Salpetrière, manicomio di Parigi, sopra 1726 pazze 1276 ragazze. Questi dati non stanno, mi pare, ad indicare i danni della castità sessuale presa per sè, ma ad indicare come la vita sessuale abbia profonde radici in tutto l'organismo femminile. A considerare superficiale la induzione di un'equivalenza tra i bisogni sessuali femminili e quelli maschili dati come quelli del Debay, mi porta il fatto che un pregiudizio molto diffuso, anche negli ambienti colti, è quello di considerare l'isteria come conseguenza dell'astinenza sessuale.
Lo Scanzoni, specialista per le malattie della donna, ha constatato che di tutte le donne isteriche il 75 per cento erano maritate e il 65 per cento avevano avuto almeno tre bambini. Nei conventi delle Beghine, dove si lavora seriamente, l'isterismo è molto raro, mentre la metà delle prostitute ricoverate nell'Istituto di S. Lazzaro, a Parigi, sono isteriche. Un'altra favola e quella che presenta la clorosi come una malattia esclusiva delle nubili, guaribile con l'appagamento degli istinti sessuali, mentre la medicina moderna, primo il Virchow, ha dimostrato che questa malattia non risparmia le donne maritate, nè le prostitute, nè le bambine.
Concludendo: nella donna, l'istinto sessuale è vivo, ma fuso e confuso con l'istinto della maternità. Questa fusione ha una base anatomica e nessi fisiologici evidenti. Al carattere sperperatore della vita sessuale maschile, corrisponde la funzione prevalentemente sociale dell'uomo, mentre al carattere economizzatore della vita sessuale femminile corrisponde la funzione prevalentemente biologica e familiare della donna.
Notevole è, infatti, l'antagonismo fra la sessualità e la maternità. Le femmine di certi uccelli, come le amadine, si rifiutano al maschio dopo la seconda covata, (Brehm). Le femmine dei ruminanti sfuggono i maschi quando sono pregne, e lo stesso fanno le cagne (De Courmelles). Secondo Icard, anche nelle donne gravide si spegnerebbe quasi del tutto il desiderio sessuale.
Possiamo concludere col Lombroso e col Ferrero, così:
«La donna ha minore erotismo e maggiore sessualità... L'amore femminile non è in fondo che un aspetto secondario della maternità; e tutti quei sentimenti d'affetto, che legano la donna all'uomo, non nascono dall'impulso sessuale».