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Dopo quella solennità giunsero a Leopoli diverse notizie consolanti ed incoraggianti circa l'incremento della confederazione, ed i soccorsi d'ogni sorta, anche in denaro, ond'essa era favorita e aiutata.
Era stato pubblicato un terribile manifesto di Wittemberg, nel quale erano minacciate di ferro e fuoco tutte le popolazioni e le persone che si fossero unite alla confederazione: ma invece di spegnere l'incendio, fece l'effetto della polvere gettata sul fuoco.
Inoltre, la notizia della resa di Tykotsin, giunta immediatamente a Leopoli, riempì la città d'immensa gioia.
Finalmente si presentarono inviati da parte dello stesso Sapyeha conducenti un intero squadrone ch'egli poneva a disposizione del Re.
Lo squadrone era comandato da Volodyovski, notissimo al Re, che lo ammise subito alla sua presenza.
Pan Michele si presentò a Giovanni Casimiro, e piegò un ginocchio dinanzi al Re, il quale lo salutò cordialmente e gli chiese notizie del Voivoda di Vilna.
— Il Voivoda sta dinanzi al tribunale supremo, — disse Volodyovski. — L'anima sua si dipartiva appunto mentre noi ci accingevamo all'ultimo assalto. Questo scritto di Pan Sapyeha contiene la relazione esatta di tutto.
Il Re prese la lettera, ma appena ebbe incominciato a leggerla si fermò, dicendo:
— Pan Sapyeha si sbaglia affermando che la carica di Capitano generale della Lituania è disponibile, perchè io la conferisco a lui.
— Non v'è nessuno che ne sia più meritevole, — replicò Pan Michele, — e tutta l'armata sarà riconoscente a Vostra Maestà per questo.
— Radzivill poteva essere l'orgoglio del Regno, — soggiunse il Re sospirando. — Lui ed Opalinski sono morti quasi nella stessa ora. Giudicali, o Signore, non secondo i loro errori ma secondo la Tua misericordia!
Rivolgendosi poi di nuovo a Pan Michele, gli chiese:
— Voi foste il primo cavaliere a gettare il bastone di colonnello ai piedi del defunto principe Voivoda?
— Non il primo, Maestà, ma fu la prima volta che io ho agito contro la disciplina militare. E Dio voglia che sia l'ultima!... Ma del resto era impossibile fare altrimenti.
— Certo, — disse il Re. — Quello è stato un momento assai critico per quelli che conoscono i doveri d'un soldato: ma anche l'ubbidienza ha i suoi limiti. Rimase qualcuno con Radzivill?
— In Tykostin trovammo solamente un ufficiale, Pan Kharlamp, il quale non volle lasciare allora il principe e non volle abbandonarlo poi nella miseria. Egli è venuto a Leopoli per implorare il perdono di Vostra Maestà, ed io pure lo imploro per lui. Egli è un buon soldato.
— Fatelo venire, — disse il Re.
— Egli ha inoltre cose importanti da riferire; cose che egli udì a Kyedani dalla bocca di Bogoslavio, e che si riferiscono alla persona di Vostra Maestà.
— Sì, Maestà.
— Io l'ho conosciuto ed ho combattuto con lui; ma dove sia presentemente, non lo so.
— Che ne pensate di lui?
— Sire, dal momento in cui ho udito un certo fatto, non vi sono tormenti di cui egli non sia meritevole.
— Quella storia non è vera, — disse il Re; — essa è un'invenzione del principe Bogoslavio. Ma lasciando da parte questo, che cosa sapete dei precedenti di Kmita?
— Egli è sempre stato un prode soldato, incomparabile per coraggio ed audacia, ma fu un vero flagello anche per i suoi compaesani.
Qui Volodyovski fece un racconto particolareggiato delle gesta di Kmita, cominciando dell'affare con Hovanski.
Giovanni Casimiro ascoltò attentamente, e quando Pan Michele tacque, esclamò:
— Kmita è un uomo impareggiabile. Lo vedrete tosto. — E battendo le mani gridò: — Chiamatemi Pan Babinich.
Un paggio si affrettò ad eseguire l'ordine, e dopo un momento la porta sì aprì ed apparve Kmita.
— È strano! — disse Volodyovski. — Se non fosse per la magrezza e la pallidezza, e per il nome diverso pronunziato da Vostra Maestà, direi che questi è Pan Kmita.
— Pan Volodyovski mi ha parlato or ora di un terribile perturbatore di quel nome, ma gli ho dimostrato ad evidenza che s'ingannava, e Pan Babinich confermerà certo quanto io ho detto.
— Sire, — rispose Babinich, — le parole di Vostra Maestà valgono più di qualsiasi mio giuramento.
— Ed anche la voce è quella stessa! — esclamò Pan Michele con crescente stupore. — Ma quella cicatrice attraverso la bocca Kmita non l'aveva.
— Valoroso cavaliere, — rispose Kmita, — la testa di un nobile è un registro sul quale talvolta la mano dell'uomo scrive colla spada, ed ecco la vostra nota. — Così dicendo, chinò il capo e mostrò la lunga cicatrice.
— La ferita fatta da me! — esclamò Volodyovski. — Non vi è dubbio.
— Eppure io vi dico che non conoscete Kmita — riprese il Re.
— Come mai, Maestà?
— Perchè voi conoscete un Kmita amico di Radzivill, un traditore. Invece avete dinanzi a voi l'Ettore di Chenstohova, al quale, dopo Kordetski, Yasna Gora deve la sua salvezza, e che mi coperse col suo petto e mi salvò la vita. E sappiate — proseguì il Re, — che non solo egli non ha fatto nessuna offerta a Bogoslavio, ma ha cominciato su lui la punizione degl'intrighi di Radzivill, perchè lo catturò coll'intenzione di darlo nelle nostre mani.
— E ci mise in guardia contro il principe Giovanni! — soggiunse Volodyovski. — Qual angelo vi ha convertito?
— Abbracciatevi! — disse il Re.
Kmita e Volodyovski, obbedirono subito a quest'ordine e si abbracciarono cordialmente.
Il Re li guardava e sorrideva con sincera soddisfazione.
Dopo ciò Giovanni Casimiro si recò alla seduta del consiglio dei vescovi e dei senatori, che aveva luogo tutti i giorni per trattare della formazione dell'esercito.
I cavalieri pertanto rimasero soli.
— Venite con me al nostro quartiere, disse Volodyovski — vi troverete Pan Giovanni, Pan Stanislao e Zagloba, che saranno lieti di udire quanto sua Maestà ha detto a me. Vi è pure Kharlamp.
Ma Kmita parve non aver udito queste parole, ed avvicinandosi a Pan Michele gli chiese ansiosamente: — Trovaste molte persone con Radzivill?
— Di ufficiali non eravi che Pan Kharlamp.
— Non domando di uomini, ma di donne.
— Ah! so che cosa volete dire, — rispose Pan Michele arrossendo alquanto. — Panna Billevich fu condotta a Taurogi dal principe Bogoslavio.
La faccia di Kmita divenne livida. Rimase muto per pochi istanti, indi si fece a gridare:
— Misero me, misero me, misero me!
— Venite, venite con me; Kharlamp v'informerà meglio, giacchè egli era presente, — disse Volodyovski, e Kmita lo seguì come fuori di sè.