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Nella prefazione a Il Suddito del Mann, Mario Mariani dice: «la donna moderna, la donna del secolo XX, non ha più lotte intime, non ha più tentennamenti e complicazioni. Ha raggiunto una libertà semplice che relega nella vecchia letteratura tutta la ragnatela della psiche resistente e, dopo rimordente. La donna moderna, quando incontra un uomo che le piace ferma la carrozza: senta... lei... noi ci conosciamo... mi sembra... Ah! no?... fa nulla... impareremo a conoscerci... salite, accompagnatemi... io, a casa mia, non posso condurvi... hai una casa?... no?... fa nulla: andiamo all'albergo».
Di queste donne moderne ve ne sono. A me e a tutti i miei amici non è mai accaduto di imbatterci in emancipate così telegrafiche, ma è certo che vi sono femmine che risolvono spigliatamente la questione economica e sessuale cornificando il marito e anche l'amante. Ma è una minoranza. E di fronte a questa minoranza sta una minoranza ben più significativa: quella delle fanciulle suicide per amore. Dico «significativa» poichè le fanciulle che si uccidono, perchè abbandonate dall'amante, hanno per chi le ha lasciate, anche quando è stato brutale, o falso, parole di perdono pregne di tenerezza materna. Le lettere di queste sventurate2 dimostrano che le donne amano con passione, difficilmente giungono ad odiare colui che le spinge alla disperazione.
Una fanciulla scrive all'amante: «tu mi hai ingannata; per due anni hai giurato di sposarmi, e ora mi abbandoni. Io ti perdono, ma non posso sopravvivere alla perdita del tuo amore»; e si uccide. Un'altra, anch'essa abbandonata, lascia, prima di uccidersi, una lettera, nella quale, accennando all'amante, scrive: «senza la metà di me stessa, senza colui che ho perduto, la vita mi è insopportabile. Mi ero decisa a gettarmi ai suoi piedi, ma egli mi avrebbe respinta! Che egli mi perdoni il mio carattere ingiusto, le mie violenze»!. Una ragazza abbandonata, prima di uccidersi in una casa poco lontana da quella dell'amante, gli scriveva: «Io muoio vicino a te. Ti mando mille baci prima di morire. T'amo ancora, e i miei ultimi pensieri sono per te». Un'altra suicida: «Addio, sii felice. Che il mio ricordo ti accompagni, per ricordarti che ti ho adorato. Avevo sognato di essere teco felice, tu non l'hai voluto, tu mi hai ingannata: le tue menzogne sono state mortali per me. Avrei voluto vivere per amarti: tu non hai voluto; muoio adorandoti. Ti lascio i miei capelli, che tu serberai, ricordandoti di me». Un'altra fanciulla, suicida perchè abbandonata, scrive ad una sua amica: «Assicuralo che fo voti per la sua felicità». E potrei continuare per un pezzo a spigolare brani analoghi e tutti ugualmente luminosi, tra le lacrime e il sangue, della stessa bontà. Nietzsche, di fronte a queste lettere, direbbe che esse provano che la morale della donna è «la morale degli schiavi», ma non capirebbe, che la donna è madre anche nell'amore, quando ama veramente.
Queste fanciulle suicide fanno ricordare la leggenda di quel cuore di madre, che strappato dal petto dal figlio snaturato, domandava all'assassino caduto nella fuga: «Figlio mio, ti sei fatto male?».
Le statistiche non riducono il significato di questi documenti, anzi lo amplificano. Mentre i suicidi maschili sorpassano del quadruplo e fin del quintuplo quelli femminili, quelli per amore, maschili, non arrivano alla metà, e, altre, volte, al quarto dei suicidi femminili3. Ecco una tabella dei suicidi per amore:
2,33% |
8,46% |
|
1,83% |
5,18% |
|
5,80% |
||
3,80% |
7,50% |
Poichè il suicidio è, nella maggior parte dei casi, una momentanea follia, aggiungiamo che piuttosto frequenti sono i casi di fanciulle che rimangono inebetite o che impazziscono in seguito ad una delusione amorosa. Lo Zani trovò, nelle sue ricerche, che nelle donne l'amore aveva influito a determinare la pazzia in rapporto dell'11% e negli uomini solo per 4%.
Possiamo, di fronte ai dati riportati, che troverebbero infinite conferme in altri, se comportasse la natura di questo scritto l'addentrarsi nella statistica, rinchiuderci nella banalità dei facili paradossi e dei volgari luoghi comuni? No. Dobbiamo riconoscere che la donna ama diversamente, meglio dell'uomo.
L'amore ardente, particolare, esclusivo è, nell'uomo, assai raro e di breve durata. Egli potrà, col Petrarca, dire sinceramente: amo soltanto colei che sola a me par donna, ma il culto per la sua Laura ondeggierà spesso tra lo spirito e la carne, non sempre riuscirà a non essere tentato dalle quotidiane Fiammette e qualche volta a dire col Biron: vorrei che il sesso muliebre avesse una sola bocca di rosa, per poter baciare tutte le donne in una sola. La fanciulla che ama, è, come Anna nella Città Morta, vicina all'anima dell'amato, come la mendicante presso una porta. In presenza dell'amore essa sente, come dice Ellen Key, quei brividi che accompagnano il buon levar del sole quando è atteso vegliando. Nella fanciulla normale l'amore è alimentato da una esaltata ammirazione per il coraggio, la forza, l'intelligenza, la generosità dell'uomo preferito. Essa ha bisogno di effetto, e l'istinto della maternità, che urge pur nella inconsapevolezza, si vela di malinconia. L'amore implica per lei la presunzione dell'eterno. Sempre, questo vuole sentirsi rispondere quando domanda all'amato: Mi amerai sempre? Sempre: questa è la parola, il pensiero che la culla su un'amaca di sogni. I De Goncourt scrivevano, giustamente, che le donne portano nell'amore una prosternazione appassionata. Nell'uomo il desiderio di possedere la femmina si sveglia prima che egli ami una donna. Nella donna, il desiderio di essere posseduta nasce dopo che è sorto l'amore. Nella donna l'amore scende dall'anima ai sensi, e talvolta non vi arriva. Nell'uomo, l'amore nasce dai sensi e non sempre giunge all'anima. Perfino nelle prostitute questo carattere idealista dell'amore femminile è notevole. Nei tatuaggi, negli scritti delle prigioni femminili sono rare le allusioni oscene, e sono, invece, frequenti quelle indicanti l'aspirazione ad un vero affetto, ad un amore durevole. Mentre in amore l'uomo regolare ed il delinquente sono vicini, l'amore della prostituta per l'amante del cuore è vicino all'amore della fanciulla che sogna i fiori di arancio. E non si portino in ballo le adultere, o le fanciulle che cedono con facilità! Tra le seconde molte ve ne sono che affrettano il possesso per tema di essere abbandonate, per gelosia delle altre donne, per generosità. Se si danno in una folata di sensualità, ben diversa rimane la loro posizione spirituale nell'atto che le accomuna col maschio. L'abbandono della donna ha per condizione baci infuocati, tante carezze maliziose, e quando, dopo il primo amplesso, ordinariamente doloroso e spesso disgustoso, essa si dà di nuovo, non è tanto il sesso che la trascina, quanto il cuore. E, fredda, sopporterà le esigenze sessuali e, talvolta, gli eccessi dell'amante. E, sana e ancora ingenua, scenderà alle oscenità, per renderlo contento. E affronterà il pericolo della gravidanza, giocando il proprio avvenire sull'erba di un prato o in una camera ad ore per dimostrarsi tenera e fiduciosa.
Quanto alle adultere sono meno indulgente. Capisco la lotta fra l'amore per i figli e quello per l'amante, la pietà per il marito e la passione, e in certi casi sono disposto anche alla difesa.
Ma, in generale, la commedia dell'adulterio è vile, profondamente disonesta. L'adulterio è la menzogna. Ma non è vero che l'adulterio femminile sia, comunemente, determinato dalla insoddisfazione sessuale. Il fatto che l'adulterio femminile è piuttosto frequente mentre l'amore coniugale è, nella donna, comunemente, meno sensuale, più calmo, più elevato, quindi più costante, che nell'uomo dimostra che la moglie che tradisce non sempre cerca il maschio vigoroso invece del marito fiacco, ma spesso cerca, invece, l'uomo spiritoso invece del marito melenso, l'uomo generoso invece del marito vigliacco ed egoista, l'uomo che può idealizzare invece dell'uomo che gli si è rivelato in tutta la sua nudità ributtante. Balzac scriveva: «Le donne abbandonerebbero i piaceri di tutte le notti di Messalina per vivere con un essere che prodigasse loro quelle carezze dell'anima delle quali sono così gelose, e che non costano niente, agli uomini se non un po' d'attenzione» è, appunto l'attenzione che manca in molti mariti, che stanno fuori di casa fino ad ora tarda; che cercano svaghi erotici, regalando talvolta le malattie veneree alla moglie: che considerano la moglie come un mobile, o come un ninnolo, o come una femmina a portata di braccia.
Il Nyström4 osserva: «Manca a molti mariti fino l'ultimo segno la delicatezza d'animo; essi si mostrano nella vita quotidiana sprovvisti di ogni tenerezza e sono incapaci di comprendere la natura delle donne, i suoi meriti e i suoi sacrifici come madre, e si irritano per le sue piccole debolezze e non pensano che al proprio benessere. È sopratutto nelle esigenze del dovere coniugale, che molti uomini si mostrano singolarmente mancanti di ogni riguardo e anche brutali verso la propria moglie, non curandosi nè dei suoi desideri, nè della sua salute o delle sue forze, e distruggendo così del tutto ogni sentimento di tenerezza e di amore».
Poichè la fedeltà nel matrimonio è volontaria nell'uomo e spontanea, invece, nella donna, l'adulterio femminile è uno dei più gravi segni dell'equivoco fra i due sessi. Le mogli che tradiscono sono vili, ma molti dei mariti traditi meriterebbero le corna di cervo le più ramificate che siano al mondo.
La corruzione della donna è introdotta ed alimentata dall'uomo che non cerca di capire la donna. L'uomo e la donna sono come due persone mascherate che vogliono riconoscersi e non vi giungono mai, perchè l'una dice all'altro: levati la maschera prima tu.
Leviamoci, una buona volta, la maschera! E mostriamo la faccia, che, se è di donna, non è un viso di angelo, ma non è neppure un muso di scrofa, se è di uomo, non è un volto da santo, ma neppure un muso mandrillesco. Negli specchi butterati della letteratura pornografica ci facciamo spavento. L'amore non è tutto rosa e viole, ma non è neppure tutto letame.
La donna non può essere mai del tutto femmina perchè in lei c'è la madre. L'uomo non può essere del tutto maschio, perchè giunge l'ora in cui egli sente necessario crearsi una vita nuova tra un tranquillo focolare ed una culla.
La donna, quando non abbia aspirazioni al filantropismo, alla vita politica, ecc., solo nella famiglia può rappresentare un nucleo di vita sociale che non si sperperi in un egoistico atomismo individualista e non si incasermi in una piatta società statolatra.