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Tutte le speranze erano andate in fumo. Vinicio si era abbassato fino al punto di mendicare l'aiuto dei liberti e degli schiavi, tanto di Cesare che di Poppea; strapagò le loro vane promesse, si guadagnò la loro buona volontà con dei ricchi doni. Ottenne dal primo marito di Poppea, Rufio Crispino, una lettera. Regalò a Rufio, il figlio del primo matrimonio di Poppea, la sua villa in Anzio; ma non fece che irritare Cesare che odiava il cognato. Mandò una lettera col mezzo di un corriere speciale a Ottone, secondo marito di Poppea, in Spagna. Sacrificò i suoi averi e sè stesso fino a quando vide ch'egli non era che il giocattolo della gente. Se avesse finto che la detenzione di Licia gli era di poco interesse, forse l'avrebbe liberata più presto.
Anche Petronio era di questo parere. Intanto un giorno seguiva l'altro. L'anfiteatro era finito, le tessere, vale a dire i biglietti d'ingresso per i ludi mattutini, erano stati distribuiti. Questa volta gli spettacoli mattinali, per l'inaudito numero delle vittime, potevano durare giorni, settimane, mesi. Non si sapeva più dove rinchiudere i cristiani. Le carceri erano zeppe e la febbre faceva strage. I puticuli – le fosse comuni in cui si mettevano gli schiavi – incominciavano a rigurgitare. Si temeva che l'epidemia si diffondesse per la città intera; perciò, urgeva far presto.
Tutte queste voci andavano nelle orecchie di Vinicio a spegnergli l'ultima speranza. Mentre c'era ancora del tempo, poteva illudersi di poter fare qualche cosa; ma ora non c'era più tempo. Gli spettacoli dovevano incominciare. Licia poteva trovarsi ogni giorno in un cunicolo del Circo, la cui sola uscita era l'Arena. Vinicio non sapendo dove il destino e l'efferatezza della forza superiore potessero gettarla, andò per ogni circo, corrompendo guardiani e bestiarî, proponendo loro di fare quello che non potevano. Col tempo s'accorse ch'egli lavorava solo per renderle la morte meno terribile; e proprio allora sentì ch'egli aveva nel cervello dei carboni ardenti.
Egli era risoluto a perire nello stesso momento. Ma temeva che il dolore gli consumasse la vita prima dell'ora spaventevole. I suoi amici e Petronio pensavano pure che il regno delle ombre gli si poteva spalancare da un giorno all'altro. La sua faccia era nera e somigliava a quelle maschere di cera che si tenevano nei lararî. I suoi lineamenti erano divenuti rigidi, come se non avesse idea di ciò che avveniva o stava per avvenire. Se qualcuno gli rivolgeva la parola, alzava meccanicamente le mani alla faccia, si premeva le tempie, e lo fissava con uno sguardo smarrito e interrogatore. Egli passava le intere notti nelle carceri con Ursus all'uscio di Licia; e quando Licia gli ingiungeva di andare a riposare, ritornava da Petronio e passeggiava nell'atrio fino alla mattina. Gli schiavi lo trovavano spesso inginocchiato, colle mani giunte o colla faccia prostrata a terra. Pregava Cristo, perchè Cristo era l'ultima speranza; ogni cosa gli era andata a male.
Solo il miracolo poteva salvare Licia; perciò egli si batteva la fronte sulle pietre del pavimento e implorava il miracolo.
Comprendeva però che le preghiere di Pietro potevano essere più efficaci delle sue. Pietro gli aveva promesso Licia, Pietro lo aveva battezzato, Pietro aveva fatto miracoli, a Pietro toccava di soccorrerla e liberarla.
E in una certa notte andò alla ricerca dell'Apostolo.
I pochi cristiani che rimanevano lo avevano celato in un luogo sconosciuto anche agli altri fratelli, per paura che qualcuno, per debolezza di spirito, lo tradisse scientemente o inscientemente. Vinicio, colla confusione generale e il disastro, occupato a salvare Licia, aveva perduto di vista Pietro e non lo aveva veduto dal battesimo che una volta.
Andando dal cavatore nella cui capanna era stato battezzato, seppe che i cristiani si riunivano fuori di Porta Salaria, nel vigneto di Cornelio Pudenzio. Il cavatore si offerse di condurvelo e disse che vi avrebbe trovato Pietro. Vi si avviarono in sull'imbrunire e, passando al di là delle mura, per le cavità popolate di canne, giunsero al vigneto circondato dalla solitudine. La radunanza aveva luogo nel locale della pigiatura dell'uva. A mano a mano che Vinicio si avvicinava, gli arrivava all'orecchio il mormorìo della preghiera. Entrando vide, attraverso la fosca luce della lampada, poche diecine di figure inginocchiate a pregare. Dicevano una specie di litania, e un coro di voci di donne e di uomini, ripeteva: «Cristo, abbi misericordia, di noi». In quelle voci erano la profonda tristezza e l'acuto dolore.
Pietro era presente. Era il primo inginocchiato dinanzi la croce di legno, inchiodata alla muraglia della vòlta e pregava. Da lontano Vinicio ne riconobbe i bianchi capelli e le mani alzate. Il primo pensiero del giovane patrizio era di passare attraverso gli adunati, di gettarsi ai piedi dell'Apostolo e di gridare: «Salvami!» Ma fosse la solennità della preghiera, o l'esaurimento delle forze, cadde anch'egli in ginocchio e a mani giunte mise con gli oranti a gemere e a dire: «Cristo abbi misericordia!»
Se non fosse stato così sottosopra, avrebbe udito che il gemito non era solo nella sua voce, e che non era lui solo che vi era andato pieno di affanni, di apprensioni e di dolore. All'adunanza non vi era un'anima che non avesse perduto qualche persona cara al cuore; e quando i più devoti e i più coraggiosi seguaci erano in prigione, quando a ogni minuto arrivavano notizie degli insulti e delle torture inflitte a loro; quando l'immensità della sciagura eccedeva ogni imaginazione, quando non ne rimaneva più che quei pochi inginocchiati, non vi era cuore che non fosse terrorizzato della propria religione e non si domandasse pieno di dubbio: «Dove è Cristo? e perchè permette che il male sia più potente di Dio?» Intanto lo si implorava coi trasporti della disperazione di avere misericordia, perchè ciascuno aveva ancora nell'anima una scintilla di speranza che Cristo sarebbe venuto a precipitare Nerone nell'abisso. Guardavano ancora verso il cielo: ne stavano ancora in aspettativa e pregavano ancora tremando. Vinicio pure, via via che gli alti ripetevano: «Cristo, abbi misericordia di noi!» si sentiva rapito dall'estasi come quando era nella capanna del cavatore. Ora lo invocavano dal fondo del cuore, nella immensità del loro dolore; ora lo evocava Pietro; così, ad ogni momento, i cieli potevano spalancarsi, la terra poteva tremare dalle sue fondamenta, e lui poteva apparire nella gloria infinita, colle stelle ai suoi piedi, misericordioso, ma inesorabile. Egli avrebbe rialzato i fedeli e ingiunto agli abissi d'inghiottire i persecutori.
Vinicio si coperse la faccia con ambo le mani e si prostrò fino al suolo. Subito si fece silenzio intorno a lui, come se la paura avesse trattenuto il respiro sulle labbra dei presenti. Gli pareva che qualche cosa dovesse accadere indubbiamente e che il miracolo fosse inevitabile. Si sentiva sicuro che quando si sarebbe alzato e avrebbe aperto gli occhî avrebbe veduto la luce che abbaglia gli occhî mortali, e avrebbe udito la voce che avrebbe fatto tremare i cuori.
Il silenzio rimase ininterrotto fino al singhiozzo delle donne. Vinicio si alzò e guardò intorno come smarrito. Nel locale della pigiatura, invece delle glorie celesti, oscillava la fosca luce delle lanterne, e i raggi della luna che passavano attraverso le aperture del tetto riempivano lo spazio di luce argentina. Le persone intorno a Vinicio alzarono gli occhî inondati di lacrime verso la croce; qua e là si singhiozzava e dal di fuori giungevano i fischî sommessi di coloro che facevano la guardia.
Pietro s'alzò e si volse all'assemblea:
– Figli, elevate i vostri cuori al Redentore e offritegli le vostre lacrime.
Poi rimase silenzioso.
Tutto a un tratto sorse la voce di una donna piena di amarezza e di affanni.
– Sono una vedova; avevo un figlio che mi sosteneva. Restituiscimelo, o Signore!
Si rifece silenzio. Pietro era in piedi, davanti all'adunanza inginocchiata, vecchio, pieno di preoccupazioni. Pareva la personificazione della debolezza e della decrepitezza.
Si udì il lamento di un'altra voce:
– I carnefici hanno disonorato mia figlia e Cristo lo ha permesso.
Indi una terza:
– Io sola sono rimasta ai miei figli, e quando io pure sarò presa, chi darà loro pane e acqua?
– Lino che prima avevano risparmiato lo hanno preso e torturato, o Signore.
La quinta:
– Guai a noi! Chi vorrà proteggerci?
E così, nel silenzio di quella notte, si udiva un lamento dopo l'altro. Il vecchio pescatore chiuse gli occhî e scosse la bianca testa su quegli umani dolori e quelle umane paure. Succedette di nuovo il silenzio, l'uomo che era di guardia zufolava sommessamente al di fuori.
Vinicio saltò in piedi, come per passare in mezzo agli adunati e andare dall'Apostolo a domandargli soccorso; ma in un momento egli vide ai suoi piedi come un precipizio, la cui vista gli tolse la forza di muoversi. Che cosa avverrebbe se l'Apostolo dovesse confessare la propria impotenza e dichiarare che il Cesare romano era più forte di Cristo, il Nazzareno? E a quel pensiero il terrore gli rizzava i capelli sulla testa, perchè se ciò fosse stato vero, sentiva che non solo sarebbe andato nell'abisso il resto della sua speranza, ma anche sè stesso e tutto ciò che gli dava vita, e non sarebbe rimasto che notte e morte, come un mare senza riva.
Pietro incominciò a parlare con una voce quasi inaudibile.
– Figli miei, sul Golgota li ho veduti inchiodare Dio alla croce. Ne ho udito i martelli e li ho veduti elevare la croce in alto, così che le genti potessero contemplare la morte del Figlio dell'Uomo. Li ho veduti fendergli il costato e l'ho veduto morire. Ritornando dalla croce, io gridavo straziato, come voi gridate: «Sventura! sventura! O Signore, tu sei Dio, perchè lo hai tu permesso? Perchè sei Tu morto, e perchè hai Tu tormentato i cuori di coloro che credevano che il Tuo regno sarebbe venuto?»
«Ma Lui, il nostro Signore e Dio, risorse il terzo giorno dal sepolcro, e fu tra noi fino a quando Egli entrò nel Suo regno nello splendore della gloria.
«E noi, vedendo la nostra poca fede, ci rafforzammo e da quel tempo seminiamo il suo grano.»
Poi, volgendosi dalla parte donde erano venuti i lamenti, ricominciò con voce più forte:
– Perchè vi lamentate? Dio abbandonò sè stesso alle torture e morì, e voi volete ch'Egli vi faccia scudo per salvarvi dai dolori e dalla morte! Gente di poca fede, vi siete fatta vostra la Sua dottrina? Vi ha egli promesso null'altro che la vita? Egli viene a voi e dice: «Seguitemi». Egli vi eleva a Lui stesso, e voi vi attaccate a questa terra colle mani, gridando: «Signore, salvaci!» Io sono polvere al cospetto di Dio, ma davanti a voi io sono il Suo apostolo, e il Suo vicario. Vi parlo nel nome di Cristo. Dinanzi a voi non è la morte, ma la vita; non sono le torture, ma la beatitudine infinita; non sono le lacrime e i gemiti, ma il canto; non la schiavitù, ma la dominazione. Io, apostolo di Dio, dico questo: o vedova, tuo figlio non morrà; egli verrà portato nella gloria, nella vita eterna, e tu ti unirai con lui! A te, o padre, la cui figlia è stata disonorata dai carnefici, ti prometto che tu la troverai più pura dei gigli dell'Ebron14. A voi, madri, che stanno strappandovi dai vostri orfani; a voi che perdete il padre; a voi che vi dolete; a voi che vedrete la morte di chi amate; a voi mortificati, sfortunati, timidi; a voi che dovete morire, nel nome di Cristo io affermo che vi sveglierete come dal sonno per un giardino fiorito, come dalla notte alla luce di Dio. In nome di Cristo cada la benda dai vostri occhî e s'infiammino i vostri cuori.
Detto questo, alzò la mano come un comando, ed essi si sentirono nuovo sangue nelle vene ed anche un brivido nelle ossa; perchè dinanzi a loro non stava un vecchio decrepito e disfatto, ma una potenza che elevava le loro anime dalla polvere e dal terrore.
Dagli occhî dell'Apostolo si staccava una luce sempre crescente e da tutta la sua persona spirava la forza, la grandezza, la santità. Le teste si curvarono dinanzi a lui, e lui, dopo l'amen, continuò:
– Voi seminate nel pianto e raccogliete nella gioia. Perchè temete la potenza del male? Sulla terra, su Roma, sulle mura della città, sta il Signore che è in voi. Le pietre saranno bagnate di lacrime, la sabbia immersa nel sangue, le vallate piene dei vostri corpi, ma io dico che voi sarete vittoriosi. Il Signore si avanza alla conquista della città del delitto, dell'oppressione e dell'orgoglio, e voi ne siete le sue legioni. Egli ha redento col suo sangue e coi suoi spasimi i peccati del mondo; così egli vuole che voi redimiate col martirio e col sangue questo nido di nequizia. Questo egli annuncia per la mia bocca.
L'Apostolo aperse le braccia, cogli occhî fissi in alto; i cuori sospesero quasi il battito, perchè capivano che il suo sguardo vedeva qualche cosa che i loro occhî mortali non vedevano.
Il suo viso aveva mutato e si ora ammantato di un'aria serena; egli guardò per qualche tempo, in silenzio, come ammutolito nell'estasi. Poco dopo riudirono la sua voce.
– Tu sei qui, o signore, e riveli a me i Tuoi disegni. È vero, o Cristo! Non in Gerusalemme, ma nella città di Satana edificherai la tua capitale. Qui, da queste lacrime e da questo sangue, Tu vuoi che sorga la Tua Chiesa. Qui, dove oggi impera Nerone, deve stare il Tuo regno in eterno. Il Tuo, o Signore, o Signore! E tu comandi a questi timidi di fare delle loro ossa fondamenta alla Tua santa Sionne e comandi al mio spirito di assumere il dominio su di esso e su tutte le genti della terra. E Tu versi la forza sui deboli perchè divengano forti; e Tu ora mi comandi di nutrire il Tuo gregge da questo luogo fino alla fine dei secoli. Oh, sii Tu lodato nei Tuoi decreti coi quali Tu comandi di conquistare. Osanna! Osanna!
I timidi si animarono; nei dubbiosi entrò la fede. Alcuni gridarono: «Osanna!» altri dissero: «Pro Cristo!»
Poi si fece silenzio. Un bagliore di alba estiva illuminò l'interno del locale e i volti pallidi dalla commozione.
Pietro, assorto nella sua visione, pregò per del tempo, ma ritornato alla realtà della vita, volse la sua faccia ispirata e piena di luce, all'assemblea, e disse:
– Come il Signore ha trionfato sul dubbio che era in voi, così voi andate e vincete in Suo nome.
E benchè sapesse che avrebbero vinto, benchè sapesse che cosa sarebbe uscito da quelle lacrime e da quel sangue, tuttavia la sua voce tremò d'emozione al momento di benedirli colla croce.
– Ora vi benedico, figli miei, come se voi andaste al martirio, alla morte, all'eternità.
Si raccolsero intorno a lui e piansero.
Noi siamo pronti, risposero, ma tu, o uomo santo, salvati, perchè sei il vicario che rappresenta la volontà di Cristo.
E così parlando, presero il suo mantello; egli pose le sue mani sulle loro teste e benedì ciascuno di loro separatamente, come fa un padre coi figli che sta imbarcando per un lungo viaggio.
E incominciarono subito a uscire, perchè essi erano ansiosi di ritornare alle loro case e dalle loro case alla prigione e dalla prigione all'arena. I loro pensieri si erano staccati dalla terra, le loro anime se ne erano andate all'eternità e continuavano a camminare come in un sogno, contrapponendo nell'estasi la forza che era in loro alla forza e alla ferocia della «Bestia».
Nereo, servo di Pudenzio, prese con sè l'apostolo, e lo condusse per un sentiero segreto nel vigneto della sua casa. Ma Vinicio li seguiva nel chiaro della notte, e giunti che furono alla capanna di Nereo, egli si gettò subitamente ai piedi dell'Apostolo.
– Che cosa vuoi, figlio mio? domandò Pietro riconoscendolo.
Dopo quello che aveva udito nel locale della pigiatura, egli non osava più implorarlo per cosa alcuna, ma cintogli i piedi colle mani, lasciò cadere su essi la sua fronte singhiozzando, facendo compassione in quel muto atteggiamento.
– Lo so, disse l'Apostolo. Essi hanno portata via la fanciulla che tu ami. Prega per lei.
– Signore, gemette Vinicio, cingendogli i piedi con maggior forza, signore, io sono un misero verme della terra; ma tu conoscesti Cristo. Imploralo, prendi la di lei difesa.
L'ambascia lo faceva tremare come una foglia, e batteva la fronte in terra perchè, conoscendo la potenza dell'Apostolo, sapeva che egli solo poteva salvarla.
Pietro ne rimase commosso. Si ricordava di un tempo quando Licia stessa, rimproverata acerbamente da Crispo, giaceva ai suoi piedi implorando pietà in quella maniera. Si rammentava di averla sollevata e di averla consolata; perciò ora doveva sollevare Vinicio.
– Figlio mio, diss'egli, io pregherò per lei; ma ricordati che ho detto ai dubbiosi che Dio stesso è passato dai tormenti alla croce, e ricordati che dopo questa vita ne comincia un'altra, una eterna.
– Lo so, l'ho udito, rispose Vinicio colle labbra smorte, ma tu vedi, signore, che io non posso! Se è necessario del sangue, supplica Cristo che si prenda il mio; io sono un soldato. Raddoppi, triplichi i tormenti destinati a lei, io li sopporterò; ma ch'Egli la risparmi. Ella è ancora una bimba, e lui e più potente di Cesare, lo credo, più potente. Tu stesso le hai voluto bene; tu stesso ci hai benedetti. Ella è una bimba ancora innocente.
Si inchinò di nuovo, e colla faccia alle ginocchia di Pietro, ripeteva:
– Tu hai conosciuto Cristo, signore, tu lo hai conosciuto; egli ti ascolterà; prendi la di lei difesa.
Pietrò abbassò le palpebre e pregò con ardore.
La luce illuminava ancora il cielo. Vinicio, attraverso la luce bianca, guardava le labbra dell'Apostolo, aspettando la sentenza di vita o di morte. Nel silenzio si sentivano le quaglie che si chiamavano per la vigna, e il cupo suono lontano dei molini vicini alla via Salaria.
– Vinicio, domandò l'Apostolo alla fine, hai tu fede?
– Sarei venuto qui se non l'avessi? rispose Vinicio.
– Allora credi fino alla fine, perchè la fede muoverà le montagne. Perciò anche se tu vedessi la fanciulla sotto la spada del carnefice o nella bocca del leone, credi che Cristo può salvarla. Credi e pregalo e io pregherò come te.
Poi, levata la faccia verso il cielo, disse ad alta voce:
– O Cristo misericordioso volgi il tuo sguardo su questo cuore addolorato e consolalo! O Cristo misericordioso, tempera il vento sulla lana dell'agnello! O Cristo misericordioso, che pregasti il Padre di allontanare l'amaro calice dalle Tue labbra, allontanalo dalle labbra di questo Tuo servo! Amen.
Vinicio, colle mani alle stelle, disse:
– Io sono Tuo; prendi me invece di lei.
All'oriente il cielo incominciava a impallidire.