Henryk Sienkiewicz
Il diluvio

PARTE PRIMA

CAPITOLO XXIII.

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CAPITOLO XXIII.

La festa non ebbe però virtù di calmare l'animo del principe. Anzi da parecchi indizi dovette comprendere che non la fede in lui, ma il timore, teneva al suo fianco le schiere dei cortigiani. Durante il banchetto giunsero messaggi. Il principe Bogoslavio comunicava che quegli ufficiali i quali avevano preferito formare una confederazione fra loro anzichè marciare contro il nemico che avea incendiato Vilna, facevano scorrerie nei possedimenti dei Radzivill. La provincia di Syerads si era arresa agli Svedesi, e seguendo l'esempio della grande Polonia, aveva accettato la protezione di Carlo Gustavo. Giovanni Casimiro era battuto a Vidova e a Jarnov. L'esercito lo abbandonava!

Fu allora che al principe parve giunto il momento di mettere a prova la capacità e il valore di Kmita confidandogli l'incarico tanto ambito da Ganhoff.

Poichè vi tarda di lasciare questi luoghi, ho un incarico veramente onorifico per voi. Mi occorre un uomo ragguardevole, non straniero, ma polacco, il quale si rechi ad attestare personalmente che non tutti mi hanno abbandonato, ma che vi sono ancora uomini di valore al mio fianco. Voi siete proprio l'uomo adatto; avete il coraggio necessario e siete più disposto a far piegare gli altri che ad inchinarvi voi stesso.

— Di quale incarico si tratta?

Dovrete partire per un lungo viaggio.

— Sono pronto.

— Ed a vostre spese, perchè io sono alle strette. Devo mantenere tutta la truppa che è qui, ed il tesoriere, che tengo sotto chiave, non mi il becco d'un quattrino.

— Non occorre che Vostra Altezza si spieghi di più. Se vado, andrò a mie spese.

— Sta bene. Udite ora le istruzioni.

Ascolto con tutta l'attenzione.

— Anzitutto vi recherete a Podyasye. La strada è pericolosa perchè vi si aggirano i confederati...

— Sono già stato nelle loro mani e non mi hanno fatto alcun male.

Va bene. Andrete poi a Zabludow, dove si trova Harasimovich, e gli ordinerete di raccogliere quanto denaro può delle mie rendite e delle tasse pubbliche, che mi manderà a Tyltsa, dove sonvi già altri denari di mia pertinenza. Tutto ciò che può impegnare lo impegni, tutto quello che può estorcere agli Ebrei, lo prenda. Proseguendo il vostro viaggio, vi recherete a Tykotsin e vi presenterete a .

Qui il Capitano generale s'interruppe, perchè il parlar molto lo faceva soffrire. Dopo una breve pausa, riprese:

— Sono meravigliato che Bogoslavio indugi ancora in Podlyasye. Per Dio! sarebbe capace di rovinare stesso e me insieme! Sappiate anzitutto, ve lo dico in segreto, che a Vienna non si vedrà di buon occhio il nascente potere degli Svedesi. Anche i Tartari (io lo so con certezza) sono disposti ad assistere Giovanni Casimiro ed a muovere contro i Cosacchi, ed in seguito potrebbero venire in suo aiuto le truppe di Polotski che sono in Crimea. E l'Elettore non ci porterà sicuramente dei rinforzi.

Perchè?

Perchè egli è cauto, e pensa unicamente al suo interesse. Aspetta per vedere ciò che accadrà: intanto entra in una lega, ma solo con le città prussiane rimaste fedeli a Giovanni Casimiro. Credo che in ciò vi sia tradimento, ammeno che l'Elettore sia diventato un altr'uomo, o dubiti del successo degli Svedesi. Ma, finchè ciò non siasi chiarito, la lega contro gli Svedesi sussiste; e appena essi porranno il piede nella Piccola Polonia, la Grande Polonia e Mazovia si solleveranno, i Prussiani si uniranno a loro, e può darsi che... — Qui il principe rabbrividì come spaventato dalla propria supposizione.

— Che cosa può avvenire? — domandò Kmita.

— Che non un soldato Svedese esca vivo dalla Repubblica, — rispose tristamente il principe.

Kmita aggrottò le ciglia e tacque.

— E allora, — continuò il Capitano generale a bassa voce, — la nostra fortuna cadrebbe tanto in basso per quanto prima stava in alto.

Pan Andrea balzò in piedi, e gridò con gli occhi sfavillanti e la faccia accesa: — Che significa tutto ciò? se Vostra Altezza mi disse poco tempo fa, che la Repubblica era perduta... che soltanto mediante la lega con gli Svedesi ed il futuro regno di Vostr'Altezza, essa potrebbe esser salva. Che cosa devo credere? Quel che ho udito allora, o quello che odo adesso? Se quello che voi dite ora è vero, perchè noi non combattiamo contro gli Svedesi?

Radzivill guardò severamente il giovane. — Siete troppo audace, — gli disse.

— Vostra Altezza esprimerà in seguito il suo giudizio sulla mia persona, ma ora risponda alla mia domanda, — soggiunse Kmita.

— Vi darò questa risposta! — disse Radzivill con enfasi. — Quando le cose prendessero la piega che ho detto, noi piomberemo sugli Svedesi.

Pan Andrea si calmò; e battendosi la fronte col palmo della mano, esclamò: — Sono uno stolto! Sono uno stolto!

— Non lo nego, — disse il principe. — E dirò di più. Voi eccedete troppo facilmente e diventate insolente. Le mie parole tendevano soltanto a farvi rilevare i capricci della fortuna. Io desidero il bene della patria, null'altro. Vi ho messo dinanzi delle supposizioni che non si avvereranno. Per altro è necessario stare in guardia. Chi desidera che l'acqua non lo trascini in fondo, deve saper nuotare, e chiunque cammina per una foresta senza sentieri deve fermarsi sovente onde orientarsi. Capito?

— È chiaro come la luce del sole.

Dopo di essere stato dal principe Bogoslavio, continuò Radzivill, voi andrete, latore di un mio scritto, da Carlo Gustavo. Se egli v'interroga riguardo all'affare di Klavany, dite la verità, confessate ch'io avea condannato quegli uomini a morte, e che voi avete ottenuto il loro perdono. Se vi domanda se è vero che le truppe mi hanno in gran parte abbandonato, lo negherete recisamente. Direte che aspetto rinforzi. Prenderete nota di tutto, ascolterete tutto quello che si dirà da coloro che circondano la persona del Re; e riporterete ogni cosa, non a me, ma, se vi si offre l'occasione, al principe Bogoslavio in Prussia. Voi potete riferire anche ciò che udiste alle truppe dell'Elettore se, per caso, v'imbatteste in esse. Conoscete il tedesco?

Discretamente.

— Tanto meglio.

— Ma, Altezza, dove troverò il Re di Svezia?

— Lo troverete dove sarà. In tempo di guerra, un giorno si è qui, un giorno si è . Se lo trovaste a Cracovia sarebbe meglio, perchè potreste portar lettere ad altre persone che si trovano da quelle parti.

Devo dunque andare da altri ancora?

— Sì. Dovete recarvi da Pan Lyubomirski maresciallo del Regno. È cosa importante per me di indurlo a condividere le nostre vedute. Egli è un uomo potente, e nella Piccola Polonia tutto dipende da lui. Se egli si dichiarasse per gli Svedesi, per Giovanni Casimiro non vi sarebbe più posto nella Repubblica. Non nascondete al Re di Svezia che voi andate da Lyubomirski per indurlo ad allearsi agli Svedesi. Ciò influirà in mio favore. Voglia Dio, che Lyubomirski si dichiari per noi! Egli esiterà, lo so; tuttavia spero che la mia lettera farà pendere la bilancia dal mio lato, poichè v'è una ragione, per la quale egli dovrebbe procurare di uniformarsi a' miei desideri. Pan Lyubomirski mi si aggirò intorno lungo tempo, onde indovinare senza farmi una domanda diretta, se io sarei disposto a concedere la mano dell'unica mia figlia a suo figlio, Eraclito. Essi sono ancora fanciulli, ma il contratto si potrebbe stipulare sino da ora il che è molto importante per il maresciallo, poichè non vi è altra ereditiera così ricca in tutta la Repubblica, e se le nostre sostanze fossero unite, non vi sarebbe ricchezza eguale in tutto il mondo. Suscitate in lui la speranza che, oltre la ricchezza suo figlio possa ottenere la corona del Principato di Lituania qual dote di mia figlia, ed egli non esiterà, perchè egli pensa più alla prosperità della sua casa che non alla Repubblica.

— Che cosa debbo dirgli?

Cose tali, che non posso scrivere. Ma l'affare deve essergli presentato con destrezza. Dio vi guardi dallo scoprirgli, che avete udito da me che desidero la corona.... è troppo presto ancora. Ma direte: — Tutti i nobili in Lauda e in Lituania parlano di dare la corona a Radzivill, e ne parlano anche gli Svedesi. Cercate di scoprire chi è il suo confidente fra i nobili che lo circondano, ed a costui insinuate quest'idea: — Lyubomirski dovrebbe unirsi agli Svedesi e chiedere in cambio il matrimonio di Eraclito con la figlia di Radzivill; poi dovrebbe appoggiare il conferimento a Radzivill della corona di Lituania. Eraclito diverrebbe un giorno il suo erede. Ma ciò non basta. Gli insinuerete ancora, che, una volta incoronato Eraclito in Lituania, egli sarà col tempo, eletto al trono di Polonia, di modo che le due corone potranno essere un'altra volta riunite nelle nostre famiglie. Se essi non si afferrano a quest'idee, bisogna dire che sono gente da poco. Dio mi ha creato di un'altra pasta, e perciò io oso stender la mano a tutto quanto è possibile toccare, e non temo di andare sino a quegli estremi che Dio solo ha assegnato agli sforzi dell'uomo.

Così dicendo il principe allungò le mani, come se volesse afferrare una corona invisibile, ed apparve raggiante in volto, come se la sentisse già sul suo capo.

Dopo un breve silenzio riprese a dire con maggior calma, ma con voce affannosa e spezzata:

— Ecco a che cosa la mia anima aspira... a volare in alto, sino alle regioni del sole... Io preferisco che la morte mi colpisca sul trono, anzichè... anzichè nell'anticamera di un Re.

Devo mandar a chiamare un medico? — chiese Kmita sgomentato.

Radzivill fece un cenno negativo con la mano.

— Non occorre... sto megliomormorò stentatamente. — La soffocazione è passata... avete compreso le mie idee?

— Sì, Altezza.

— Le lettere sono già scritte. Quando volete partire?

Oggi! Al più presto possibile.

— Non avete nulla da chiedermi?

Altezza, — prese a dire Kmita; ma tosto s'interruppe e parve che le parole non volessero uscirgli di bocca.

Parlate francamente — gli disse il Capitano generale.

— Vi pregosoggiunse Pan Andrea, — che Billevich e... e sua nipote non soffrano alcun male finchè sono qui.

— State certo di ciò. Ma vedo che amate ancora la fanciulla.

— Lo sa Dio, — replicò Kmita. — Ora l'amo, ora mi sembra di odiarla. Fra noi tutto è finito; io non la voglio, ma non voglio che un altro se la prenda. Altezza, perdonatemi, non so quel che dico. Bisogna che io parta al più presto possibile. Non fate caso delle mie parole. Dio mi ridarà il senno quando sarò lontano da qui.

Comprendo, — osservò il principe. — Quantunque non la vogliate voi stesso il pensiero che un altro la possieda vi brucia. Ma, in quanto a ciò, state sicuro, che non lascierò avvicinare a loro alcun uomo. La manderò a Tanrogi, presso Tyltsa, dove dimora mia figlia. State tranquillo, Yendrek. Andate, preparatevi per il viaggio, e venite da me a pranzo. — Kmita s'inchinò e si ritirò, e Radziviil cominciò a respirare più liberamente. Egli era contento della partenza di Kmita. Gli rimaneva il suo squadrone, ed egli si liberava intanto della sua persona che gli era poco gradita.

L'audacia ed il carattere impetuoso di Kmita potevano da un momento all'altro causare una rottura funesta per ambedue. La sua partenza scongiurava ogni pericolo.

Va, demonio incarnato! — mormorò il principe, guardando la porta per la quale era uscito il porta stendardo di Orsha. Quindi chiamò un paggio e lo mandò in cerca di Ganhoff.

— Voi prenderete il comando dello squadrone di Kmitadisse il principe a Ganhoff — e di tutta la cavalleria. Kmita parte per un viaggio.

Sulla faccia indifferente di Ganhoff passò come un lampo di gioia. La missione gli veniva meno, ma in compenso aveva un più alto ufficio militare. S'inchinò, poi disse:

Compenserò il favore colla fedeltà nel servizio. — Indi stette alquanto ritto come in attesa.

— Che avete altro a dire? — domandò il principe.

Altezza, questa mattina è venuto un nobile di Vilkomir colla notizia che Pan Sapyeha marcia contro Vostra Altezza con le sue truppe.

Radzivill tremò, ma in un batter d'occhio seppe padroneggiarsi.

— Potete andaredisse a Ganhoff. Quindi cadde in profonda meditazione.


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