Henryk Sienkiewicz
Il diluvio

PARTE SECONDA

CAPITOLO XXXVIII.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

CAPITOLO XXXVIII.

Kmita, volendo recarsi da Varsavia per la Prussia in Lituania, si era assunto un grave compito, perchè poco lungi da Varsavia, a Serotsk, stazionava un forte nerbo di truppe svedesi. Quelle truppe dovevano impedire l'assedio della capitale, ma giacchè Varsavia era presa, era stato loro comandato di arrestare le divisioni che Giovanni Casimiro avesse mandate eventualmente in Lituania. Alla testa di quel corpo d'armata erano due traditori polacchi Radzeyovski e Radzivill, con Douglas, esperto generale svedese. Quando i condottieri udirono della spedizione di Kmita, siccome era necessario in ogni modo che si avvicinassero alla Lituania per salvare Tykotsin, di nuovo assediata, decisero di prendere in trappola Pan Andrea, nel triangolo fra il Bug e Serotsk da una parte e Zlotorya dall'altra.

Kmita doveva passare attraverso quel triangolo, perch'egli aveva premura, e quivi era la strada più breve. Ma s'accorse per tempo del tranello, ed essendo abituato ad un tal genere di guerra non ne fu sconcertato.

Di nottetempo passò il Narev a nuoto, e assalita l'avanguardia svedese, portò il panico e il disordine in tutta la divisione di Douglas.

Il vecchio generale rimase stupefatto di tale mossa e dichiarò che quell'uomo doveva avere il diavolo dalla sua.

— È un cane rabbioso! — diceva Radzeyovski.

Bogoslavio pensava fra che era anche un condottiero esperto. Egli riferì con spavalderia ai generali ch'egli avea due volte atterrato quel famoso cavaliere. Douglas indovinò che doveva esservi fra loro un odio personale.

Il principe non lo negò, sebbene non desse veruna spiegazione, ma decise di trarre vantaggio dall'odio stesso di Kmita per attirarlo in una trappola dalla quale non potesse più sfuggire.

— È una vergogna che noi stiamo qui ad infastidirci con quel ladronediss'egli a Douglas ed a Radzeyovski. — Egli ci gira intorno come il lupo attorno all'ovile. Io gli andrò incontro con un piccolo distaccamento, e appena egli mi assalirà io lo tratterrò finchè voi sopraggiungerete; allora vedremo se gli riescirà di scappare.

Douglas, che di questa caccia era da lungo tempo annoiato, fece una leggiera opposizione asserendo che non poteva doveva esporre un sì alto dignitario alla probabilità di esser preso da un paltoniere. Ma siccome Bogoslavio insisteva, egli si .

Si mandarono innanzi alcuni uomini a spargere la voce che cinquecento cavalieri si avanzavano sotto il comando di Bogoslavio. I generali calcolavano che gli abitanti del paese avrebbero informato Babinich, ed infatti così avvenne.

Il principe mosse nel cuor della notte verso Vansosh e Yolonka, passò il fiume a Cherevino e, lasciata la cavalleria nel campo aperto, stazionò la fanteria nelle boscaglie, da dove sarebbe sbucata inaspettatamente. Intanto Douglas doveva avanzarsi lungo la riva del Narev, fingendo di marciare su Ostrolenko. Radzeyovski veniva innanzi colla cavalleria leggera da Ksyenjopole.

Nessuno dei tre condottieri sapeva dove si trovasse Babinich in quel momento, ma Douglas suppose che le sue forze principali fossero a Snyadovo, e pensò di circondarle in modo che se Babinich moveva contro Bogoslavio, gli avrebbe tagliata la ritirata.

Ogni cosa pareva favorire il piano degli Svedesi. Kmita trovavasi realmente a Snyadovo, e appena ebbe sentore dell'avvicinarsi di Bogoslavio si portò nella foresta, per uscirne poi inaspettatamente presso Cherevino.

Douglas, girando da una parte il Narev, trovò le traccie dei Tartari, e proseguì per la stessa strada dietro a Babinich, nell'assoluta certezza di sorprenderlo e dargli battaglia.

Finalmente, dopo due giorni di marcia, giunse così presso a Cherevino che si vedeva il fumo delle capanne. Allora si fermò, occupò tutt'i passaggi ed attese.

Ma passò la giornata, e nella foresta di Cherevino continuò a regnare il più profondo silenzio.

Douglas perdette la pazienza, e verso sera mandò innanzi un drappello in ricognizione.

Il drappello ritornò nel cuor della notte senz'aver udito veduto nulla. All'alba Douglas stesso avanzò coll'intera divisione. Dopo alcune ore di marcia raggiunsero un luogo pieno di tracce di soldati ma non si vedeva nessuno. Più lontano nella foresta l'avanguardia trovò molte tracce di cavalleria pesante e tracce dei cavalli tartari. Un ottavo di miglio più avanti rinvennero una freccia tartara spuntata. Era chiaro che Bogoslavio si ritirava e che Babinich lo inseguiva.

Douglas comprese da tutto ciò che era avvenuto qualcosa di straordinario. Ma che cosa?

Egli conosceva troppo bene il principe per ammettere che non avesse avuto le sue ragioni per ritirarsi. Quindi, qualche cosa doveva essere avvenuto.

Solamente il giorno dopo ebbe delle spiegazioni. Pan Byes venne da parte del principe Bogoslavio con un drappello di trenta cavalli, per riferire che Giovanni Casimiro aveva mandato di dal Bug contro Douglas il Vice-Capitano Pan Gozyevski, con seimila cavalieri Lituani e Tartari.

Quando il principe ricevette questa notizia, fu costretto a ritirarsi in tutta fretta per unirsi a Radzeyovski, il quale poteva essere facilmente fatto a pezzi.

Dove si trovano il principe e Radzeyovski? — gli chiese il generale.

— Dieci miglia distante da qui presso il fiume.

— Il principe si è ritirato con tutte le sue forze?

— È stato costretto a lasciare indietro la fanteria, che marcia attraverso le foreste per isfuggire ai Tartari.

Douglas si mise immediatamente in marcia per unirsi a Bogoslavio e Radzeyovski. Essi si trovarono lo stesso giorno, con loro gran soddisfazione, specialmente di Radzeyovski, che temeva la prigionia più che la morte, sapendo, che come traditore e come causa di tutte le disgrazie della Repubblica, avrebbe dovuto renderne terribile conto.

Ma Douglas non riusciva a comprendere perchè Giovanni Casimiro mandasse il Vice-Capitano di dal Bug. Il Re di Svezia con l'Elettore marciava su Varsavia, dove presto o tardi si darebbe una battaglia generale, ed era strano che il Re di Polonia, pur avendo forze preponderanti, si sprovvedesse di seimila uomini.

È vero che Gozyevski aveva liberato Babinich dall'imbarazzo, ma non occorreva spedire un'intera divisione per salvare Babinich, dunque la spedizione doveva avere qualche segreto obbiettivo che il generale non poteva indovinare.

Dopo alcuni giorni ricevette una lettera di Carlo Gustavo, nella quale questi esternava l'opinione che Pan Gosyevski non era stato mandato per attaccare la divisione di Douglas, per andare in Lituania ad aiutarvi gl'insorti, bensì per minacciare la Prussia, cioè la parte orientale, che era completamente sprovvista di truppe.

La lettera terminava coll'ingiungere a Douglas di adoperarsi con tutte le sue forze per impedire che il Vice-Capitano generale si portasse in Prussia.

Douglas si accinse subito ad eseguire l'ordine del Re. Il generale svedese non sperava di schiacciare la divisione di Gozyevski, ma aveva la certezza di poterla trattenere e d'incagliare tutte le sue mosse.

In fatti, da quel momento incominciarono le più abili manovre tra i due condottieri, ma l'esperto Douglas impedì a Gozyevski di avanzare verso Ostrolenko. Babinich non si affrettò ad unirsi alla divisione lituana, perchè occupato ad inseguire la fanteria che Bogoslavio, nella sua affrettata marcia verso Radzeyovski, era stato costretto di lasciarsi indietro.

La mancanza di provvigioni costrinse alla fine gli Svedesi a dividersi in piccoli corpi per trovare più facilmente da sostentarsi, ed in pochi giorni egli ne distrusse la più gran parte.

Ciò valse ad estendere la gloria del nome di Babinich, il quale raggiunse poi Gozyevski a Ostrolenko, quando questi, la cui marcia non era che una dimostrazione, riceveva appunto dal Re l'ordine di retrocedere verso Varsavia. Per breve tempo soltanto Babinich potè godere la compagnia dei suoi amici Zagloba e Volodyovski, che alla testa dello squadrone di Lauda seguivano il Capitano, poichè egli voleva recarsi in Prussia mentre essi dovevano ritornare a Varsavia.

— Per amor di Diodisse Kmita ai suoi amici prima di lasciarli, — mandatemi notizie della battaglia che si prepara a Varsavia. Io conterò i giorni e le notti finchè potrò saperne qualche cosa di certo.

Zagloba si appoggiò un dito alla fronte, e disse:

Ascoltate la mia profezia. O noi perderemo quella battaglia o la vinceremo.

Bella profezia! — esclamò Volodyovski.

Supposto che noi la perdessimoproseguì Zagloba senza scomporsisapete che cosa succederà? Non lo sapete?... Ebbene, io vi dico che non accadrà nulla. Al punto in cui si trovano le cose, noi possiamo perdere cinquanta battaglie e la guerra andrà innanzi, perchè i nobili si raduneranno continuamente per difendere la patria e con essi il popolo. Ma se gli Svedesi perdono una grande battaglia, il diavolo se li porta senza remissione a casa sua e con essi l'Elettore.

E vuotando il suo bicchiere, il vecchio continuò con maggior fervore:

Ascoltatemi... perchè non udrete da nessuna bocca ciò che udrete dalla mia. Sapete che cosa pende sul capo di questi Vandali? La distruzione! Sapete che cosa aspetta noi? La vittoria! Se essi ci battono cento volte, noi li batteremo la centunesima, e questa sarà la fine.

Kmita arrossì dal piacere, ed esclamò:

— In nome di Dio ha ragione! tale deve essere la fine.

— E tale sarà — ribattè Zagloba. — Dio è col giusto, e, presto o tardi, la verità e la giustizia trionfano.

E rivolgendosi specialmente a Kmita, soggiunse:

— Voi ucciderete il traditore Radzivill; andrete a Taurogi; ricupererete la donzella che amate, la sposerete e Dio benedirà la vostra unione. Che mi venga la pipita sulla lingua, se non avverrà come io dico. Ma per amor di Dio non mi soffocate.

Zagloba aveva molta ragione di dire così, perchè Kmita lo prese fra le braccia, lo alzò, e si fece a stringerlo, per modo che il vecchio si sentì mancare il fiato. Erasi appena riavuto, quando Pan Michele gli prese la mano, dicendogli:

— Ed a me, non vuoi pronosticare nulla?

Dio ti benedirà, Michele, ed anche tu sarai felice con quella civetta, che ti darà una nidiata di figliuoli.

Evviva! — gridò Volodyovski. — Così sia!

— Ma prima di tutto bisogna finirla cogli Svedesiaggiunse Zagloba.

— Oh sì, sì! — gridarono i giovani colonnelli battendo sulle loro sciabole. — Vittoria a noi e morte agli Svedesi!


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2010. Content in this page is licensed under a Creative Commons License