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Sakovich dopo di avere scorticato Braun, assalì tosto la banda di Billevich con Hamilton, inglese, comandante di Ponyevyej.
Babinich era scomparso nella foresta da parecchi giorni e non se ne udiva più parlare. Sakovich, malgrado il suo coraggio, provava un'istintiva paura di Babinich; ma questa volta, a costo di morire, voleva vendicarsi. La fuga d'Anusia lo empiva d'una rabbia selvaggia.
Sakovich era uno di quegli uomini i quali giudicano virtuoso e giusto soltanto ciò che fa bene a loro, e ingiusto e malvagio quello che a loro fa male. Quindi, ai suoi occhi, Anusia aveva commesso un terribile delitto, e non eravi per lei punizione abbastanza grande.
Desiderando agire con sicurezza mandò un uomo prezzolato al porta-spada, con una lettera firmata «Babinich» nella quale annunziava ch'egli sarebbe entro la settimana a Volmontovichi.
Billevich credette: e non solo trasportò colà il suo quartiere generale, ma la notizia sparsasi in un baleno, vi attrasse tutta la popolazione di Lauda.
Intanto dalla parte di Ponyevyei marciavano gli Svedesi d'Hamilton, e da Kyedani, Sakovich.
Ma Sakovich non sospettava che alle sue calcagna veniva il terribile Babinich, il quale, senz'essere invitato, interveniva ovunque.
Kmita, naturalmente, non sapeva che Olenka si trovasse nella banda di Billevich. In Taurogi aveva saputo che era partita con Anusia: ma giudicò che fosse andata a Byalovyei, dove si nascondeva la moglie di Pan Giovanni con altre donne, tanto più sapendo che Billevich intendeva da gran tempo di condurvela.
Non potendo recarsi subito colà, Pan Andrea determinò di attaccare e distruggere il nemico in Jmud. E la fortuna lo favorì come al solito, giacchè gli era riuscito di sbarazzare dal nemico tutta la parte occidentale della provincia; quando seppe della marcia di Sakovich, lasciò quelle parti e si accinse ad inseguirlo. Fu così che si trovarono ambedue nelle vicinanze di Volmontovichi.
Il porta-spada aveva preso tutte le disposizioni per fare vedere a Babinich ch'egli era un abile stratega ed aspettava con impazienza la sua venuta.
Qual fu il suo stupore, anzi il suo sgomento, quando da lontano, di là da un boschetto, gli giunse all'orecchio uno strepito di moschetteria, e poi vide un drappello ch'egli aveva mandato in ricognizione, avanzarsi al galoppo sulla strada con una moltitudine di nemici alle spalle!
Il porta-spada corse subito a dare gli ordini alla fanteria: il subitaneo fuoco di questa arrestò il nemico, che si era avanzato a briglia sciolta. I primi ranghi arretrarono in gran disordine.
Intanto il porta-spada si pose alla testa della cavalleria, e ordinò a tutti quelli che avevano moschetti o pistole di avanzare in aiuto della fanteria.
Ma anche il nemico era provvisto di moschetti, perciò, dopo il primo assalto, cominciò un violentissimo fuoco.
Anusia aveva quello che desiderava: una battaglia. Le fanciulle, per comando di Billevich, erano salite a cavallo e si trovavano dietro gli ultimi ranghi della cavalleria.
Sebbene Anusia mostrasse tanto coraggio in tempo di pace, non ne aveva punto in quel momento. Era pallida come un pannolino, e si mise a strillare come una bambina, talchè il giovane Pan Olenka di Kyemnar fu costretto a prendersela in braccio per calmarla, ed a stringerla più del bisogno.
Olenka si comportava ben diversamente. In principio impallidì anch'ella, ma poi il suo sangue cavalleresco la vinse; vedendo che gli ufficiali si avanzavano, la coraggiosa fanciulla si avanzò con loro.
La battaglia si faceva sempre più accanita e il nemico non cessava di assalire la porta del villaggio.
Billevich cominciò a impensierirsi.
Dietro di sè aveva un campo aperto attraversato da un fiume. Egli si fece a guardare da quella parte come se da lì aspettasse un aiuto. Ad un tratto vide, infatti, in mezzo ai salici che cominciavano a sfrondarsi, un luccicare d'armi, poi un'oscura massa di soldati.
— Babinich viene! — pensò fra sè.
Ma in quel momento accorse Pan Hjanstovski, che conduceva la cavalleria.
— Dal fiume si avanza la cavalleria svedese — gridò spaventato.
— Trattenetela almeno un'ora e noi fuggiremo verso le foreste, — esclamò Pan Billevich fuori di sè.
L'ufficiale partì al galoppo, e si slanciò immediatamente verso il fiume alla testa di duecento uomini.
Billevich non sperava più di riportare la vittoria, ma nemmeno di salvare la sua fanteria e la popolazione di Lauda, che aveva fatto venire a Valmontovichi per vedere Babinich.
Egli era circondato: era caduto come in una trappola, dalla quale non rimaneva scampo, perchè la cavalleria mandata contro il nemico, schieratasi lungo il fiume, era stata sbaragliata.
Al vecchio porta-spada non rimaneva che perire con onore. Trasse la sciabola e si fece innanzi, gridando:
— Cadiamo tutti l'uno sull'altro! Diamo il nostro sangue per la fede e per la patria!
Ma che cosa significano quegli improvvisi suoni di trombe nei ranghi di Sakovich, e quel rullo dei tamburi svedesi? Che cosa significano quei terribili urli che si odono in lontananza?
Ad un tratto tace il fuoco alla porta. Alcuni gruppi della cavalleria di Sakovich fuggono a rompicollo, sul fianco la cavalleria si ferma; poi, invece di avanzare, si ritira verso il bosco di salici.
Intanto, dal bosco d'ond'era sbucato lo stesso Sakovich, escono cavalli e uomini, che si avanzano con la rapidità del turbine.
— O Dio! o gran Dio! — esclama Billevich sbalordito.
— Sono i nostri! Dev'essere Babinich!
— Babinich! — riperono cento voci dietro a lui.
— Babinich! Babinich! — gridavano terrorizzati gli uomini di Sakovich fuggendo.
Il campo è pieno di fuggiaschi; alle loro calcagna stanno i nuovi arrivati, che feriscono, atterrano, ammazzano senza pietà. Lo strepito delle sciabole, i gridi, i lamenti, empiono l'aria tutt'intorno.
La fanteria di Billevich finì per ritirarsi dalla porta e dalle case, dove non occorreva più la difesa. La cavalleria rimase immobile sul posto. Il profondo silenzio, fu rotto dal rumore di una casa incendiata presso la porta, che crollava.
Il crollo spense il fuoco. Immensa era la gioia in tutti e tutti, piangendo, alzavano le mani al cielo, e guardando dalla parte d'onde era venuto Babinich, gridavano:
— Dio ti benedica! Dio ti guardi! Senza di te oggi Valmontovichi avrebbe finito di esistere.
Ah! se avessero saputo che quell'uomo che oggi aveva salvato il villaggio, era lo stesso che due anni prima l'aveva messo a ferro e fuoco?
Spento l'incendio, tutti si diedero a raccogliere i feriti di Billevich e Olenka si fece infermiera. Il suo esempio animò tutti quanti, ed il pietoso lavoro continuò finchè ogni ferito fu ricoverato e medicato. Intanto recitavano le litanie per i morti.
Per tutta la notte nessuno chiuse occhio. Tutti aspettavano il ritorno del porta-spada che aveva inseguito il nemico, e di Babinich, preparandosi a riceverli degnamente.
La sola Anusia non potè prender parte a nulla, perchè fino dal principio della battaglia era rimasta come annientata, mentre la sua gioia successiva fu tale, che confinava colla pazzia. Olenka dovette vegliarla, perchè non faceva che smaniare piangendo e ridendo insieme, e ripetendo esclamazioni e domande sconnesse.
Verso l'alba, si udì lo scalpitìo di cavalli; era la cavalleria di Billevich che giungeva gridando e cantando.
Il porta-spada, coperto di polvere, ansante, ma pieno di gioia, continuò fino al sorger del sole a raccontare come avesse disperso un corpo di cavalleria svedese, lo avesse inseguito per una decina di miglia e poi fatto a pezzi.
Anche Billevich, come tutte le truppe e la gente di Lauda, erano convinti che Babinich sarebbe ritornato. Venne il mezzogiorno, il sole cominciò a volgere al tramonto, ma Babinich non veniva.
Anusia, verso sera, pensò fra sè: — S'egli si curasse solo degli Svedesi e null'affatto di me?... Eppure egli ha ricevuto la lettera se è venuto a salvarci!
Non sapeva che le anime d'Yurek Billevich e di Braun erano da tempo all'altro mondo, e che Babinich non aveva ricevuto la lettera.
Passò un altro giorno, Billevich non perdette ancora la speranza e non abbandonò il villaggio.
— Egli mi ha terribilmente umiliata! Ma mi sta bene, — pensava intanto Anusia.
Nel terzo giorno Billevich mandò alcuni uomini in ricognizione. Questi tornarono il quarto giorno con la notizia che Babinich aveva preso Ponyevyej, non risparmiando un solo Svedese; dopo di che era partito, senza che si sapesse per dove.
— Io non lo troverò se non quando egli stesso ritornerà — disse Billevich.
Anusia divenne talmente irritabile, che nessuno dei giovani ufficiali poteva più accostarsele.