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Quando Pan Skshetuski e suo cugino Stanislao e Zagloba giunsero finalmente attraverso il deserto a Upita; Pan Michele Volodyovski, che da lungo tempo non aveva ricevuto loro notizie, provò un'immensa gioia nel rivederli. Egli li informò dell'ordine avuto per gli arruolamenti e di recarsi a Kyedani, dove il principe Radzivill lo attendeva, e dove mossero tutti insieme accesi di amor patrio: ma non poco li sorprese, appena giunti, la notizia che Pan Gosyevski e Pan Yudytski si trovavano agli arresti. Qualcuno bisbigliava che i due prodi erano forse sospettati di tradimento, ma essi non potevano crederlo, e per altri segni, e per l'accoglienza avuta dal principe, che promise loro tenute e onori, offerte per lo meno premature, si sentirono invadere l'animo da sensi di dubbio e di tristezza.
— Giovanni Radzivill è uomo di cuore e un vero guerriero — osservò Pan Stanislao.
— Volete che vi dica ciò ch'io penso? — disse a sua volta Pan Giovanni. — Il Principe cerca di farsi degli amici, avendo formato del progetti per i quali ha bisogno di aiuto.
Si scambiavano così le loro idee, quando, giunti nel gran cortile, videro entrare continuamente gruppi di nobili armati, carri e carrozze, che portavano donne e fanciulli dalle borgate vicine.
Ad un tratto i soldati, al rullo di un tamburo, uscirono dal Corpo di guardia e si schierarono in due ranghi, rendendo il saluto ad un vescovo che entrava in quel momento. Il vescovo passò oltre, facendo a destra ed a sinistra il segno della croce e benedicendo i soldati ed i nobili.
A poca distanza avanzava una seconda carrozza, fregiata dello stemma del Principe Radzivill e tirata da quattro cavalli bianchi. In essa sedevano due signori, vestiti alla foggia straniera, con larghi cappelli in testa.
— Chi sono mai costoro? — domandò Zagloba.
— Io non li conosco; non li ho mai veduti; — rispose Volodyovski. — Che razza di animali ci conducete? — chiese poi ad uno degli ufficiali della scorta.
— Sono Svedesi.
— Svedesi?
— Sì, e uomini di grande distinzione. Il più attempato è il Conte Löwenhaupt; il più giovane è Benedetto Schitte, Barone di Duderhoff.
— Che cosa vogliono qui costoro? — chiese Volodyovski.
— Dio lo sa! — rispose l'ufficiale. — Forse per trattative....
— Trattative? — gridò Zagloba mentre tutti i circostanti si volgevano verso di lui. Noi vogliamo guerra! — E corse tra i nobili e tra i soldati un fremito d'indignazione.
Pan Korf ed il colonnello Ganhoff ritornarono dal principe, che stava seduto a consiglio cogl'inviati svedesi, col vescovo Sarchevski, il Padre Byalozor ed altri magnati.
— Chi ha sollevato questo tumulto? — domandò fremente di rabbia.
— È stato quel nobile che fu qui testè; quel famoso Zagloba, — rispose Pan Korf.
— È un bravo cavaliere — soggiunse il principe — ma comincia troppo presto a infastidirmi.
Così dicendo fece un cenno al colonnello Ganhoff e gli sussurrò alcune parole all'orecchio. Intanto Zagloba, soddisfatto di sè stesso, si recava nelle sale del pianterreno insieme a Volodyovski e a Giovanni e Stanislao Skshetuski.
— Vedete, amici, io sono appena comparso, e già ho acceso in quei nobili l'amore della patria — diss'egli con evidente vanagloria. — Ora sarà più facile al principe di mandare al diavolo gl'inviati svedesi. Ma perchè ti sei fermato, Michele, e stai lì come impietrito, con gli occhi fissi su quella carrozza che si avvicina alla porta? — soggiunse rivolgendosi al piccolo cavaliere.
— È lei — esclamò Volodyovski — è lei in persona!
— Chi?
— Quella che ti ha dato un bel rifiuto?
— Precisamente lei. Guardate, signori, guardate! Ditemi, se non è bella da far impazzire un uomo?
— Te lo diremo quando la vedremo più da vicino, — replicò Zagloba.
Intanto la carrozza, descrivendo un mezzo giro, si avvicinò sempre più all'entrata.
In essa sedeva un uomo attempato, dall'aspetto nobile ed austero, e al suo lato Panna Alessandra, bella come sempre, calma e piena di dignità. Pan Michele le fece un profondo inchino, ma ella non notò la sua presenza in mezzo alla folla.
— Si vede che quella donzella è di nobile stirpe — disse Zagloba. — Confesso che la trovo bellissima, ma mi sembra troppo delicata; per parte mia preferisco quelle donne dinanzi alle quali ci si chiede involontariamente: È una donna o un cannone?
— Conoscete quel signore che siede in quella carrozza? — domandò Pan Michele ad un nobile chi gli stava vicino.
— Lo conosco benissimo — rispose l'interpellato. — È Pan Tomaso Billevich, porta spada di Rossyeni. Qui tutti lo conoscono; egli è un antico vassallo dei Radzivill.